Mafioso-italiano, italiano-mafioso

Intervista con Vincenzo Ceruso, autore di un originale dizionario per orientarsi tra le parole utilizzate da Cosa Nostra e per comprendere il linguaggio dei boss.

14/02/2011

L’organizzazione, i capisaldi, i pensieri e i vocaboli dei boss sono alla base di un originale Dizionario mafioso-italiano e italiano-mafioso, pubblicato dalla casa editrice Newton Compton. L’autore è Vincenzo Ceruso, scrittore palermitano, per 20 anni volontario nella Comunità di Sant’Egidio e ideatore di altri importanti libri come Uomini contro la mafia.

Come definirebbe il suo volume?
Non è un dizionario sistematico, ma una mappa per orientarsi nelle parole della mafia, una rassegna dei concetti che appartengono sia all’universo mafioso (reale, cinematografico, sociale, letterario, politico), sia alla sua controparte (istituzionale, giudiziaria, movimentista).

La mafia è nata come forma di protezione delle classi dirigenti e del potere?
In passato, la vecchia mafia garantiva l’ordine, che consisteva, innanzitutto, nella difesa della proprietà privata. L’aristocrazia terriera ha sempre visto nell’organizzazione mafiosa la salvaguardia della propria sicurezza personale e familiare. Per fortuna, lo Stato democratico si è posto, in seguito, altre esigenze, oltre a quelle di risolvere problemi delle classi dominanti.

Un concetto molto importante, utilizzato anche dai magistrati per identificare i numerosi colletti bianchi di Cosa Nostra, è quello di borghesia mafiosa…
Tale definizione veniva utilizzata ampiamente, negli anni Settanta, da Mario Mineo (intellettuale della sinistra siciliana) per descrivere il ruolo svolto dalla mafia nel processo di accumulazione del capitale e nella formazione dei rapporti di classe nell’Isola.

E ai nostri giorni?
Quello di borghesia mafiosa è uno strumento analitico importante, ma non bisogna abusarne, esasperando la distinzione tra ala militare e vertice direzionale dell’organizzazione. Se guardiamo ai casi concreti, nei salotti mafiosi si decidono, al tempo stesso, le strategie economiche , politiche e criminali di Cosa nostra. Oggi si può aggiungere che - se è vero che non tutta la borghesia siciliana è mafiosa - i boss sono borghesi per mentalità e per condizione economica.

Cosa rappresenta l’amicizia per un boss?
Nel linguaggio mafioso i membri dell’organizzazione vengono indicati come amici. O almeno, così amano presentarsi gli uomini d’onore presso gli esterni all’organizzazione. Cercarsi un amico è il consiglio che viene dato al commerciante che deve mettersi a posto con il pagamento del pizzo. I fiancheggiatori, invece, sono amici degli amici.

Nel mondo mafioso, la famiglia non ha alcuna attinenza con le reti di parentela e di affetto, ma con le zone di appartenenza…
La famiglia è la cellula primaria di Cosa Nostra e prende il nome dal quartiere o dal paese su cui esercita il suo dominio. La ricchezza e le redini del potere sono in mano a chi controlla la famiglia, che è strutturata secondo ruoli ben definiti: un capo, un sottocapo, un consigliere, un capodecina e i soldati a lui sottoposti. L’unione di tre o più famiglie su uno stesso territorio prende il nome di mandamento.

Tra famiglie e mandamenti, quanto è importante l’omertà?

Nell’ideologia mafiosa, l’omertà è il sentimento distintivo del vero uomo. Nella realtà, invece, il termine rinvia all’umiltà, cioè a quel principio di segretezza e di obbedienza alla gerarchia proprio delle organizzazioni di carattere massonico.

Pietro Scaglione
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