Gioca anche tu al "gioco di Franzen"

Attorno allo scrittore americano, di cui è uscito "Libertà" diversi anni dopo "Le correzioni", si è scatenata una strana disputa, che vede i detrattori opposti ai fan...

13/04/2011
La copertina che "Time" ha dedicato a Jonathan Franzen all'uscita di "Libertà".
La copertina che "Time" ha dedicato a Jonathan Franzen all'uscita di "Libertà".

   Una strana disputa sta impegnando la (stretta) cerchia dei critici letterari: il gioco di Franzen. Consiste in questo: proclamare se si sta dalla parte dello scrittore che dà il nome al gioco, Jonathan Franzen, e quindi dichiararlo un genio, un inventore di capolavori assoluti; oppure schierarsi contro di lui, sostenendo che il suo libro non è certo quel capolavoro che molti vorrebbero far credere, che è un caso da manuale di sopravvalutazione. Piccola premessa per quanti (tantissimi) non fossero al corrente del gioco: è da poco uscito, da Einaudi, il nuovo romanzo dell'autore americano, Libertà, che segue di diversi anni l'altrettanto celebrato e discusso Le correzioni.

   A muovere la prima pedina è stato niente di meno che il prestigioso Time, che gli ha dedicato la copertina, con il titolo Great American Novelist (grande romanziere americano). Apriti cielo: chi si è affannato a sottoscrivere l'incoronazione, e chi, al contrario, si è voluto distinguere, dicendo "tanto rumore per nulla". Nella nostra Italia si sono trovati adepti di entrambe le squadre. Il settimanale culturale di un quotidiano ha deciso di contrastare il processo di beatificazione che stava investendo Libertà e autore e ha dedicato addirittura copertina e tre pagine all'interno per rimetterlo in riga, accettando di correre il rischio - riservandogli tanta attenzione - di confermarne implicitamente l'importanza. E poi non c'è intervista e intervistato che si sottragga al gioco: così, ieri, un diffuso quotidiano nazionale, nell'intervista a Javier Cercas in occasione della pubblicazione del suo nuovo romanzo, riesce a fargli dire che preferisce Calvino a Franzen... Che Franzen sia diventato la pietra di paragone di tutti i libri e di tutti gli scrittori? Chissà, forse arriveremo al punto in cui questi sentiranno il dovere di pronunciarsi sull'illustre collega, spiegando in che squadra vogliono militare, prima ancora di informarci sulle cose di casa loro. Tralasciamo le pur numerose mosse degli altri giocatori...

  E noi? Anche noi vogliamo giocare al gioco di Franzen, perbacco! Il lettore ci perdonerà se non accetteremo uno schema troppo rigido, dal momento che valutiamo Libertà un ottimo romanzo, sopra la media, sebbene non sappiamo dire, ora, se si tratti di uno di quei capolavori che resteranno come pietre miliari della letteratura. In fondo, crediamo che un minimo di distanza storica, ed emotiva, possa aiutare ad emettere sentenze tanto impegnative.

   Perché Libertà è un grande romanzo? Perché vi troviamo un progetto di ampio respiro, che abbraccia tre generazioni e ha l'ambizione di farsi specchio dell'America di oggi. Non capita tutti i giorni di leggere pagine che sappiano dare spessore e credibilità ai personaggi, quanto quelle di Franzen su Walter, Patty e Richard, le tre figure centrali. Partendo da loro, risale all'indietro (descrivendone i genitori, quindi la generazione da cui provengono), e si proietta in avanti (raccontando la storia dei loro figli). Il titolo, Libertà, è un'efficace chiave ermeneutica della vicenda: ciascun personaggio ha la sua idea, rispetto ad essa, e ne fa un uso conseguente. Minimo comun denominatore, è una concezione egocentrica, narcisistica della libertà, piegata ai propri istinti, alle proprie pulsioni, ai propri bisogni, alle proprie ossessioni. Sembra che il paesaggio umano dipinto dallo scrittore non sappia sollevare lo sguardo dal proprio ombelico. La domanda «Se sono libero di scegliere, allora come devo vivere?» attraversa ogni personaggio, conducendo spesso ad esiti deludenti, in altri, rari casi a correzioni (!) di rotta. C'è poi, come in Le correzioni, la famiglia, fucina del destino di ogni uomo, nucleo imprescindibile per la crescita e la vita, nonostante i suoi limiti. La famiglia come croce e delizia.

   In questo romanzo troviamo, ancora, l'opposizione fra progressisti e democratici, entrambi descritti nelle loro contraddizioni. E' presente la tematica ambientale, in relazione alla quale la questione della libertà assume connotazioni e implicazioni molto interessanti, anche se abbiamo l'impressione che l'autore la dipani con qualche lungaggine di troppo. E tutti questi ingredienti si fondono per farsi ritratto potente di un Paese intero, ripiegato su se stesso e incapace di progettare il futuro. Un'ultima annotazione dobbiamo ai lettori di Famiglia Cristiana: la presenza veramente invadente del sesso. Crediamo che non sia casuale, ma, anch'essa, il riflesso di una società, e di una concezione della libertà, che riconduce tutto ai bisogni individuali.

   Senza istituire paragoni sconvenienti con Guerra e pace (esempio non casuale, come appurerà il lettore), Libertà e un gran bel romanzo. Il romanzo del secolo? Pensiamoci un po' su, prima di gridare al miracolo o di buttarlo a mare. Le attese messianiche, come pure la voglia di smarcarsi a tutti i costi dalle opinioni in voga, giocano brutti scherzi. E si rischia di giocare male il gioco di Franzen.

Paolo Perazzolo
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