Vacanze, ridateci il tormentone

Cominciò Nico Fidenco nel 1962. Da allora l'estate ha sempre avuto il suo tormentone, facile da cantare e da ballare. Ma negli ultimi anni...

19/07/2011
Bologna, un juke box suona in un bar: sono gli anni Sessanta.
Bologna, un juke box suona in un bar: sono gli anni Sessanta.

Quando s’apre l’ombrellone è in arrivo il tormentone…. Erano parole che andavano di moda negli anni Sessanta, Settanta, quando le canzoni che fornivano la “carta d’identità" all’estate c’erano davvero perché  erano nell’aria, facilmente identificabili perché i trentamila juke box, sparsi per lo Stivale, li suonavano a ripetizione, te li imponevano e ti ritrovavi, irrimediabilmente a canticchiarle.

     Identikit del tormentone: si può cantare al primo ascolto, si impara facilmente, erano   quasi tutti italiani ma si potevano anche  ballare. E allora  era veramente Doc.  Il tormentone è nato come fenomeno italiano: impossibile pensare a un’estate che nascesse negli Stati Uniti, perché là gli Stati non celebrano l’estate tutti insieme vista la differenza meteorologica. Il Paese giusto era il nostro e  un po’ anche la Francia dove le “grandi vacanze”si celebrano quasi come un rito tribale, prima con la dieta “costume da bagno”, poi con la valigia di un’estate che passava in un attimo e ci ritrovavamo più stanchi di prima, ma con nelle orecchie, per un bel po’ indimenticabili, le note del tormentone.

    

     Il primo, storico, lo lanciò un avvocato, Nicola Colarossi, romano, classe 1933. Correva l’anno 1962  e lui, con il nome d’arte di Nico Fidenco, mai apparendo in pubblico conquistò contemporaneamente  due o tre generazioni con Legata a un granello di sabbia, canzone regolarmente bocciata al Festival di Sanremo.

     La voce calda di Fidenco la conoscevamo già dalla colonna sonora del film I delfini di Citto Maselli, con una giovanissima Claudia Cardnale, presentato nel 1960 a  Venezia con grande successo. La canzone What a sky era in inglese, tuttavia vendette in tre mesi oltre mezzo milione di copie e fu il preludio al plebiscito di pubblico che, solo ascoltandola alla radio e nei juke box, la adottò facendola restare in classifica per 27 settimane e ne acquistò oltre un milione e mezzo di copie.

     L’invisibilità aiutò Fidenco che ci conquistò ancora grazie ad altre canzoni come Con te sulla spiaggia, Se mi perderai e Come nasce un amore. Poi, chissà perché, decise di apparire in pubblico e tutti quelli che l’avevano immaginato affascinante, magari palestrato, si trovarono al cospetto di un signore distinto, elegante, un po’ stempiato  che poco o nulla, almeno nell’aspetto, riconduceva al luogo comune dell’artista genio e sregolatezza. 

     Il concetto di tormentone nacque allora e fu perfezionato grazie a quella che apparentemente sembra, ma non lo è, una leggenda metropolitana. Dovunque c’era il juke box, spesso collocato all’aperto  nelle località marittime frequentatissime come Rimini o Viareggio e su tutta la costa, passavi e  ascoltavi  sempre le stesse canzoni. Quelle di Edoardo Vianello, tipo Guarda come dondolo, Pinne fucile e occhiali, Abbronzatissima, I Watussi. Le cantava lui stesso e poi ce n’erano altre scritte per Rita Pavone come La partita di pallone, rifiutata da Mina, e, cambiando scenario di vacanze, Sul cucuzzolo della montagna. Così nacquero i “fenomeni” Rita Pavone Pel di carota e Gianni Morandi che Andava a cento all’ora per trovar la bimba sua oppure si faceva mandare dalla mamma a prendere il latte. Canzoni spiritose, che coglievano in  pieno lo spirito delle ferie e che cantandole non ti facevano sentire stupido.

     Un bombardamento di musica

Ma dietro questo bombardamento di musica - sempre quella - c’era una straordinaria strategia di marketing. La RCA, etichetta alla quale appartenevano tutti questi artisti,   aveva formato gruppi di persone che, armati di sacchetti colmi di monete da cento lire, percorrevano i litorali e, là dove c’era un juk box, lo rimpinzavano di monete (con cento lire si potevano ascoltare tre canzoni”) e, praticamente bloccavano i tasti costruendo una specie di colonna sonora coatta che, comunque, dava a chi passava l’impressione del successo plebiscitario.

     Oggi i juke box non esistono più, ogni radio fa accordi con le case discografiche e trasmette quel che gli conviene, ma l’impatto non c’è più, e si arriva alla polverizzazione della musica e allora i tormentoni li ipotizzano i critici musicali, ma poi se li creano i ragazzi con i loro I Pod, o scaricando  dal computer.

