Sun, la rock band cristiana

Dopo l'esordio punk il gruppo vicentino con "Spiriti del sole" ha mostrato di sapersi distinguere per originalità e temi impegnativi, come l'amore per la famiglia e la fede.

05/08/2010
Il gruppo rock vicentino The Sun.
Il gruppo rock vicentino The Sun.

È nato un nuovo gruppo, The Sun, una rock band cristiana, risultato dell’evoluzione artistica della band indipendente Sun Eats Hours, nata nel 1997 e che per anni si è autogestita, ha aperto i concerti dei The Cure, degli Offspring e di altre importanti formazioni di fama mondiale e si è fatta così conoscere sino in Giappone e negli Stati Uniti. Oggi li ha ingaggiati una multinazionale, la Sony ,“a scatola chiusa”, senza, cioè, chiedere di modificare i contenuti delle dodici canzoni i cui testi sono decisamente anomali per un gruppo rock.

Età compresa tra i 25 e i 30 anni, originari del Vicentino, affrontano temi come la depressione, la droga, l’amore per la famiglia e per Dio. Vanno regolarmente in pellegrinaggio nei santuari del mondo. Sono reduci da un viaggio a quello di Medjugorie e hanno intenzione di visitare altri luoghi di culto. I loro testi sono davvero significativi e originali. Uno racconta la storia di un ragazzo di ventiquattro anni che fa l’istruttore in una scuola guida. Comincia a dare lezioni a una ragazza di diciotto anni e tra loro nasce una simpatia. Ma lei fa fatica a imparare e lui la prega di cambiare istruttore, però continuano a frequentarsi. Poi lui va in vacanza in un camping e lei lo raggiunge. Decidono di sposarsi, ma non hanno le carte che servono. Allora convincono un prete a celebrare lo stesso le nozze. È il 1972. Oggi sono ancora una famiglia felice e il loro primogenito è Francesco Lorenzi, il leader del gruppo, che ha dedicato ai suoi genitori una canzone intitolata proprio 1972 (e che fa parte dell’ultimo album Spiriti del sole).
 
«Non è la trama di un film», spiega Francesco, «è tutto vero. Questa canzone è un sogno che si realizza e che vince ogni ostacolo... L’amore vince ogni paura e fa risplendere la luce del cielo in coloro che lo seguono». Gli argomenti affrontati dalla band sono anche la depressione, il ricordo di un’amica scomparsa, ma non mettono angoscia bensì serenità. Sono in buona fede, basta conoscerli e me ne rendo conto immediatamente quando li incontro: Gianluca Menegozzo, il chitarrista, laureato e con le idee molto chiare; Matteo Reghelin, il bassista che ha una pettinatura “rasta” poco curata e lui qualche dubbio sulla musica dei The Sun te lo fa venire. In realtà, è un ragazzo assolutamente normale, travestito da punk, retaggio della musica scelta dal gruppo agli esordi; Riccardo Rossi, il batterista che nel 1993 fu cofondatore del gruppo insieme a Francesco Lorenzi, da sempre portavoce dei quattro rappresentanti della “Christian musica”, un movimento assai diffuso all’estero. Sono simpatici, rispondono con candore ai molti perché sulla scelta degli argomenti dei loro testi; la musica, quella non si discute, è un rock scarno, quanto efficace.
 
– Vi riconoscete davvero rappresentanti del genere “cristiano”?
«Sì, soprattutto rispetto alla volontà di trattare temi che contengono aspetti etici, morali, legati al messaggio di Cristo e della fede».

– Voi parlate, appunto, di spiritualità. Come convive la vostra musica con quella punk delle vostre origini e soprattutto con il movimento punk di oggi?
 «Per un po’ siamo stati un loro bersaglio, ma poi è finito tutto perché sanno benissimo che siamo normali e non “fenomeni”. Certo, abbiamo commesso i nostri errori: che male c’è se adesso abbiamo intrapreso un’altra strada?». Chiacchieriamo a lungo ed è un peccato non poterli raccontare di più questi ragazzi che appartengono ai nostri giorni ma hanno il coraggio di avere ideali e di difenderli. Prima di lasciarci, Francesco mi regala un Dvd che, mi racconta, ha realizzato da solo. È la cronaca delle loro tournée per il mondo e quando lo guardo mi rendo conto di quanto appartengano alla loro età. Forse, inconsapevolmente hanno adottato il verso di una famosa canzone di Battiato: «Ci vuole del talento per riuscire a invecchiare senza diventare adulti».

Gigi Vesigna
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