19/07/2011
Bologna, un juke box suona in un bar: sono gli anni Sessanta.
Quando s’apre l’ombrellone è in arrivo il tormentone…. Erano parole che andavano di moda negli anni Sessanta, Settanta, quando le canzoni che fornivano la “carta d’identità" all’estate c’erano davvero perché erano nell’aria, facilmente identificabili perché i trentamila juke box, sparsi per lo Stivale, li suonavano a ripetizione, te li imponevano e ti ritrovavi, irrimediabilmente a canticchiarle.
Identikit del tormentone: si può cantare al primo ascolto, si impara facilmente, erano quasi tutti italiani ma si potevano anche ballare. E allora era veramente Doc. Il tormentone è nato come fenomeno italiano: impossibile pensare a un’estate che nascesse negli Stati Uniti, perché là gli Stati non celebrano l’estate tutti insieme vista la differenza meteorologica. Il Paese giusto era il nostro e un po’ anche la Francia dove le “grandi vacanze”si celebrano quasi come un rito tribale, prima con la dieta “costume da bagno”, poi con la valigia di un’estate che passava in un attimo e ci ritrovavamo più stanchi di prima, ma con nelle orecchie, per un bel po’ indimenticabili, le note del tormentone.
Il primo, storico, lo lanciò un avvocato, Nicola Colarossi, romano,
classe 1933. Correva l’anno 1962 e lui, con il nome d’arte di Nico
Fidenco, mai apparendo in pubblico conquistò contemporaneamente due o
tre generazioni con Legata a un granello di sabbia, canzone
regolarmente bocciata al Festival di Sanremo.
La voce calda di Fidenco
la conoscevamo già dalla colonna sonora del film I delfini di Citto
Maselli, con una giovanissima Claudia Cardnale, presentato nel 1960 a
Venezia con grande successo. La canzone What a sky era in inglese,
tuttavia vendette in tre mesi oltre mezzo milione di copie e fu il
preludio al plebiscito di pubblico che, solo ascoltandola alla radio e
nei juke box, la adottò facendola restare in classifica per 27 settimane
e ne acquistò oltre un milione e mezzo di copie.
L’invisibilità aiutò
Fidenco che ci conquistò ancora grazie ad altre canzoni come Con te
sulla spiaggia, Se mi perderai e Come nasce un amore. Poi, chissà
perché, decise di apparire in pubblico e tutti quelli che l’avevano
immaginato affascinante, magari palestrato, si trovarono al cospetto di
un signore distinto, elegante, un po’ stempiato che poco o nulla,
almeno nell’aspetto, riconduceva al luogo comune dell’artista genio e
sregolatezza.
Il concetto di tormentone nacque allora e fu perfezionato
grazie a quella che apparentemente sembra, ma non lo è, una leggenda
metropolitana. Dovunque c’era il juke box, spesso collocato all’aperto
nelle località marittime frequentatissime come Rimini o Viareggio e su
tutta la costa, passavi e ascoltavi sempre le stesse canzoni. Quelle
di Edoardo Vianello, tipo Guarda come dondolo, Pinne fucile e
occhiali, Abbronzatissima, I Watussi. Le cantava lui stesso e poi
ce n’erano altre scritte per Rita Pavone come La partita di pallone,
rifiutata da Mina, e, cambiando scenario di vacanze, Sul cucuzzolo
della montagna. Così nacquero i “fenomeni” Rita Pavone Pel di carota e
Gianni Morandi che Andava a cento all’ora per trovar la bimba sua
oppure si faceva mandare dalla mamma a prendere il latte. Canzoni
spiritose, che coglievano in pieno lo spirito delle ferie e che
cantandole non ti facevano sentire stupido.
Un bombardamento di musica
Ma dietro questo
bombardamento di musica - sempre quella - c’era una straordinaria strategia
di marketing. La RCA, etichetta alla quale appartenevano tutti questi
artisti, aveva formato gruppi di persone che, armati di sacchetti
colmi di monete da cento lire, percorrevano i litorali e, là dove c’era
un juk box, lo rimpinzavano di monete (con cento lire si potevano
ascoltare tre canzoni”) e, praticamente bloccavano i tasti costruendo una
specie di colonna sonora coatta che, comunque, dava a chi passava
l’impressione del successo plebiscitario.
Oggi i juke box non esistono
più, ogni radio fa accordi con le case discografiche e trasmette quel che
gli conviene, ma l’impatto non c’è più, e si arriva alla
polverizzazione della musica e allora i tormentoni li ipotizzano i
critici musicali, ma poi se li creano i ragazzi con i loro I Pod, o
scaricando dal computer.
Tornando però a quegli anni d’oro a fianco
dei tormentoni c’erano anche canzoni autorali e balneari, tipo quelle di
Gino Paoli che, dopo La gatta e Il cielo in una stanza, che non firmò
perché non era ancora iscritto alla SIAE, si avventurò nella splendida Sapore di sale, scritta per una bellissima viareggina conosciuta e
amata durante un’estate. Paoli era sposato e aspettava un figlio, ma la
passione conquistò sia lui che la diciassettenne Stefania Sandrelli che
restò incinta e nacque Amanda. Lo scandalo li travolse, ma la musica di
Paoli superò anche l’ostracismo della Rai.
