11/01/2013
Sculture ispirate a Karl Marx.
Ieri nelle aule del Parlamento europeo si aggirava lo spettro di Marx. A riesumarlo, non qualche anarchico, nostalgico comunista o indignato stile occupy Wall Street, bensì Juncker, primo ministro lussemburghese e per sette anni presidente dell'Eurogruppo, dove ha guidato le riunioni dei ministri economici dell'area euro. In quello che era quasi un discorso di commiato, essendo in scadenza di mandato, e quindi dotato di una certa solennità, il potente politico ha citato il filosofo in maniera molto esplicita: se l'Unione europe non affronterà seriamente la questione sociale e la disoccupazione, prendendo in considerazione anche il salario minimo garantito in ciascun Paese dell'Eurozona, rischierà di perdere «credibilità e approvazione da parte della classe operaia, per dirla con Marx». E ha concluso con un appello a una maggiore giustizia sociale: «Vorrei che in Europa si facessero sopportare le conseguenze della crisi ai più forti».
Detto che sarebbe bello che i politici scoprissero le istanze della giustizia sociale quando sono in carica e hanno il potere di varare le leggi, non solo nel momento di lasciare gli incarichi e di scrivere testamenti, la ricoperta di Marx da parte di Juncker si colloca nel contesto di una tendenza generale: almeno da quattro o cinque anni - guarda caso da quando la recessione ha fatto vacillare tante certezze e messo in crisi il credo neoliberista - l'autore del Manifesto del Partito comunista è tornato prepotentemente d'attualità, nei dibattiti politici come nelle aule accademiche e nelle case editrici.
Dopo essere finite nel dimenticatoio della storia e della cultura negli anni Sessanta, in concomitanza con il crollo dell'ideologia comunista e dei regimi che ad esse - più o meno - si ispiravano, le teorie del filosofo sono state oggetto di quella che è stata definita "Marx Renaissance", il Rinascimento di Marx: i suoi testi sono tornati a essere studiati all'università e a essere inseriti nei programmi accademici e le sue opere a essere ristampate, mentre si moltiplicavano i saggi di approfondimento (non a caso, soprattutto dal 2008 in avanti). Le vendite delle opere fondamentali - dal Manifesto del Partito comunista, scritto con il sodale Friedrich Engels, al Capitale - sono aumentate esponenzialmente: triplicate in Germania nel 2008 e quadruplicate in Cina nel 2009. E, ancora, sono nati festival, convegni, tributi di vario genere in suo onore.
La carta di credito "marxista".
Quel che è certo è che a ridare vita allo spettro di Marx è un altro spettro, quello della crisi e della disoccupazione. È il bisogno di reperire una ricetta alternativa in grado di immaginare un futuro migliore ad aver imposto il ritorno al suo pensiero, soprattutto una volta constatati gli effetti di un capitalismo senza freni e verificata l'assenza della mano invisibile che dovrebbe aggiustare tutto. Se paiono "scontati" i recenti omaggi a Marx di due filosofi contemporanei come lo sloveno Slavoj Žižek (Meno di niente: Hegel e l'ombra del materialismo dialettico) e il francese Jacques Rancière, lo è meno quello del Financial Times, bibbia dei liberisti della City, che nel 2011 salutò l'uscita del libro Come cambiare il mondo. Perché scoprire l'eredità del marxismo come un'analisi in grado di fornire qualche idea utile. In quell'opera, lo storico Eric J. Hobsbawm, autore del celebre Il secolo breve, ricordava come Marx definì la borghesia una sorta di apprendista stregone, ormai incapace di dominare la creatura capitalista.
Intanto l'Accademia delle scienze di Berlino sta rivedendo e preparando l'edizione critica della sua opera integrale, con l'obiettivo di concluderla entro il 2020.
Non si commetta l'errore di pensare che la rinascita di Marx sia appannaggio degli intellettuali. Dal 2008 (data fatidica, a quanto pare) a Londra si tiene il festival Marxism 2012 (www.marxismfestival.org.uk) dal sottotitolo eloquente: "Idee per cambiare il mondo". Il regista He Nian ha trasformato la vita, gli scritti e le idee di Marx in un musical. E se non stupisce più di tanto vedere ragazzi che indossano t-shirt con stampata la faccia del filosofo, un po' spiazzante è trovarla su una carta di credito: è successo nella cittadina di Chemnitz, Sudest della Germania (ai
tempi della Ddr era Karl-Marx -Stadt). Il direttore della filiale della Sparkasse, come ha raccontato un reporter della Reuters, ha chiesto ai suoi clienti di scegliere
quale effigie volessero sulla carta: ben un terzo ha optato per l'immagine del
barbuto pensatore.
Viene il sospetto che, finché ci sarà disoccupazione e ingiustzia sociale, lo spettro di Marx continuerà ad aggirarsi nel mondo. Chissà che alla demonizzazione non segua, adesso, la beatificazione.
Paolo Perazzolo