     Tornando però a quegli anni d’oro  a fianco dei tormentoni c’erano anche canzoni autorali e balneari, tipo quelle di Gino Paoli che, dopo La gatta e Il cielo in una stanza, che non firmò perché non era ancora iscritto alla SIAE, si avventurò nella splendida Sapore di sale, scritta per una bellissima  viareggina conosciuta e amata durante un’estate. Paoli era sposato e aspettava un figlio, ma  la passione conquistò sia lui che la diciassettenne Stefania Sandrelli che restò incinta e nacque Amanda. Lo scandalo li travolse, ma la musica di Paoli superò anche l’ostracismo della Rai.

     Per il mercato discografico erano anni d’oro e così la Rai inventò una manifestazione   intitolata proprio Un disco per l’estate. Era il 1964 e dopo che la radio- c’era solo la Rai - aveva proposto per settimane le canzoni in gara, facendole votare agli ascoltatori, finalmente le finaliste arrivavano a Saint Vincent. Alla lunga non grandi  successi, ma almeno nei primi anni qualche buona canzone arrivò al pubblico.

     Nella prima edizione addirittura un tormentone. Sei diventata nera proposta da Los Marcellos Ferial, un trio guidato da Marcello Minerbi (da qui Los Marcellos) che faceva il verso a Los Hermanos Rigual, un gruppo sudamericano, che cantava Quando calienta el sol, un successo mondiale. Come tormentone si impose Luglio che vinse  con Riccardo Del Turco, cognato di Sergio Endrigo. E  Ho scritto t’amo sulla sabbia dei desaparecidos Franco IV e Franco I che ci fece cantare ma  per una sola estate, mentre tormentone anomalo divenne Fin che la barca va lanciata da Orietta Berti e che oggi ogni tanto torna nelle  lamentele politiche come l’eterno ma non musicato “piove Governo ladro”.

         

Raffaella Carrà.
Raffaella Carrà.

     E venne l'anno di Gloria Gaynor

Dal Disco per l’estate del 1972 prese il volo Io vagabondo dei Nomadi, che è ormai un classico della musica e non solo leggera. Ma l’anno incredibile di Un disco per l’estate la Rai lo celebrò nel 1979 quando, eliminata la gara, sempre poco gradita agli artisti, arrivò a Saint Vincent Gloria Gaynor che lanciò la sua I Will Survive che divenne famosa in tutto il mondo, si balla e si canta ancora oggi e, se allora si parlò di un genere-fenomeno chiamato musica-disco,  oggi si parla di fenomeno tout cort.

     E’ certo, il nobile tormentone destinato a durare per sempre sinchè ci sarà musica. Quell’anno a Saint Vincent c’erano anche Roberto Benigni, che in  veste di cantante non lasciò traccia con  la sua Play boy e Raffaella Carrà con Salutala per me. Ed è curioso che proprio Raffaella Maria Roberta Pelloni, cioè la Raffa nazionale sia indicata, probabilmente a ragione, come titolare del tormentone di questa estate 2011.

     E’ accaduto che  Bob Sinclair, uno dei più famosi DJ del mondo, quello che aveva adattato il classico Place de la Concorde a disco musica in occasione dell’elezione di Nicholas Sarkozy,  abbia preso una cotta musicale per una vecchia canzone di Raffaella Carrà, A far l’amore comincia tu, diventata per l’occasione Far l’amore, e così la Carrà, classe 1943, e momentaneamente Regina Isabella di Spagna nello spot Telecom, sia diventata titolare del suonatissimo aspirante tormentone.

     Titolo conteso da Oração (che vuol dire Preghiera) lanciata da un gruppo sudamericano che si chiama A banda mais bonita da cidade. Dicono i versi “amore mio questa è l’ultima preghiera per salvare il tuo cuore. Il cuore non è sempre come pensi fa cambiare tutto quello che non ci sta nella dispensa”. A contendere  lo scettro dell’estate, ci sono, ma ritengo a distanza,  la curiosa Fare le valigie che anticipa l’album autunnale di Luca Carboni, e Un giorno migliore che segna il ritorno di Giorgia dopo la maternità.

   

I Righeira ai tempi del massimo successo.
I Righeira ai tempi del massimo successo.

     Indimenticabili Righeira

Ricordate i Righeira? Stefano Righi e Stefano Rota,detti Johnson e Michael, che ci hanno praticamente obbligati a cantare prima lo loro Vamos a la Playa e poi L’estate sta finendo? Oggi dopo lunghe traversie, si sono uniti ai Subsonica  con un elettro pop intitolato La funzione e mirano a conquistare l’estate  contendendo il titolo a Rabiosa di Shakira e a Hair di Lady Gaga. Staremo a sentire.

     Intanto, tornando al vecchio  “tormentone sotto l’ombrellone”, cosa s’è salvato in questo inizio di secolo?  Un po’ di musica latina o pseudo tale, come l’ossessiva Lambada e l’incalzante Aserejè  del gruppo femminile Ketchup, Vamos a bailar esta vida nuova delle imprevedibili sorelle Jaezzi, Paola e Chiara,  e la bella voce “lombarda” di Giusy Ferreri Non ti scordar mai di me. Il resto forse non è un amletico silenzio, ma siamo da quelle parti. 

Gigi Vesigna
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