31/01/2013
Il Castello di Avio, uno dei tanti beni sparsi sul nostro territorio.
Le idee non mancano. Resta da vedere se ci sarà la volontà politica di attuarle. Il Governo che si formerà dopo le elezioni del prossimo febbraio avrà a disposizione un'agenda che indica con molta chiarezza quali dovrebbero essere le linee e le principali iniziative legislative in materia culturale. Per fare un po' di sana lobbyng sulla classe politica che verrà eletta, ma anche, forse, per evitare che il futuro ministero dei beni culturali si distingua, ancora una volta, soltanto per mancanza di incisività e inerzia, associazioni e istituzioni del settore si sono mosse in anticipo, chiedendo il parere degli italiani, promuovendo manifesti, lanciando appelli.
Sono state un successo le "Primarie della cultura" organizzate dal Fondo per l'ambiente italiano: oltre 100 mila persone hanno partecipato al sondaggio on line, scegliendo, fra un ventaglio di 15 possibilità, le cinque priorità da portare all'attenzione del futuro Governo. La maggioranza (il 17,5 per cento) ha scelto la proposta di riportare almeno all'1 per cento del Pil i finanziamenti per il settore della cultura, oggi scesi allo 0,19 per cento. Superfluo ricordare che gli altri fanno meglio di noi (la Gran Bretagna, per citare un solo esempio, stanzia l'1,20 per cento); meno, forse, che il contributo del settore al bilancio dello Stato corrisponde al 4,4 per cento. La cultura chiede molto, per restituire molto di più.
Le preferenze degli italiani si spostano poi sul settore ambientale: fermare il consumo del suolo (14 per cento), mettere in sicurezza il territorio (9,5 per cento), incentivare il lavoro agricolo (8,8 per cento) esprimono una spiccata sensibilità per la difesa e lo sviluppo del nostro paesaggio. Al quinto posto, infine, un tema non meno centrale: il dovere di finanziare il diritto allo studio (7,8 per cento).
Una nota meritano ancora queste primarie della cultura, relativamente all'identità dei partecipanti: ben il 61,5 per cento sono donne e altissima è stata l'adesione dei giovani.
Ambiente e patrimonio artistico sono le grandi risorse dell'Italia.
"Abbracciamo la cultura" e "Ripartire dalla cultura" sono i nomi di altre due interessanti iniziative. La prima comprende un nutrito gruppo di associzioni della società civile: Acli, Arci, sindacati, Legambiente, Università La Sapienza... Insieme hanno prodotto un manifesto sul quale il futuro Governo potrà riflettere a lungo, se lo vorrà. Eccone i passaggi salienti: i beni culturali devono essere considerati una priorità nello sviluppo del Paese, è necessaria una gestione trasparente e partecipata che riguardi anche gli appalti, occorre una strategia che non sia basata sull'emergenza, va ridata dignità agli operatori del settore, va rilanciato il ministero per i beni e le attività culturali. Una radiografia chiara dei mali che affliggono le nostre politiche culturali, per ciascuna delle quali vengono suggerite azioni concrete: ad esempio, rispetto all'esigenza di una strategia preventiva di tutela del nostro patrimonio, si chiede l'istituzione di un fondo specifico per la conservazione finanziato dallo Stato.
"Ripartire dalla cultura" è invece il manifesto di un altro gruppo di movimenti (dall'Associazione italiana biblioteche a Federculture e Italia Nostra), forte dell'adesione di personaggi come Tullio De Mauro, Tomaso Montanari, Luciano Canfora, Giuliano Montaldo, Salvatore Settis. Cinque le proposte individuate: puntare sulle competenze, promuovere il lavoro giovanile nella cultura, investire sugli istituti, la creatività e l'innovazione, modernizzare la gestione dei beni culturali, avviare politiche fiscali a sostegno dell'attività culturale. Seguono, anche in questo caso, indicazioni molto precise, che vanno dall'aumento de finanziamenti agli sgravi fiscali per lo studio e le donazioni.
Punto di partenza comune a tutte le iniziative è la coscienza di avere avuto in eredità uno straordinario patrimonio culturale e sociale, che da un lato merita rispetto e cura, dall'altro può diventare motore di sviluppo e di occupazione, se valorizzato con intelligenza. E le due azioni, guarda caso, procedono di pari passo: non si dà l'una senza l'altra.
Le idee non mancano. Il nuovo Governo avrà la volontà di esaminarle e farle proprie?
Paolo Perazzolo