28/10/2011
Enrico Brizzi nelle veste di scrittore-camminatore. Nel 1994 si è imposto all'attenzione pubblica con il romanzo "Jack Frusciante è uscito dal gruppo".
L’anno scorso Enrico Brizzi ha camminato dall’Alto Adige alla Sicilia. Come guida si è portato il resoconto del primo grande viaggio a piedi della storia unitaria, compiuto nel 1861 dai pionieri della Società nazionale di psicoatletica. Ne è nato un romanzo: Gli psicoatleti (Dalai Editore, pp. 520, euro 20,00).
- Brizzi, che cosa ha imparato sull’Italia durante questo viaggio?
«Sono partito con uno zaino da venti chili, carico di certezze e pregiudizi, e sono arrivato con un bagaglio molto più leggero, che conteneva perlopiù domande. Di qualcosa, tuttavia, posso andare sicuro: l’Italia è un Paese molto più ricco di umanità rispetto a quello che si vede in televisione».
- Da dove nasce l’esigenza di camminare?
«Dal desiderio quasi istintivo di recuperare una vicinanza alla terra; dall’imperativo etico di rallentare il ritmo frenetico delle esistenze inurbate; dal bisogno di porsi le domande fondamentali con la giusta calma, ripercorrendo le orme di chi ha esultato, pianto e dubitato prima di noi».
- A chi consiglierebbe un’esperienza analoga?
«Consiglio un viaggio a piedi a chiunque voglia prendersi il lusso di guadagnarsi un passo dopo l’altro il diritto di stare in un posto nuovo; a chi voglia provare l’esperienza di giungere nelle diverse contrade in maniera umile, sincera, spartana; a chi, infine, desideri perdere contatto con l’attualità per viaggiare nel tempo, oltre che nello spazio: i nostri passi, infatti, non sono né più lunghi né più brevi di quelli degli uomini dell’anno Mille».
Roberto Carnero