Per il mercato discografico
erano anni d’oro e così la Rai inventò una manifestazione intitolata
proprio Un disco per l’estate. Era il 1964 e dopo che la radio- c’era
solo la Rai - aveva proposto per settimane le canzoni in gara, facendole
votare agli ascoltatori, finalmente le finaliste arrivavano a Saint
Vincent. Alla lunga non grandi successi, ma almeno nei primi anni
qualche buona canzone arrivò al pubblico.
Nella prima edizione
addirittura un tormentone. Sei diventata nera proposta da Los
Marcellos Ferial, un trio guidato da Marcello Minerbi (da qui Los
Marcellos) che faceva il verso a Los Hermanos Rigual, un gruppo
sudamericano, che cantava Quando calienta el sol, un successo mondiale.
Come tormentone si impose Luglio che vinse con Riccardo Del Turco,
cognato di Sergio Endrigo. E Ho scritto t’amo sulla sabbia dei
desaparecidos Franco IV e Franco I che ci fece cantare ma per una sola
estate, mentre tormentone anomalo divenne Fin che la barca va lanciata
da Orietta Berti e che oggi ogni tanto torna nelle lamentele politiche
come l’eterno ma non musicato “piove Governo ladro”.
Raffaella Carrà.
E venne l'anno di Gloria Gaynor
Dal Disco per
l’estate del 1972 prese il volo Io vagabondo dei Nomadi, che è ormai
un classico della musica e non solo leggera. Ma l’anno incredibile di Un disco per l’estate la Rai lo celebrò nel 1979 quando, eliminata la
gara, sempre poco gradita agli artisti, arrivò a Saint Vincent Gloria
Gaynor che lanciò la sua I Will Survive che divenne famosa in tutto il
mondo, si balla e si canta ancora oggi e, se allora si parlò di un
genere-fenomeno chiamato musica-disco, oggi si parla di fenomeno tout
cort.
E’ certo, il nobile tormentone destinato a durare per sempre sinchè
ci sarà musica. Quell’anno a Saint Vincent c’erano anche Roberto
Benigni, che in veste di cantante non lasciò traccia con la sua Play
boy e Raffaella Carrà con Salutala per me. Ed è curioso che proprio
Raffaella Maria Roberta Pelloni, cioè la Raffa nazionale sia indicata,
probabilmente a ragione, come titolare del tormentone di questa estate
2011.
E’ accaduto che Bob Sinclair, uno dei più famosi DJ del mondo,
quello che aveva adattato il classico Place de la Concorde a disco
musica in occasione dell’elezione di Nicholas Sarkozy, abbia preso una
cotta musicale per una vecchia canzone di Raffaella Carrà, A far
l’amore comincia tu, diventata per l’occasione Far l’amore, e così la
Carrà, classe 1943, e momentaneamente Regina Isabella di Spagna nello
spot Telecom, sia diventata titolare del suonatissimo aspirante
tormentone.
Titolo conteso da Oração (che vuol dire Preghiera)
lanciata da un gruppo sudamericano che si chiama A banda mais bonita da cidade. Dicono i versi “amore mio questa è l’ultima preghiera per
salvare il tuo cuore. Il cuore non è sempre come pensi fa cambiare tutto
quello che non ci sta nella dispensa”. A contendere lo scettro
dell’estate, ci sono, ma ritengo a distanza, la curiosa Fare le
valigie che anticipa l’album autunnale di Luca Carboni, e Un giorno
migliore che segna il ritorno di Giorgia dopo la maternità.
I Righeira ai tempi del massimo successo.
Indimenticabili Righeira
Ricordate i
Righeira? Stefano Righi e Stefano Rota,detti Johnson e Michael, che
ci
hanno praticamente obbligati a cantare prima lo loro Vamos a la Playa
e
poi L’estate sta finendo? Oggi dopo lunghe traversie, si sono
uniti
ai Subsonica con un elettro pop intitolato La funzione e
mirano a
conquistare l’estate contendendo il titolo a Rabiosa di Shakira
e a Hair di Lady Gaga. Staremo a sentire.
Intanto, tornando al vecchio
“tormentone sotto l’ombrellone”, cosa s’è salvato in questo inizio di
secolo? Un po’ di musica latina o pseudo tale, come l’ossessiva Lambada
e l’incalzante Aserejè del gruppo femminile Ketchup,
Vamos
a bailar esta vida nuova delle imprevedibili sorelle Jaezzi,
Paola e
Chiara, e la bella voce “lombarda” di Giusy Ferreri Non
ti scordar mai
di me. Il resto forse non è un amletico silenzio, ma siamo da quelle
parti.
Gigi Vesigna