05/11/2010
Paolo Perazzolo legge e commenta "La sparizione", ultimo giallo del ticinese Andrea Fazioli.
Pur senza avere una predilezione
particolare per i gialli, ci siamo
accostati con curiosità a La sparizione (Guanda),
ultimo libro del giovane Andrea
Fazioli, che con le sue precedenti “indagini”
aveva convinto molti.
È la storia di Natalia, una ragazza di
17 anni, a cui tocca vivere un’estate
terribile. Il padre – un medico noto a
Lugano e in tutta la Svizzera italiana,
che fa da scenario al romanzo – muore
per arresto cardiaco. A questo lutto,
se ne aggiungerà presto un altro, quello
della madre Sonia; la quale, avendo
scoperto che il marito stava indagando
su qualche affare losco, relativo
a night club e prostituzione, si era
intestardita a portare avanti le sue ricerche.
Chi l’ha uccisa? Lo sa Natalia,
unica testimone del delitto. Sconvolta,
è fuggita nel bosco, dove ha occultato
i documenti scottanti del padre, ma
anche perso la memoria e la parola.
Attorno a lei si muove un variegato
stuolo di personaggi: Elia Contini, già
conosciuto negli altri libri di Fazioli,
qui non più in veste di detective privato,
ma di giornalista inquieto emesso
alle strette dalla fidanzata Francesca;
Giovanni, amico e forse qualcosa di
più per Natalia; il commissario De
Marchi, che mal sopporta le intrusioni
di Contini; Mankell (un omaggio al
giallista svedese?), medico e collega
del padre di Natalia; il giudice incaricato
di valutare l’affidamento della
ragazza ancora minorenne; Luciano
Savi, titolare del night club a cui porterebbero
tanti indizi...
Il racconto parte piano, poi cresce
via via che si procede, con una suspense
che diventa sempre più alta,
perché il colpo di scena finale è ben
“nascosto”. Il personaggio meglio
riuscito è decisamente Natalia: la sua
fuga solitaria nel bosco, l’offuscamento
della mente di fronte a un dolore
troppo grande, la perdita della
memoria, il rifiuto inconscio di ricordare
ciò che ha visto, l’afasia e il difficile
ritorno alla normalità vengono
descritti efficacemente, con qualche
piccola digressione scientifica sulle
patologie che affliggono la ragazza.
Evidente anche la denuncia del perbenismo
della società ticinese, tanto
perfetta all’apparenza quanto “marcia”,
per certi aspetti, dentro.
Hanno meno spessore altri personaggi,
la cui descrizione psicologica risulta
“più leggera”, rendendo così le
loro azioni meno “necessarie” nello
sviluppo della trama. È il caso del giudice
Bonetti, dell’eremita Giona, dell’affarista
Ferdi, della stessa madre di
Natalia. Un po’ da cliché la contrapposizione
fra Contini e De Marchi. Nel
complesso, una piacevole lettura, un
buon romanzo d’intrattenimento.
Paolo Perazzolo