Chi votare? Ve lo dice Machiavelli

Un intelligente e divertente saggio del politologo Maurizio Viroli rilegge "Il Principe" del grande pensatore, scritto 500 anni fa, ricavandone consigli per il cittadino elettore.

22/02/2013
Un ritratto di Niccolò Machiavelli, 1469-1527 (Scala).
Un ritratto di Niccolò Machiavelli, 1469-1527 (Scala).

A pochi giorni dalle elezioni, sembra che la schiera degli indecisi sia molto nutrita, al punto da rendere incerto l'esito finale. A fronte di una campagna elettorale che, anziché chiarire le idee, sembra averle ulteriormente confuse, il cittadino può avvalersi di altri strumenti per sviluppare una riflessione che lo porti a maturare una scelta consapevole. Non provereste sollievo se, a darvi qualche orientamento, fosse ad esempio quel genio di Niccolò Machiavelli? Sì, l'autore di Il Principe, uno dei più famosi, profondi e - aggiungiamo - attuali trattati sull'arte del Governo che siano mai stati concepiti e di cui ricorre quest'anno il cinquecentenario. Maurizio Viroli ha avuto l'intuizione di rileggere il capolavoro, traendone principi utili per decidere a chi dare il poprio voto domenica e lunedì. Viroli è uno che se ne intende: è professore di Teoria politica all'Università di Princeton e professore di Comunicazione politica all'Università della Svizzera italiana (Lugano). Vale quindi la pena dare un'occhiata al suo Scegliere il princpe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore, pubblicato da Laterza.

Primo consiglio: prendere il manco tristo per buono. Traduzione di Viroli: «I cittadini intelligenti hanno a cuore il bene pubblico e fanno sentire la propria voce». Esegesi (nostra) della traduzione: chi non vota non fa sentire la propria voce, lascia che siano gli altri a prendere decisioni al suo posto. Non dovrebbe poi avere il diritto di lamentarsi. Inoltre, al momento di fare la propria scelta, potrebbe essere utile porsi la domanda: quale, fra i partiti, e quale, fra i candidati, si preoccupa maggiormente del bene comune (e non degli interessi privati)?

La lettura si fa avvincente con il consiglio numero due. Giudica alle mani, non agli occhi, dice Machiavelli. E Viroli commenta: «I politici si giudicano guardando i fatti e non le apparenze». Ah, quanta saggezza in questo trattato scritto cinquecento anni fa! Quindi, cari cittadini elettori, non fatevi ingannare dalle apparenze, ma guardate ai fatti, ai comportamenti effettivi di ogni candidato, sia nella sua carriera politica, sia nel corso della campagna elettorale. Raccogliete informazioni, documentatevi su quali leggi hanno sostenuto e votato, per dirne una. Nella scelta dovrebbero contare di più i valori che hanno concretamente sostenuto, che l'immagine mediatica che offrono di sé.

Saltiamo la terza raccomandazione e fermiamoci alla quarta. Una Repubblica bene ordinata debbe aprire le vie a chi cerca favori per vie pubbliche, e chiuderle a chi li cerca per vie private. Viroli: «Chi fa i favori e promette la luna vuol dominare, anche se sembra buono». Stupefacente: sembra quasi che il grande pensatore fiorentino avesse previsto il presente, forse perché i vizi degli uomini sono sempre gli stessi, al di là delle epoche. È molto interessante questo principio. Intanto perché considera legittimo cercare i proprio "favori", purché lo si faccia rispettando le leggi e in modo trasparente. Una sorta di moderna concezione di lobbyng corretta, legale. L'uomo ha diritto a perseguire il proprio interesse, il proprio bene. Il problema sorge allorché cerca di ottenerli per vie private, ovvero di nascosto, corrompendo, pagando tangenti. Viroli sottolinea un'altra implicazione del testo machiavellico: dietro ogni promessa bisogna saper intravvedere una volontà di dominio, non il desiderio di servire il bene pubblico. E su questo punto ogni cittadino avrà materia abbondante su cui ragionare...

Ci fermiamo qui, avvisando che sono 18 i consigli complessivi che Viroli desume da Machiavelli. Ora, è certo che non tutto ciò che scrisse e predicò l'intellettuale va preso per verità incotrovertibile, ben sapendo che alcune pieghe del suo pensiero non si conformano alla morale e alla Dottrina della Chiesa. Tuttavia, dalle raccomandazioni qui esposte, può scaturire qualche riflessione o qualche dubbio per un voto motivato.

Paolo Perazzolo
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Postato da conte il 24/02/2013 16:58

Anche la Chiesa dovrebbe guardare chi recluta tra i propri ranghi. Alla fine sono sempre 1 o 2 mele marce che rovinano il raccolto! Perchè un politico lo puoi sempre non votare mentre un alto prelato te lo tieni finchè il Padreterno se lo prende.

Postato da lettrice il 23/02/2013 10:29

L' autore del libro arriva in grave ritardo: sono trent'anni che i leader di Comunione e Liberazione indottrinano i loro seguaci sugli aspetti positivi del Principe di Machiavelli. Esperti di lobbying e di mafia bianca hanno convogliato i voti di molti cattolici in modo da ottenere il potere: abbiamo visto i risultati!

Postato da DOR1955 il 22/02/2013 16:33

Egregio Dott. Perazzolo, non penso si debba "scomodare" Machiavelli per decidere a chi dare il proprio voto; basta seguire il "sano consiglio" che già ho avuto modo di scrivere a commento di un altro articolo su questa pregevole testata e cioè quello di scegliere, in mancanza d'altro "il male minore". E in questo caso il "male minore" è proprio quello non fatto, che mia "personale esegesi", significa non dare il voto a coloro che hanno portato, direttamente o corresponsabilmente, l'Italia nelle condizioni in cui siamo. Mi sembra che i partiti o movimenti "papabili" siano a questo punto solo due (forse uno e tre/quarti). Adesso spetta a noi italiani capire quale è "il male minore" per il bene comune (in primis dell'Italia e degli italiani)!

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