17/06/2012
La mucca Ivonne erede del polpo Paul.
Comunque vada a finire Euro 2012, abbiamo una certezza:
nessuno degli epigoni, non la mucca Ivonne, non il maiale ucraino – troppo
filogovernativo per riuscire simpatico a qualcuno – sapranno oscurare la fama
imperitura del polpo Paul capace di pronosticare con successo otto risultati su
otto al Mondiale di calcio 2010. Il gioco della probabilità – parola di
statistici – dice che è pressoché impossibile eguagliare i suoi risultati.
Il polpo Paul non c'è più, ma è il primo polpo della storia
dell'umanità e della polpità, le cui ceneri sono conservate (e rispettate)
nell'acquario della Ruhr che l'ha ospitato da vivo. E già questo fa di lui
qualcosa di molto, molto speciale.
Ma v'è di più: in questi giorni in pieno Europeo, su Amazon, escono le
sue memorie postume, in un e-book illustrato raccolto da Luciano Minerva, a lungo giornalista
sportivo alla Rai, oggi free lance impegnato soprattutto nelle interviste a
grandi scrittori. La vera storia del polpo Paul, in vendita sulla più grande
libreria online al mondo in versione italiana, inglese e spagnola, è uno dei
modi per conciliare due passioni: sport e letteratura.
La vera storia del polpo Paul, narrata in prima persona
dalla voce di Paul, ma frutto di tante ricerche, che spaziano dalla mitologia,
alla vita di miniera, alla storia dello sport, è una suggestione divertente e
ben scritta, che l'autore racconta così: «Paul è unico, perché ha colpito
l'immaginario in un modo che nessun erede potrà eguagliare, non solo perché
nessuno saprà pronosticare come lui, ma perché il polpo è un archetipo di molti
miti. Pochi sanno per esempio che in natura esiste il polpo ma non la piovra,
inventata da Victor Hugo che le ha attribuito caratteristiche di animali
diversi facendo quello che è oggi per tutti noi: il simbolo di un potere
sinistro e tentacolare, il mostro dei mostri. Paul, con la sua simpatia e i
suoi tentacoli, ha rovesciato questo archetipo, l'ha umanizzato, ne ha
depotenziato la negatività».
E infatti nella vera storia del polpo Paul scopriamo che
Paul non è nato polpo, men che meno piovra, ma bambino, scopriamo che avrebbe
voluto una maglia da portiere e che polpo lo è diventato, stregato da una donna,
come ogni animale mitologico, nel suo caso più che altro mitico, che si
rispetti.
A pensarci bene un po' ci manca, l'Europeo al momento è a
corto di favole, è chissà quanto deve mancare alla Spagna di Del Bosque che sa
giocare benissimo da sola, ma un portafortuna così non lo trova più.
Ma v'è di più: in questi giorni in pieno Europeo, su Amazon,
escono le
sue memorie postume, in un e-book illustrato raccolto da Luciano
Minerva, a lungo giornalista
sportivo alla Rai, oggi free lance impegnato soprattutto nelle
interviste a
grandi scrittori. La vera storia del polpo Paul, in vendita sulla più
grande
libreria online al mondo in versione italiana, inglese e spagnola, è uno
dei
modi per conciliare due passioni: sport e letteratura.
La vera storia del polpo Paul, narrata in prima persona
dalla voce di Paul, ma frutto di tante ricerche, che spaziano dalla
mitologia,
alla vita di miniera, alla storia dello sport, è una suggestione
divertente e
ben scritta, che l'autore racconta così: «Paul è unico, perché ha
colpito
l'immaginario in un modo che nessun erede potrà eguagliare, non solo
perché
nessuno saprà pronosticare come lui, ma perché il polpo è un archetipo
di molti
miti. Pochi sanno per esempio che in natura esiste il polpo ma non la
piovra,
inventata da Victor Hugo che le ha attribuito caratteristiche di animali
diversi facendo quello che è oggi per tutti noi: il simbolo di un potere
sinistro e tentacolare, il mostro dei mostri. Paul, con la sua simpatia e
i
suoi tentacoli, ha rovesciato questo archetipo, l'ha umanizzato, ne ha
depotenziato la negatività».
E infatti nella vera storia del polpo Paul scopriamo che
Paul non è nato polpo, men che meno piovra, ma bambino, scopriamo
che avrebbe
voluto una maglia da portiere e che polpo lo è diventato, stregato da
una donna,
come ogni animale mitologico, nel suo caso più che altro mitico, che si
rispetti.
A pensarci bene un po' ci manca, l'Europeo al momento è a
corto di favole, è chissà quanto deve mancare alla Spagna di Del Bosque
che sa
giocare benissimo da sola, ma un portafortuna così non lo trova più.
Elisa Chiari