08/04/2011
Ci è piaciuto S.c.o.t.c.h, l'ultimo album di Daniele Silvestri, uscito dopo alcuni anni di silenzio. Vi ritroviamo tutte le qualità del cantautore romano, in un'alternanza di ballate intime e malinconiche e di canzoni più "cattive", impegnate, ancorate all'attualità.
Intanto riscopriamo un tratto tipico del suo atteggiamento: l'ironia che non risparmia niente e nessuno, nemmeno - ovviamente - sé stesso. Una chicca La chatta, riscrittura di La gatta di Gino Paoli, con partecipazione, immaginiamo molto divertita, dello stesso. Un esempio emblematico: «A domandarti come stai / si corre sempre un certo rischio / il rischio che risponderai / e questo normalmente sai non è previsto» (Sornione). Ballate intimiste, dicevano, che parlano di amore, delle difficoltà di amarsi, sempre senza prendersi troppo sul serio. E poi l'attualità: un'Italia da cui sarebbe meglio scappare, la precarietà come condizione lavorativa ed esistenziale (Precario è il mondo). E se il concetto non fosse chiaro, ecco Io non mi sento italiano, rivisitazione del famoso pezzo di Giorgo Gaber. E, ancora, l'attualissima Monitor, in cui immagina il presidente della Repubblica chiuso nel suo studio "costretto" a firmare la legge sul legittimo impedimento.
Molte, come si è visto, i contributi di artisti e amici e le fonte di ispirazione. Fra i collaboratori, ricodiamo anche Niccolò Fabi, Andrea Camilleri, Stefano Bollani...
Un disco omogeneo, all'apparenza di comprensione immediata, in realtà con suggestioni da cogliere nei vari ascolti.
Paolo Perazzolo