11/02/2011
Sandro Petrone (sinistra) e il percussionista Tony Cercola mentre compongono "Torno a casa blues".
Ci ha lavorato per circa due anni, non senza difficoltà, tra un reportage negli States e un servizio dal Medio Oriente, registrandolo tra sette città italiane e New York, in otto sale di registrazione "vere" e quattro studi casalinghi (fra i quali casa Petrone), cercando di incrociare le trasferte del giornalista con gli impegni degli artisti coinvolti nel progetto. E' nato così Last call, sottotitolo Note di un inviato, l'album che Sandro Petrone, inviato della redazione esteri del Tg2, ha realizzato calandosi nel ruolo meno noto di autore, cantante e musicista (armonicista in particolare).
Perché un inviato speciale e di guerra si mette a scrivere canzoni? Certo, spiega Petrone, è più "normale" che un giornalista scriva libri (come lui stesso del resto ha già fatto). Molto meno che si metta a fare un cd. Per lui Last call segna il ritorno alla grande vocazione giovanile di cantautore, quando a Napoli, la sua città natale, negli anni Settanta suonava al fianco degli amici artisti di sempre, da Edoardo ed Eugenio Bennato a Maria Pia De Vito, da Enzo Gragnaniello a Tony Cercola. Nel corso degli anni, poi, gli amici - «tanto più bravi di me», ammette Petrone - hanno
fatto carriera con la loro musica. Lui, invece, ha seguito un'altra strada, ha indossato i panni del cronista per raccontare il mondo. Ma sempre con la sua amata armonica in tasca, senza mai abbandonare la musica, che poi è un altro modo per raccontare la vita e le storie della gente comune, le guerre, le paure, i sentimenti, le disillusioni dei popoli.
Nascono, così, Ground Zero ballad ispirata alla tragedia dell'11 settembre, e Canzone di Daniela e il terremoto irpino, dedicata al terribile sisma del 1980. Ma il brano-manifesto dell'inviato, spiega Petrone, è Torno a casa blues: "Voglio guardare il mondo dai monti di Teheran Nord. Voglio piangere sangue sui binari di Atocha.....". L'Iran sotto il regime repressivo, Madrid insaguinata dall'attentato della stazione di Atocha. E lo sguardo del cronista che racconta. Ma sempre, comunque, con la voglia struggente di tornare a casa.
Last call, nel quale collaborano numerosi giovani interpreti, raccoglie canzoni nate in diversi periodi, tra blues, sonorità latine e melodia italiana; tutte sono state arrangiate dal chitarrista Martino De Cesare, alcune sono state scritte insieme al percussionista Tony Cercola, altre composte ed eseguite in lingue diverse (Per così poco, inno alle gioie semplici, è in italiano, inglese, portoghese e spagnolo). Nel brano Nel mare di Tiro, ispirato ai numerosi viaggi da inviato nel Libano ferito dalla guerra, una strofa è cantata in arabo da Maurice Chedid, artista libanese che suona l'oud e oggi fa il taxista a New York. Last call, almeno per il momento, si può acquistare on line sul sito www.sandropetrone.it.
Giulia Cerqueti