29/05/2013
Franca Rame con Dario Fo in uno scatto di qualche anno fa (Reuters).
Si è interrotto stamattina uno dei sodalizi d’amore e d’arte più celebri della storia dello spettacolo. Si è spenta a Milano Franca Rame, l’altra metà del Premio Nobel Dario Fo attore e drammaturgo. Nota la sua battuta di orgoglio quando arrivò la notizia nel 1997 del Nobel a Fo: “Da ragazza ero fidanzata con un benzinaio se avessi sposato lui ora avrebbe vinto lui il premio Nobel.”
Dietro a un grande artista come Fo, infatti, c’è sempre stata Franca pronta a sostenerlo, a recitare insieme, a impegnarsi politicamente al suo fianco.
Nata nel 1929 da una famiglia di attori e di artigiani del teatro, burattinai e marionettisti, che giravano la Lombardia, già da bambina si è dedicata al teatro, poi alla rivista lavorando con Marcello Marchesi fino al matrimonio in Sant’Ambrogio nel 1954 con Dario Fo con cui fonda poco dopo la compagnia Fo-Rame. Da allora hanno sempre lavorato insieme in palcoscenico e dietro le quinte nel lavoro di allestimento degli spettacoli, in una unione forte consolidata anche dalla nascita del figlio Jacopo nel 1955 e raccontata nel libro del 2009 firmato a due mani Una vita all’improvviso.
Insieme hanno scritto,firmato e interpretato alcune commedie provocatorie come Chi ruba un piede è fortunato in amore, Isabella, tre caravelle e un cacciaballe, censurati anche dalla Rai che li allontanò da Canzonissima.
Nota per il suo impegno politico e in difesa dei diritti delle donne, lei che personalmente aveva subito un rapimento e uno stupro, si è sempre battuta perché tutti gli stupratori non rimanessero impuniti e fosse fatta una legge adeguata a condannarli, scrivendo anche il toccante testo Lo stupro.
Come femminista autrice anche di alcuni testi scritti senza il marito
come Tutta casa, letto e chiesa, Grasso è bello, La madre, ancora oggi
cavallo di battaglia di molte attrici, si è sempre schierata dalla parte
delle donne lottando anche contro il femminicidio.
Impegnata politicamente, nel 2006 viene eletta in Senato con l'Italia
dei Valori,
è sempre stata una combattente, ma a 84 anni ha dovuto abbandonare la
sua battaglia contro il male che, dopo l’ictus di aprile, ora l’ha
sconfitta.
Albarosa Camaldo