01/08/2012
Gore Vidal negli anni '90 nel terrazzo della sua abitazione a Roma (Buenavista).
Scrittore prolifico, elegante, acerbo. Così il New York Times ricorda Gore Vidal, scomparso ieri a Los Angeles all'età di 86 anni, per le conseguenze di una polmonite. E in quei tre aggettivi c'è tutto il personaggio: il suo talento letterario, la sua versatilità, ma anche quello spirito polemico che lo caratterizzò fin dagli esordi, portandolo spesso ad assumere posizioni controverse. Sopra d'ogni altra cosa, sarà comunque ricordato come una voce fuori dal coro che gli Stati Uniti covavano al loro interno, una coscienza critica tanto sagace quanto mal sopportata.
Autore di 25 romanzi, opere teatrali, saggi politici, Vidal (1925-2012) aveva esordito ad appena 20 anni con The City and the Pillar,, tradotto in italiano con La statua di sale, in cui raccontava la storia, dal sapore biografico, di un giovane che scopre la propria omosessualità. Il romanzo, naturalmente, fece scalpore. Molte delle sue opere sono incentrate sulla storia americana - ricordiamo Lincoln - e si divertì a tratteggiare i profili di alcuni presidenti americani, dando scandalo - ancora una volta - con The holy Family, sulla famiglia Kennedy.
Gore Vidal in uno scatto recente (Ansa).
Figlio di un ufficiale dell'aereonautica e della figlia del senatore T.P. Gore, ebbe sempre un atteggiamento fortemernte critico nei confronti della politica del suo Paese. Espresse giudizi durissimi su Ronald Reagan e su George Bush junior. L'attacco dell'11 settembre rinfocolò ulteriormente la sua vena polemica, spingendolo a tacciare la politica dell'amministrazione al governo come "incompetenza manovrata". Ribattezzò gli Stati Uniti "United States of Amnesia".
Non ci furono solo politica e romanzi, nella sua carriera, ma anche un amore forte e duraturo per il cimema. A lui si deve ad esempio la sceneggiatura di Ben Hur e Improvvisamente l'estate scorsa. E fu questa stessa passione - unito all'interesse per la storia antica di Roma, da cui ebbe vita il romanzo best seller Giuliano - a legarlo all'Italia. Fu amico di Fellini, con il quale collaborò, interpretando anche se stesso in un cameo di Roma. Scrisse anche la sceneggiatura di Dimenticare Palermo di Francesco Rosi.
Vidal amava presentarsi come un moderno Voltaire, pronto a bacchettare le follie del mondo contemporaneo. In qualche misura, lo fu davvero.
Paolo Perazzolo