05/06/2012
Marcello Fois è nato a Nuoro nel 1960 e vive a Bologna.
E così la famiglia Chironi prova a vincere il Campiello e/o lo Strega. Sì, perché il secondo atto della trilogia che Marcello Fois ha dedicato alla stirpe dei Chironi, intitolato Nel tempo di mezzo (Einaudi), è entrato sia nella cinquina del Campiello sia nella dozzina dello Strega. Insomma, è finalista ai due più importanti premi letterari italiani. Una buona notizia, a nostro parere, sia per la suggestione letteraria di questa saga familiare, snodata lungo i decenni in tre momenti, sia per il messaggio che da essa emana: il tenace affermarsi della vita su ogni avversità e dolore.
Secondo atto di una trilogia inaugurata
da Stirpe (Einaudi, 2009),
Nel tempo di mezzo riprende la storia della famiglia
Chironi là dove l’avevamo lasciata. Alla
porta di Michele Angelo, il fabbro
capostipite, e della figlia Marianna,
unica sopravvissuta di un “genocidio”
che ha sterminato mogli, mariti,
figli, bussa Vincenzo. Siamo a Nuoro,
città in rapida espansione, nel 1943,
anno di fame e malaria, mentre la
grande Storia arriva solo attutita.
Nessuno lo aspettava più Vincenzo,
nel senso che nessuno sapeva di
lui: frutto di un amore di uno dei figli
di Michele Angelo, andato a combattere
in Friuli e di cui si era persa ogni
traccia, all’età di 27 anni, in mano un
documento che attesta le sue origini,
si materializza in una casa addormentata,
da cui la vita è fuggita via, e dove
anche l’officina che aveva garantito
tanta fortuna materiale – ma non
risparmiato i colpi crudeli del destino
– sembra un sogno antico.
La foto di Gianni Berengo Gardin scattata in Sardegna ben illustra il ritorno del protagonista del romanzo nella terra delle origini.
In quel nipote, il nonno e la zia vedono,
ciascuno a maniera propria, una nuova promessa, il dischiudersi
di un futuro che sembrava chiuso,
un germoglio che inaspettatamente
sboccia: «Quel nipote perfetto era stato
il germoglio che convince il giardiniere
a salvare l’intera pianta quando
ormai la credeva perduta».
E l’approdo di questa sorta di Ulisse
nella sua Itaca, in effetti, sembra
riavviare nonostante tutto la vita,
più forte di ogni tragedia e di ogni lutto.
Vincenzo s’innamora della bella
Cecilia, per la verità già fidanzata a un
altro, un mezzo parente, ma la ragazza
troverà già in quegli anni la forza di
ascoltare i sentimenti, sfidando le convenzioni
sociali. La riapertura dell’officina
di fabbro, in una Nuoro che, finita
la guerra, ha voglia di crescere, sembra
sancire e completare il riscatto di
una stirpe tenace quanto tragica...
Romanzo autonomo, ma ancor più
apprezzabile se letto dopo Stirpe, Nel
tempo di mezzo ha l’andamento di una
grande vicenda epica, o forse anche biblica.
Fois se ne fa cantore con un linguaggio
alto, a tratti solenne, sapendo
però al tempo stesso farsi interprete
dei dettagli, dei travagli esistenziali
che attraversano i suoi personaggi, in
un connubio costante e felice fra il mito
e la quotidianità, la Storia e i destini
individuali. Ancor più nitidamente si
delinea il tema di un’epica battaglia
fra l’uomo e la Vita, fra il desiderio
umano e una sorte che non sente ragione
e segue vie imperscrutabili.
E già stiamo attendendo la conclusione
della trilogia per capire che ne
sarà della famiglia Chironi.
Paolo Perazzolo