Quel giorno magico a casa di Tonino

Gigi Vesigna ricorda l'incontro con il poeta scomparso a 92 anni. E quel gioco di ombre che verso sera...

22/03/2012
Una delle ultime immagini di Tonino Guerra (Foto Ansa).
Una delle ultime immagini di Tonino Guerra (Foto Ansa).

Strani incontri d’estate: nell’atrio del Grand Hotel di Rimini cosa ci fa Oreste Lionello con la famiglia? E’ evidente, me l’ha mandato il destino perché Alberto mi dice subito con quella che allora era ancora la voce di Woody Allen: “Oggi andiamo a Pennabilli a trovare Tonino Guerra”. Per un fanatico di cinema come me Tonino era un mito, l’uomo che aveva sceneggiato più di cento film, lavorato con Antonioni, i fratello Taviani, Elio Petri, Wim Wenders e soprattutto con Federico Fellini firmando quell’Amarcord che venne definito l’inno poetico della romagnalità e che, nel 1974 vinse anche l’Oscar.

     Via, in macchina e ci arrampichiamo su per strade tortuose, polverose, scorbutiche. “Pennabilli- mi spiega Lionello che è un amico di Tonino ma ha prudentemente avvertito che con lui ci sarà una coppia di estranei - in dialetto romagnolo vuol dire penna". Non sto a indagare perché quel viaggio sulle montagne dell’entroterra mi ha praticamente rintronato. Poi, quando sei dentro e il padrone di casa ti accoglie come un vecchio amico, è pura magia. Si pranza insieme e si ascolta: “Voi due che vi occupate di televisione - dice fingendosi minaccioso - volete capire o no che ha chiuso le famiglie nelle case e questo è un disastro perché non ci si trova più nella piazza del paese per scambiarsi occhiate e opinioni. E così per colpa della TV io sono partito per Roma e ci sono rimasto per trent'anni…”

     I ricordi fluiscono e rendono ancora più buono il rosso Sangiovese e più saporiti gli obbligatori tortellini. Tonino è una delle persone che ha arricchito, con un solo incontro, la mia vita professionale, ben più di decine di interviste. Il ricordo di quando venne catturato e trasferito in un campo di concentramento in Germania. “Fu allora che scrissi I scarabocc per migliorare quella vita dura…”.

     La tavolata è come ipnotizzata, in balia di quello che Elsa Morante aveva definito “l’Omero della civiltà contadina”. “Quando mi liberarono e tornai a casa, mi accorsi subito che era cambiato tutto guardando le sedie: la gente buttava via le gambe di legno e le sostituiva con quelle di ferro. Poi arrivò la Tv….”.

     Si divertiva, sapendo che non ci sarebbe riuscito, a mettere a disagio il re del Bagaglino e il direttore di TV Sorrisi e canzoni ma poi il cinema ci trascinò tutti quanti in storie che solo lui sapeva e ci regalava. A un certo punto guardò l’oroolgio : “Non voglio mica mandarvi via - ci spiegò - ma solo a una certa ora qui ogni giorno si ripete uno strano rito d’amore. Uscimmo e poco più in là c’era una fontanella a muro di quelle col tubo ricurvo e rigido che ora non si trovano più. Guardò il sole, e dopo qualche istante disse: “Guardate bene ora Federico bacia la sua Giulietta”. Un attimo, il sole che proietta due ombre. Roba da non crederci, se era un’illusione ottica era davvero realistica: Due profili si univano per pochi istanti in un bacio".

     Quel pomeriggio passò troppo in fretta. Adesso Tonino e n’è andato a novantadue anni, proprio il primo giorno di primavera. Amava la natura:s’era persino battuto perché a Pennabilli non venisse costruita una centrale elettrica e, a quelli che lo rassicuravano che non ci sarebbe stato nessun impatto ambientale, rispondeva a muso duro: ”Non cancellate il mio torrente!”. Poi, nel 2000, cedette anche lui alla televisione ma lo spot se lo scrisse da solo. Diceva col suo sorriso unico: ”L’ottimismo è il profumo della vita!”.

Gigi Vesigna
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