Il figlio dell'islam in cerca del padre

Eraldo Affinati legge per noi "Straniero alla mia storia" di Aatish Taseer.

20/05/2010
Aatish Taseer, 30 anni, all'esordio.
Aatish Taseer, 30 anni, all'esordio.

Le vicende biografiche di Aatish Taseer s’identificano con il libro che ha scritto, Straniero alla mia storia. Viaggio di un figlio nelle terre dell’islam (Einaudi), uno degli esordi letterari più notevoli degli ultimi anni. Nato nel 1980 da un importante studioso pakistano, biografo del grande leader Zulfikar Ali Bhutto, e da una giornalista indiana, con radici in Punjab, cresciuto nell’assenza paterna, nell’impasto di sanscrito, urdu e inglese, fra Londra e New Delhi, frequentando le migliori università britanniche e statunitensi, a un certo punto della vita decide di non accontentarsi più di ciò che, delle sue complicate origini, gli hanno comunicato, a pezzi e bocconi, amici e parenti. Vorrebbe rispondere a una serie di domande che, in prima istanza, lo riguardano direttamente, ma poi chiamano in causa tutti noi: chi è davvero suo padre, perché lo ha abbandonato, cosa significa essere musulmani, quali ragioni si formano nella testa dei terroristi.

Questo puro desiderio di conoscenza, non alterato da scorie ideologiche, modellato soltanto sullo stile, è la profonda spinta espressiva di Aatish Taseer. Nel luglio 2005, all’indomani degli attentati alla metropolitana londinese, quando il suo giornale, il Time magazine, lo invia a Leeds, luogo dove sono cresciuti i dinamitardi, pakistani britannici anche loro, comincia per lui un percorso che lo condurrà, nei mesi successivi, dalla Turchia alla Siria, dall’Arabia Saudita all’Iran, fino alla casa dove il padre abita con la sua nuova famiglia. Straniero alla mia storia è molte cose: uno spumeggiante diario di viaggio; un piccolo trattato di politica internazionale; un affresco sui Paesi islamici come sono oggi; una dolente riflessione sulla paternità mancata e perduta.
 
Ma alla fine la bella persuasione che questo scrittore appena trentenne, al medesimo tempo figlio della lacerazione e teso alla ricucitura, riesce con ogni evidenza a trasmetterci è una grande fede nell’essere umano, capace di ricrescere sempre, in forme nuove e imprevedibili, anche dopo essere stato spezzato alla nascita, come l’India e il Pakistan.

Eraldo Affinati
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