15/11/2012
Edith Stein vista dall'artista Candace Carter.
Una fede frutto di un incontro personale; una dimensione esperienziale a cui può essere condotta “con mano” anche la persona più lontana dal fenomeno religioso; la riscoperta del ruolo della donna; il solido ancoraggio nella tradizione ebraica; sono questi alcuni degli aspetti salienti che rendono quanto mai attuale il messaggio di Santa Teresa Benedetta della Croce, proprio nell’anno della fede.
Edith Stein, tedesca di famiglia ebraica, è stata filosofa fenomenologa allieva di Edmund Husserl, è poi entrata nel Carmelo ed è morta ad Auschwitz il 9 agosto del 1942 in seguito alla rappresaglia ad una lettera di condanna dei vescovi olandesi del nazismo. Bersaglio della Gestapo in quella occasione furono i cattolici di origine ebraica.
Il pensiero di Edith Stein, dopo il primo interesse suscitato al momento della sua canonizzazione 1998 e della sua elevazione a dignità di compatrona d’Europa il 1 ottobre 1999, deve essere ancora in gran parte approfondito e acquisito dalla nostra cultura, una operazione assolutamente necessaria, perché il suo messaggio dalla concezione della persona a quella della mistica, e anche della società e della politica è oggi di estrema attualità. Per questo ha assunto grande rilievo oggi alla Università Lateranense di Roma la presentazione degli scritti in onore di Angela Ales Bello (Persona, Logos, Relazione, una fenomenologia plurale). Infatti è soprattutto a lei che si deve riconoscere il merito di aver fatto conoscere il pensiero della Stein in Italia, curandone il maggior numero di traduzioni e pubblicando numerose opere sul suo pensiero.
Come scrivono Emilio Baccarini, Michele D'Ambra, Patrizia Manganaro e
Anna Maria Pezzella curatori del volume presentato, la ex decana di
filosofia della Lateranense (prima donna chiamata a questa carica),
«della fenomenologia e della sua scuola, in Italia, è stata certamente
un'interprete originale, feconda e propositiva. E il "filosofare
insieme" ha rappresentato anche per la studiosa il Leitfaden (filo
conduttore) dell'attività di docente e di "maestra", avendo creato
intorno a sé attraverso il Centro italiano di ricerche fenomenologiche
un'autentica comunità di ricerca».
«Lo spirito comunitario ha sempre
caratterizzato il lavoro della Ales Bello», conferma il francescano
padre Francesco Alfieri che ha appena pubblicato una bibliografia
internazionale sulla Santa aggiornata al 2012 (Die Rezeption Edith
Steins) quello spirito comunitario raccomadatogli da Suor Maria Amata
Neyer, che con tanti anni di certosino lavoro è stata Archivista del
Carmelo di Colonia. «Per cogliere fino in fondo il senso pieno del
pensiero di Edith Stein si ricordi che le sue sono "ricerche vissute
in uno spirito comunitario"», è stata questa la indicazione che Alfieri
ha ricevuto della carmelitana che ebbe un intenso scambio epistolare con
la Stein ed ora ha 90 anni.
Nel lavoro sulla Stein la Ales Bello ha
sviluppato quella che ha denominato «una filosofia al femminile», una
particolare congenialità del metodo fenomenologico con la modalità di
approccio alla realtà proprio della donna, «connotata – scrive D'Ambra –
dalla capacità di apertura all'altro nei suoi elementi più concreti e
dalla tensione a cogliere, in modo intuitivo, gli aspetti particolari in
relazione alla totalità dell'essere». Ma tale approccio, lungi dal
costituire un femminismo antagonista, si apre al dialogo al confronto
con l'altro sesso grazie all'antropologia duale, magistralmente
confermata
da Giovanni Paolo II. La presentazione del libro dedicato alla Ales
Bello è stata introdotta dal rettore della Lateranense monsignor Enrico
Dal Covolo, è intervenuto anche il decano di filosofia Gianfranco Basti.
Di particolare interesse le riflessioni di Dario E. Viganò sul film La
settima stanza di Marta Meszaros che racconta con grande efficacia la
vicenda della Stein.
Pierluigi Fornari