03/06/2010
Brunella Schisa, giornalista napoletana.
Bella, bionda, infelice. Un’esemplare professionista della penna, puntuale e diligente nel suo lavoro di giornalista, amica affidabile e leale: ma anche, insieme, una mangiatrice d’uomini dalla vita spregiudicata e avventurosa, circondata da un alone di scandalosa curiosità.
Ma chi fu veramente la Contessa Lara, romantico pseudonimo di Evelina Cattermole, nata a Firenze da padre scozzese nel 1849, che con la forza del fascino e della vivida intelligenza si fa largo a sedici anni nei salotti aristocratici e sposa il figlio di un ministro, Eugenio Mancini? La sua vita, aperta e chiusa da delitti passionali (il marito le uccide in duello l’amante, e vent’anni dopo, nel 1896, il suo ultimo innamorato, un pittore fallito, le spara per gelosia), ha sempre suscitato ricostruzioni romanzesche e curiosità morbose, che ne hanno messo in ombra il valore non trascurabile di scrittrice e di poetessa. Dopo ogni abbandono (Garzanti) di Brunella Schisa prova a raccontare la sua storia, partendo dagli ultimi drammatici giorni di agonia, dal punto di vista di un attraente giovane medico romano, quello che per primo intervenne a soccorrerla dopo il fatale colpo di pistola.
La trama si dipana come un avvincente romanzo giallo, e la fine è sorprendente ma non gratuita. Siamo nella Roma del tardo Ottocento, capitale di fresca data, immersa in un turbolento processo di modernizzazione, dove si danno convegno da tutto il Paese avventurieri e uomini d’affari, giovani ambiziosi alla ricerca di un’opportunità di carriera e ragazze dai facili costumi, scrittori emergenti ed editori coraggiosi, come Angelo Sommaruga, che seppe lanciare proprio il libro di poesie di Contessa Lara e farne un autentico best seller, tanto da ingelosire il suo autore di punta, Giosue Carducci. Sullo sfondo della città, dei suoi scandali e delle sue miserie, l’autrice intreccia con abilità le vicende dei personaggi, di storia e d’invenzione, ma l’originale filo conduttore del racconto si dipana intorno al giovane medico Fabrizio.
Viene puntigliosamente rievocato anche il celebre processo all’assassino, che si svolse a Roma nel novembre 1897, seguito con appassionato interesse in tutta Italia. Luigi Capuana e Olga Ossani, amica e confidente, che ha una parte importante nella storia, Benedetto Croce, in un inedito felice cammeo, Matilde Serao, Gabriele D’Annunzio: tutti la conoscevano, tutti entrano in scena; e tuttavia, pochi seppero penetrare la profonda, disperata malinconia di quella povera creatura, sola e terrorizzata dalla decadenza fisica, che non sapeva consolarsi che in frenetici amori con uomini più giovani di lei.
Antonia Arslan