27/05/2012
Don Pino Puglisi, 1937-1993 (foto Olycom).
Il 15 settembre del 1993, in una Palermo ancora infiammata dallo scirocco estivo, la mafia uccise don Pino Puglisi, coraggioso parroco di Brancaccio, amato dal popolo e dai giovani. La sua straordinaria esistenza è raccontata da un suo ex alunno, Vincenzo Ceruso, nell’appassionante biografia A mani nude (pubblicata dalle Edizioni San Paolo, con la prefazione del ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio).
Quali ricordi hai di Padre Puglisi?
«Era mio insegnante di religione in un liceo di Palermo, il Vittorio Emanuele II. Rammento un uomo mite, simpatico e pronto all’ascolto. Grazie a lui, durante gli anni del liceo avevo iniziato a lavorare con la Comunità di Sant’Egidio, di cui padre Puglisi non faceva parte ufficialmente, ma con cui era entrato spontaneamente in sintonia. Don Pino non era un eroe solitario, ma era alla testa di un’azione collettiva, di un movimento che si era coagulato attorno alla parrocchia».
Com’era in privato?
«Era un uomo straordinariamente allegro, capace di scherzare su tutto e di conversare sugli argomenti più disparati. E poi sapeva ascoltare per ore. Sprigionava un’incredibile energia, che sorprendeva in un uomo dall’aspetto quasi dimesso. Infine, amava molto la natura e la vita».
Un intenso Luca Zingaretti interpreta don Puglisi nel film "Alla luce del sole" di Roberto Faenza del 2004 (foto Webphoto).
Quali furono i moventi dell’omicidio?
«Padre Puglisi fu ucciso perché venne percepito da Cosa nostra come un
pericolo. Penso che il movente principale vada individuato nell’azione
pastorale di padre Puglisi. Il sacerdote era capace di attrarre i
giovani del quartiere e di convogliare su Brancaccio le energie di
individui e gruppi molto diversi. In definitiva, Puglisi venne ucciso
perché, annunciando il Vangelo, aveva reso più incerto il dominio
mafioso sulle menti e sui cuori».
Il suo sacrificio fu vano?
«Assolutamente no. A Brancaccio è stata finalmente inaugurata una scuola
media, uno dei sogni di Puglisi per i ragazzi del quartiere. Ma la sua
eredità va ben oltre i confini ecclesiali, è rivolta alla coscienza
civile del nostro Paese».
Pietro Scaglione