26/04/2012
Il cardinale Ravasi è autore di "Un mese con Maria", il nuovo volume della Biblioteca universale cristiana allegato a "Famiglia Cristiana".
Chi è Maria? Nonostante i Vangeli le dedichino
solo poche righe, la sua figura
affascina da secoli studiosi e artisti,
credenti e non. Il cardinale Gianfranco
Ravasi, con Un mese con Maria, nuovo volume
della Biblioteca universale cristiana disponibile con Famiglia Cristiana,
mostra quanto in realtà siano
profondi e spesso sorprendenti
i legami fra la Madonna e i
testi biblici, anche dell’Antico
Testamento. Ma la domanda
“Chi è Maria?” stimola
pure indagini che partono
da una prospettiva
laica, come è
quella adottata
due anni fa dal
regista Guido
Chiesa con il
film Io sono con te. Un’opera coraggiosa, che
è costata molto al suo autore: «Ha ottenuto ottime
recensioni, ma nessuno poi ci ha creduto
e anche dal mondo intellettuale, cattolico e
non, con l’eccezione di Famiglia Cristiana che
l’ha distribuita poi in Dvd, è stata praticamente
ignorata. Per fortuna, è stata riscoperta dal
basso, nei cinema parrocchiali e in altre strutture
educative, tanto che ancora adesso mi
chiedono di andare a presentarla».
Le difficoltà per il film sono derivate forse
proprio dalla sua proposta di una Maria molto
distante dall’iconografia classica: è un’adolescente
ben consapevole della missione
che Dio le ha affidato, ma anche una madre
tenera e affettuosa, che non esita a scontrarsi
con la sua comunità per difendere suo figlio.
«Il mio punto di partenza è stato antropologico», spiega il regista. «Ho cercato di mettere in luce il ruolo decisivo che Maria ha avuto
nella formazione di Gesù. Se il Gesù dodicenne
che scappa al tempio fosse stato punito severamente
da sua madre come prescriveva la cultura
dell’epoca, avrebbe potuto pronunciare anni dopo
parole come “Porgi l’altra guancia?” o “Ama i
tuoi nemici”? Io credo di no. Dio non ha scelto
Maria a caso, per farne una passiva esecutrice
dei suoi piani. Da questo punto di vista, la sua figura
ha un profondo valore pedagogico. L’antropologia
non è poi così cambiata dopo duemila
anni: le donne lottano ancora per affermare i loro
diritti e l’idea che un bambino non si educhi a
suon di ceffoni è tutt’altro che condivisa».
Una scena di "Io sono con te", il film sulla figura di Maria di Guido Chiesa.
– Questo film ha cambiato in qualche modo il
suo rapporto con la fede?
«In una parola, mi sono convertito. Prima di
iniziare a girare, ero ferocemente scettico
sull’aspetto spirituale, ma poi ho sentito qualcosa
che avveniva dentro di me, senza però annullare
il Guido Chiesa che c’era prima, ma arricchendolo
enormemente. Lo stesso vale per il
mio lavoro di regista: non c’è rottura fra Io sono
con te e i miei precedenti film, perché in tutti sono
sempre partito dalla stessa domanda: cosa
rende l’uomo libero? All’epoca del Partigiano
Johnny pensavo che la risposta fosse l’agire individuale
nei destini collettivi, il pensare al bene
degli altri anche a costo di sacrificare la propria
vita. Girando Io sono con te mi sono accorto che
questo percorso, per quanto nobile, era sorretto
solo dalla ragione e quindi era incompleto, non
a caso Johnny è un eroe solitario. Avvertivo una
freddezza di fondo, l’assenza del calore di un
amore che tende verso l’Assoluto. Oggi posso dire
che solo nell’amore c’è la vera libertà,
quell’amore incondizionato che Maria ha donato
a Gesù».
– Com’è cambiato il suo modo di essere figlio e
padre a sua volta di tre figli?
«Da bambino non sempre mi sono sentito
amato, ma solo grazie a questo film ho aperto
davvero gli occhi sulla mia infanzia. Ho compreso
che può esistere un altro modo di relazionarsi
ai propri figli rispetto a quello con cui sono
cresciuto. Con questo non penso assolutamente
di essere diventato un padre perfetto, anzi. Ma
ora so che alla base dell’educazione non c’è l’autoritarismo,
la richiesta di una cieca ubbidienza,
ma l’amore».
Eugenio Arcidiacono