22/05/2013
Bruce Springsteen, il Boss (foto del servizio: Reuters).
Bruce Springsteen a Napoli. Il Boss e Napoli. Legame antico, al di là di splendidi concerti, infuocate tappe di tour, autentici bagni di folla. Il prossimo, giovedì 23, in piazza Plebiscito. A rinsaldare un legame e riannodare i fili di un discorso. Altro giro, altra tappa, stavolta del Wrecking ball tour. Di nuovo a Napoli, ad anni di distanza. Ancora a Napoli, terra di avi.
- Il Boss e Napoli: pensieri e sensazioni?
"Qui ci sono un po’ delle mie radici. Mi sento un po’ sorrentino: a Vico Equense è nato mio nonno, lì ho ancora dei parenti, forse addirittura una casa".
- Mai pensato di andare alla riscoperta delle sue radici in zona?
"Mi sarebbe piaciuto e ancora mi piacerebbe ricercare le radici della famiglia di mia madre, che peraltro è rimasta l’ultima della sua famiglia, visto che le sue due sorelle non ci sono più. Ma poi, si sa, quando si è in tour è difficile programmare appuntamenti differenti che non riguardino concerti, prove, eccetera".
- Cosa pensa quando arriva a Napoli?
"Innanzitutto, che è un posto meraviglioso. E poi la gente, che è stupenda. Ricordo quando ci sono stato per il tour di The ghost of Tom Joad, quando avremmo voluto suonare al San Carlo ma non potemmo: i fan furono fantastici, come in pochi altri posti al mondo".
- Alla sua età, come fa a trovare l’energia per concerti lunghi e tirati?
"E’ il mio mestiere, quello che amo. I concerti e il contatto col pubblico danno a un rocker l’adrenalina necessaria per andare avanti per ore. Poi, certo, faccio in modo di mantenermi in forma, ma l’energia viene fuori spontanea".
- I concerti, il suo naturale habitat: e poi?
"Suonare dal vivo è il massimo, poi c’è l’altro aspetto fondamentale per un artista, che è la scrittura. Di qualunque argomento scriva, che sia la politica, la religione o altro, cerco di sentirmi sempre come se fossi a casa, impegnato nella mia vita privata".
- A proposito di politica, un giudizio su Obama?
"Sono stato un suo sostenitore, fin dall’inizio. Con lui alla guida abbiamo fatto importanti passi in avanti: penso a quel che è stato fatto in Iraq e Afghanistan, ma pure a riforme riguardanti la sanità o la finanza".
- Errori?
"Penso a Guantanamo, una ferita che rimane aperta".
- Il suo rapporto con la religione?
"A volte mi sento come un cattolico in fuga, ma…".
- Ma?
"Se sei cattolico lo resti per sempre. E non potrebbe essere altrimenti, se fin da bambino sei abituato ad ascoltare preghiere. E poi, nei miei brani, c’è tanta Bibbia, tanto Vecchio Testamento".
Ivo Romano