27/11/2011
Il cantautore Antonello Venditti.
“Sono un po’ in ritardo perché mentre venivo qui in taxi mi sono imbattuto in un corteo di giovani. Non so per o contro cosa manifestassero, ma è bello vedere dei ragazzi che hanno qualcosa da chiedere. I giovani cercano sempre giustizia. E io da sempre sto con loro. Per presentare “Unica”, l’album di inediti che esce dopo un lungo silenzio interrotto soltanto da due dischi celebrativi, il primo con tutte le sue più belle canzoni in occasione dei quarant'anni di carriera, l’altro dedicato alle donne, Antonello non fa sconti. Apparentemente la protagonista è la donna, l’Unica capace di donare amore, forza e sicurezza. "Vorrei essere governato da una ragazza", chiarisce subito. Ma è chiaro che la donna è la chiave di lettura per dipanare un discorso che è essenzialmente politico, e, naturalmente, come sempre da quando compone e canta, schierato a sinistra.
“Questo disco ha una data di nascita ben precisa: il 23 dicembre dell’anno scorso, quando gli studenti della Facoltà di Architettura salirono sul tetto dell’Università di piazza Borghese e mi chiesero di raggiungerli lassù, per cantare con loro. Era un bel gesto di solidarietà, ma da principio ho pensato che fosse da matti fare una cosa simile. Poi, scacciato il pensiero molesto, accettai e rimasi con loro”. E sostenne gli occupanti a fianco di Nichi Vendola suonando e cantando. “Da quel tetto nacque la canzone “Allora canta”, un inno al vento di libertà che nel finale si conclude così: “Allora canta amico canta… canta insieme a me… allora canta, la libertà ritornerà”.
Un concetto del tutto condivisibile ma viene da chiedersi dove abiti tutta questa mancanza di libertà. “Io sono fatto così - ammette Venditti - se l’argomento è la politica non parlo come Bersani, mi infervoro”. Teoria anche accettabile visto che la coerenza del cantautore romano, che compirà 63 anni l’8 marzo prossimo, il giorno in cui comincerà il suo tour, non è mai stata messa in dubbio. “Non vorrei appartenere alla schiera, sempre più numerosa, che dopo dichiara “Io l’avevo detto”. Ma nel 1988, nella canzone “In questo mondo di ladri”, c’erano parole che non vorrei definire profetiche…”. Effettivamente: “Eh, in questo mondo di ladri c’è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai…“
“Unica” è un disco che si farà apprezzare. Non ci sono canzoni indimenticabili come “Lilly”, “Sotto il segno dei pesci” (è il segno zodiacale di Venditti) “Notte prima degli esami”, “Dalla pelle al cuore” e “Sara”, la bellissima storia di una ragazza che, giovanissima, aspetta un bambino, ma c’è più uniformità di concetti che sapientemente, scaltramente, declinano l’esaltazione della figura femminile, secondo Antonello ancora troppo emarginata (come del resto i giovani che rappresenta come “vittime di un genocidio”). “Cecilia” racconta una figura di donna vilipesa, maltrattata. Non vive ai nostri giorni, è quella Cecilia, diventata santa e patrona degli artisti,
che, per un voto decise di restare vergine per sempre e quando si sposò il marito accettò quella scelta. Si convertirono al Cristianesimo e, perseguitati dai romani vennero decapitati. Ma il boia non riuscì a staccare la testa dal collo di Cecilia che, sepolta a Roma, quando il suo corpo venne riesumato, risultò miracolosamente intatto. E questa Cecilia integra rappresenta per Venditti l’universo femminile anche dei nostri giorni.
C’è poi una goliardata perpetrata con gli amici di sempre, Carlo Verdone alla batteria e il grande sassofonista Gato Barbieri: si intitola “La ragazza del lunedì” che ti vuol far pensare a una delle troppe giovani donne che frequentavano i “festini” di Arcore. Adesso è finito tutto, gli incontri, persino, se c’è stato un po’ d’amore. Ma queste “vedove” di Silvio – citato esplicitamente nel testo - già lo rimpiangono. E la parabola di Venditti identifica in quelle ragazze l’Italia, sedotta, abbandonata, ma che non dimentica e sembra persino provi un po’ di nostalgia…”. C’è poi una straordinaria rappresentazione di una carretta del mare carica di disperati, emigranti. Cercano la terra promessa e pregano Allah finchè, in vista delle coste, si rivolgono al Dio cristiano, istintivamente giudicato uno dei tanti nomi dello stesso Ente Superiore che ci protegge.
Un Venditti in gran forma, magari troppo preoccupato di schierarsi politicamente (non ce n’era bisogno visto che non ha mai nascosto le sue idee). Un elogio a Milano e Napoli per i nuovi sindaci, al referendum che ha cassato il nucleare un coraggio al “grande vecchio” che sta al Quirinale e al nuovo presidente del Consiglio l’invito a occuparsi di una legge elettorale ormai insostenibile.
Gli anni sono passati anche per lui, ma non ha più il complesso dei capelli che se ne vanno e non porta più il famoso Panama bianco, però inforca i Ray Ban oscurati e, stavolta, graduati per le diottrie che il tempo si porta via ma io preferisco ricordarlo quando mi ha raccontato come è nata “Buona Domenica”, un altro dei suoi hit. “Mia nonna era molto cattolica e la domenica mi costringeva ad andare alla Messa di prima mattina. Poi a mezzogiorno tutta la famiglia doveva andare alla Messa “borghese” e io e la nonna con loro. Ricordo una domenica, avevo quattordici anni e una febbre da cavallo che mi bloccava a letto. Bene, la nonna mi precettò: ”Antonello vieni a seguire la messa in televisione". Così ho scritto “Buona Domenica” perché di domeniche me ne intendo".
Gigi Vesigna