07/03/2012
Sandro Veronesi è nato a Prato nel 1959. Ha vinto il Campiello e il Viareggio con "La forza del passato", lo Strega con "Caos calmo", il Super Flaiano con "XY".
Sandro Veronesi continua a
confrontarsi con quel grande
mistero che è la vita. A ben
guardare, il caos – parola che
ha fatto capolino nel titolo del suo libro
più noto, Caos calmo, premiato
con lo Strega e trasposto cinematograficamente
da Antonello Grimaldi – il
caos dell’esistenza è l’autentica cifra
del suo narrare, sempre teso a cercare
un ordine nella trama confusa dei
sentimenti e dei fatti che ogni uomo
sperimenta; o, è forse più esatto dire,
impegnato a verificarne l’impossibilità.
Tema centrale dell’ultimo romanzo
XY, una serrata interrogazione sul
male, lo sforzo di ricomporre in un
quadro unitario le ondate del mare
della vita segna profondamente
i quattordici
racconti di
Baci scagliati altrove
edito da Fandango (a cui si aggiunge, in
coda, Amore di David
Foster Wallace).
I protagonisti di
queste storie brevi
sembrano continuamente sorpresi
da piccoli-grandi imprevisti, totalmente
incontrollabili, che mandano
all’aria certezze e convinzioni, costringendoli
a cavarsela come meglio possono,
contando poco su una qualche
superiore razionalità, e molto sulle
proprie forze (e, casomai, un briciolo
di ironia). Non c’è nulla da fare: per quanto l’uomo rifugga e si sforzi di
eliminare paradossi, contraddizioni,
sorprese, insomma le tante smagliature
che incrinano la superficie piatta,
ne esce travolto e vinto. Perché, forse,
sono l’essenza, il dato irriducibile e
quasi trascendente dell’esistenza.
La copertina di "Baci scagliati altrove".
Spesso è il rapporto fra padre e figlio
– ricorrente nei primi tre racconti,
“Profezia”, “Morto per qualcosa”,
“Quel che è stato sarà” – a scoperchiare
sicurezze e portare a galla sensi di
colpa e fragilità. Di certo, come in “Sorella”,
condividiamo tutti lo stesso destino,
quello di essere in balia della
sorte. La questione del male, della perdita
dell’innocenza, trova una rilettura
esemplare e drammatica in “La furia
dell’agnello”, una sorta di Genesi
laica (non l’unico richiamo biblico di
questi testi).
“La scarpa” mostra come
un dettaglio possa diventare il
viatico a rivelazioni improvvise di
desideri profondi (“Una voce dal cielo”),
favorendo la “schiusa” dell’inconscio
e delle sue verità. E se il nostro percorso
è costellato di occasioni perdute
(“Elemosina per me stesso”), la coscienza
della morte (l’ironico e persino
divertente “La voce vecchia”) non
dovrebbe mai lasciarci e spingerci a
non sottovalutare il valore dell’amore
(“Il ventre della macchina”)...
Con una scrittura di impressionante
limpidezza, Veronesi ha composto
una sinfonia perfetta in quattordici
movimenti, che indaga «questo
mistero di una vita tanto più grande
di tutti i suoi pezzi messi insieme».
Resta quell’“ansia metafisica” centrale
in XY: meno esplicita, ma presente
sottotraccia in ogni storia.
Paolo Perazzolo