23/11/2011
Giorgio Napolitano (Napoli, 1925) è stato eletto presidente della Repubblica il 10 maggio 2006.
«Abbiamo insistito tanto su quel che l'Italia e gli italiani
hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato,
e sulle grandi riserve di risorse umane e morali,
d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo,
perché le sfide e le prove che abbiamo davanti
sono più che mai ardue e di esito incerto».
Giorgio Napolitano
Esce oggi Una e indivisibile (Rizzoli), il libro che raccoglie le «Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia» del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un testo prezioso, un manuale civile che ogni cittadino italiano, e ancor più chiunque sia investito di una responsabilità pubblica, dovrebbe leggere e meditare.
Il capo dello Stato, garante dell'Unità nazionale, come vuole la Costituzione, ha colto ogni occasione celebrativa per esprimere il suo pensiero. Ha toccato tante volte le tappe salienti del processo che ha portato alla costruzione della nostra nazione, dal ruolo di Cavour allo slancio di Garibaldi. Nei temi che egli ha più volte sottolineato, è possibile scorgere in filigrana una lucida lettura dell'attualità e l'individuazione dei valori che ci possono condurre fuori dalla crisi. Napolitano insiste ad esempio sulla partecipazione attiva della società meridionale al processo unitario: non c'è Italia senza Meridione, quindi, e chi la pensa diversamente e sostiene ragioni separatiste commette anzitutto un errore storico. Napolitano mette in evidenza i profondi legami del nostro movimento nazionale con quelli europei, come a dire che la vocazione europeista dell'Italia è iscritta fin dall'origine nel suo Dna. Ancora, vi troviamo un omaggio alla nostra cultura e alla lingua, come fattori unificanti, ma anche come patrimonio morale e persino economico della società.
Il volume di Napolitano in libreria da oggi.
Non è, quella del presidente, una visione solo celebrativa, che rifiuta di vedere le numerose promesse non mantenute dell'ideale unitario. Egli stesso le porta alla luce, ricordando lo squilibrio fra Nord e Sud e la parzialità dell'autonomismo. Sono, queste, sfide aperte, progetti di lavoro, non motivi per mollare la presa o invocare assurde divisioni.
Non può quindi sfuggire che il libro di Napolitano rappresenta una sorta di codice civile, un inventario dei nostri valori, da cui ripartire per superare il difficile momento che stiamo vivendo. Se la memoria del capo dello Stato è rivolta al passato, la sua preoccupazione è tutta per il presente. E il suo messaggio è chiaro: soltanto se tutti i cittadini e la classe dirigente sapranno riappropriarsi delle energie, delle risorse e delle qualità che hanno creato le condizioni per la nascita del Paese, potremo superare la crisi e costruire un futuro più sereno. Di questa società - ha ricordato proprio ieri il presidente - devono far parte i bambini e le bambine che sono nati in Italia: «Non concedere la cittadinanza ai bambini figli di immigrati che sono nati in Italia è un'autentica follia, un'assurdità». Non è escludendo, ma includendo, praticando l'accoglienza e l'uguaglianza che l'Italia diventerà pienamente nazione, realizzando quel sogno unitario che iniziò 150 anni fa.
Paolo Perazzolo