26/01/2011
Gabriele Nissim, storico e saggista. Per informazioni sull'attività della Foresta dei giusti, si può consultare il sito www.gariwo.net.
Siamo rimasti affascinati da un libro che vorremmo consigliare a tutti: La bontà insensata di Gabriele Nissim (Mondadori). Il saggio ha una duplice valenza: è, da un lato, un'appassionante raccolta delle biografie, del pensiero e delle gesta dei "giusti", vale a dire di coloro che, rischiando in proprio, si sono ribellati alle dittature, ai totalitarismi, alla prevaricazione sulle minoranze, ai genocidi; per un altro verso, si pone come un altrettanto avvincente trattato filosofico sulla presenza del male nel mondo, sul suo prevalere sul bene, sulla possibilità della giustizia, sulle condizioni che rendono attuabile un'azione giusta in un clima di oppressione.
Storico e saggista, fondatore dell'Ottavo giorno - rivista sul tema del dissenso nei Paesi dell'Est - documentarista, autore di fortunati e notevoli libri quali Ebrei invisibili, L'uomo che fermò Hitler, Il tribunale del bene, Una bambina contro Stalin, Nissim ha saputo coniugare alla perfezione i due livelli, intrecciandoli continuamente, perché sono proprio la vita e le gesta di tanti uomini coraggiosi a porre e risolvere profonde questioni speculative.
Il lettore scoprirà da sé i tanti personaggi di cui l'autore ricostruisce la vita. Perlasca, Zamboni, Perrone, Schindler, Palach, Kossak, Karski, Divjak... Storie note e meno note, che abbracciano il mondo intero; nuclei narrativi da leggere come appassionanti "romanzi" storici. A noi preme maggiormente sottolineare la dimensione filosofica del testo, che ha due stelle polari: Hannah Arendt e Vasilij Grossman. Il punto è: la nostra esperinza ci insegna e dimostra quotidianamente che il male continua ad accadere. Lo scandalo del male è, in qualche modo, ancora più radicale dopo il '900, dopo Auschwitz e i gulag, dopo le guerre mondiali: l'uomo sembra non avere imparato nulla dalla storia (altro che historia magistra vitae!), continua a ripetere gli stessi errori. Significa che il male è inestirpabile, insuperabile? Una speranza, una luce nell'oscurità c'è: la testimonianza dei giusti. Sono uomini e donne "normali" (non necessariamente eroi, sottolinea più volte Nissim) che, di fronte al male, hanno saputo reagire. In questo modo, hanno dimostato che il bene è possibile, che può essere scelto e realizzato. Quindi il male, nonostante la sua insostenibile invasività, non è l'unica "parola" che l'umanità deve ascoltare, non è una necessità senza alternative.
E' molto interessante l'analisi degli effetti dirompenti dell'azione dei giusti e delle condizioni della loro azione. Le gesta di un uomo buono, ad esempio, permetteno di non cedere all'oscurità assoluta, di credere nell'esistenza del bene. Il fatto che si trovino dei giusti mescolati al popolo degli oppressori e dei carnefici mette nella condizione di non identificarlo tout court con il male e, quindi, di creare le premesse per una riconciliazione futura e per una memoria non penalizzante. Ma chi è, il giusto? E' colui che sa pensare e formarsi un giudizio autonomamente, quasi separandosi dalle enormi pressioni sociali e culturali alle quali ci si trova sottoposti in determinati contesti storici. Giusto è colui che sa guardare gli eventi da più punti di vista, uscendo da sé stesso per andare incontro all'altro. Giusto, ancora, è colui che sa perdonare e che rende possibile il perdono; colui che dà ascolto alla propria coscienza, se non altro per non portare per sempre un assassino dentro di sé, per non dover convivere con la colpa (il canone del sé)...
Non riusciamo a immaginare un testo più stimolante e riuscito per celebrare degnamente il Giorno della memoria e ogni altro genocidio compiuto dall'umanità nella storia.
Paolo Perazzolo