24/05/2012
Uto Ughi impegnato in un concerto.
La musica fa bene al cervello, alla socialità
di adulti e bambini, alle funzioni muscolari.
Ma cosa provoca nell’animo di
chi la fa e di chi l’ascolta? Non aveva
dubbi in proposito Leonard Bernstein (il grande
direttore che fu anche autore di West side
story) quando scrisse un libro divenuto storico:
e che intitolò La gioia della musica.
Anche Uto
Ughi, uno dei più grandi violinisti del nostro
tempo, la gioia la prova ogni volta che suona.
E volentieri ne parla, in occasione dell’uscita
dell'ultimo volume della Biblioteca universale cristiana
di Amedeo Cencini sul tema della gioia, allegato al numero ora in edicola di Famiglia Cristiana.
Il suo concetto è semplice ed elevato al
tempo stesso: «La gioia di un artista è vivere
della propria arte, ma col tempo mi sono reso
conto che questa gioia, per essere piena,
deve essere condivisa».
In che modo, maestro?
«È fondamentale trovare un pubblico che
possa appunto condividere la stessa emozione.
Ma nessuno è in grado di emozionare
gli altri, se non emoziona prima sé stesso.
Certo, per la musica dipende molto dall’educazione
musicale, che in Italia è stata trascurata
in modo allarmante. Questo inaridimento
fa sì che un interprete, oggi, si senta
molto più solo».
E lei quando ha scoperto la musica?
«La musica mi ha sempre accompagnato,
sin dai primi anni della mia vita. Mio padre
discendeva da una famiglia di origine austriaca. I miei nonni erano musicisti non professionisti.
Invitavano amici in casa e facevano musica
insieme, per pura passione. Suonavano trii
e quartetti. Era bellissimo, e io ascoltavo. La musica
non è stata una scoperta, ma una condizione
naturale della mia vita».
Dunque la musica è una pratica e una gioia
che possono anche essere vissute a livello non
professionale?
«Certo, una conoscenza della musica – come
dice Suzuki, il grande sociologo giapponese che
ha inventato un metodo per diffondere la musica
sin dai primissimi anni di vita – aiuta l’uomo
a essere più spirituale. Come recita Shakespeare:
“L’uomo che non è sensibile alle dolcissime
armonie è incline alla grettezza, alla violenza
e al tradimento”. La musica è un veicolo
di armonia interiore, capace di trasmettersi anche
all’esterno. E il discorso vale anche per chi
nella vita non fa il musicista, ma suona solo
per passione».
Il volume di Amedeo Cencini sulla gioia allegato a "Famiglia Cristiana".
Del resto Uto Ughi, la cui purezza di suono è
proverbiale, da sempre si batte perché alla grande
musica venga riservato lo spazio che merita in
Tv. E non ha remore a distinguere la buona musica
dalla cattiva musica. E se le sue polemiche
sull’amministrazione di molti enti che hanno impoverito
le risorse di chi organizza stagioni di
qualità hanno scosso il mondo musicale, altrettanto
generosi sono i suoi interventi per parlare
al pubblico, coinvolgere gli studenti, organizzare
iniziative (come il Festival Uto Ughi per Roma).
Ma la gioia prodotta dal suonare ha bisogno
anche di sacrifici. Questo è un ulteriore arricchimento
del fare musica?
«Nella musica si riconosce la famosa frase di
Goethe: “Il genio è per metà ispirazione e per
metà traspirazione”. La musica richiede un
esercizio disciplinare e fisico costante. È un lavoro.
E il sudore è una componente del risultato
finale. Come per lo sport, un grande interprete
deve essere anche allenato e deve curare
il proprio fisico. Ma sudore e sacrificio sono ripagati
dal risultato».
Cosa distingue la musica dalle altre attività artistiche
e intellettive?
«La musica è al di là delle ideologie, non ha colore
politico, barriere, confini. Nessuno sente
stranieri Vivaldi o Beethoven».
Come definirebbe invece il bello, specie quello
musicale?
«Il bello è ciò che piace agli occhi, ma piace anche
allo spirito. E il bello ci trasporta nella dimensione
metafisica, del mistero, del non limitato.
La cultura, e quindi la musica, è un ideale
che abbraccia l’Assoluto».
Ci regala, infine, una definizione di musica
come apportatrice di gioia?
«La bella musica è un atto d’amore».
Per informazioni su tutte le uscite della Biblioteca universale cristiana (Buc), che si conclude con il volume di Amedeo Cencini: www.famigliacristiana.it/iniziative/buc/
Giorgio Vitali