10/12/2010
Claudio Damiani è nato nel '57 a San Giovanni Rotondo e vive a Roma. Tra le sue raccolte: "Attorno al fuoco" (2006).
Claudio Damiani è tra i maggiori poeti
italiani viventi. Usa la lingua di tutti i giorni
per restituire a ognuno il piacere di capire.
Come l’invito che conclude il suo volume
Poesie (Fazi): «Guardiamo quello che ci sta
vicino, / lasciamoci ferire dalla sua bellezza
/ e nella sua sapienza riposiamo il cuore».
– Damiani, la poesia interessa la gente?
«Ermetismo e avanguardia hanno
allontanato il pubblico, e nel secondo ’900
si sono inariditi i pozzi, avvelenati anche
dall’ideologia. Ma se la parola dice solo
quello che vede e
non inventa niente,
se la parola
è necessaria
e “destinata”, allora emoziona, incanta
e insegna. Allora è qualcosa di essenziale
all’uomo e il pubblico si riforma».
– Al centro dei suoi componimenti ci sono la
famiglia, la scuola, i lavori più comuni...
«Il meraviglioso è ovunque, ma è nelle cose
vicine – in quelle che crediamo di conoscere
perché sono sempre davanti a noi –
che si manifesta in tutta la sua potenza.
Il “vicino” è poi l’area della nostra massima
responsabilità, dove ci relazioniamo.
Per questo Confucio diceva ai politici:
prima governa la famiglia, e poi lo Stato».
– Nei suoi versi c’è una natura sobria
e serena. Forse troppo distante da noi?
«Distanziarci dalla natura ci mette in guerra,
in ansia. La natura sempre ci pacifica, non
perché lei sia pacifica, ma perché noi siamo
in lei come il feto nella madre».
Paolo Pegoraro