Lionel Richie: l'Italia nel mio sound

Il celebre artista autore di capolavori come "All night long", torna con un album ispirato alla sua terra, l'Alabama. E trova il nostro Paese di grande ispirazione per la sua musica.

26/04/2012

Insieme con Quincy Jones e l’amico Michael Jackson compose We Are The World, inno mai dimenticato degli anni Ottanta inciso a scopo benefico. In quegli anni, dopo le esperienze in diverse band del circuito , inno mai dimenticato degli anni Ottanta inciso a scopo benefico. In quegli anni, dopo le esperienze in diverse band del circuito rhythm and blues, Richie stava intraprendendo la carriera solista che sarebbe stata molto prolifica. Molti successi, altrettanti riconoscimenti. Ora Lionel Richie, che a breve compierà 63 anni, si ripresenta con un disco, Tuksegee (dedicato alla sua città natale, in Alabama), in cui reinterpreta le sue hit più famose, duettando con nuovi e vecchi amici, da Willie Nelson a Shana Twain. Easy, All Night Long, Say You, Say Me e tante altre canzoni che hanno fatto la storia degli ultimi trent’anni di musica.

Sei stato in Italia molte volte, immagino?
    «Sì, più e più volte e penso che, se dovessi mai ritirarmi dalle scene, verrò a vivere proprio in Italia. Onestamente non so quando e se accadrà, ma penso che l’Italia sarà sicuramente la mia destinazione, dato che è uno dei Paesi dove amo rilassarmi».

Cosa ti ha colpito della nostra gente?
    «Siete così imbattibili nel modo di esprimere la vostre emozioni. Soffrite, baciate, piangete.. favoloso! Per il mood delle canzoni che scrivo, il vostro Paese mi è di grande ispirazione e ritengo sia molto ricettivo, infatti non vedo l’ora di tornare lì».

Com’è stato registrare l'ultimo album, "Tuksegee", con così tanti artisti e tante diverse collaborazioni?
    «È stato splendido poter incidere con Kenny Rogers, con il quale abbiamo collaborato tante volte in passato, anzi, per me era impensabile fare un album senza di lui. Invece con molte star del country che sono intervenute nel disco, come ad esempio Shania Twain, non avevo mai collaborato prima. Molti di questi artisti non si sono mai esibiti prima fuori dall’America, per cui sarà per molti di loro una bella sfida e un’incredibile scarica di adrenalina confrontarsi con contesti inesplorati».

In questo video Lionel Richie racconta (versione originale in inglese) com'è nato l'ultimo album "Tuksegee":

Com’è cambiato il tuo rapporto con la musica in questi anni, ora che tutto è intaccato, nel bene e nel male, dal digitale, dalle nuove tecnologie?
    «A dire il vero io penso che tutto sia cambiato per restare tutto uguale. Sentivo molte persone interrogarsi sul passaggio dall’analogico al digitale ma la mia risposta è sempre stata che se incidi un brano che è una vera hit, non importa in che modo la registri o la commercializzi. In altre parole, la melodia resta sempre il fulcro di una buona composizione, una grande canzone è una grande canzone e se è veramente solida, resta tale. Ma in qualsiasi modo si registri, bisogna avere davanti un pianoforte su cui suonare e un microfono in cui cantare. Le tecnologie velocizzano e facilitano le modalità di registrazione ma non c’è nulla che possa sostituire il fatto di recarsi in uno studio con dei bravi musicisti che incidono dal vivo tutte le note che sono nell’incisione finale, come abbiamo d’altronde fatto in “Tuskegee”».

Artisti attuali preferiti?
    «Adele e i Coldplay, capaci di indovinare le melodie».

E del passato?
    «Il mio amico Michael Jackson, che ricordo come uno degli artisti più creativi che abbia mai conosciuto. Non ho ancora digerito la sua scomparsa».

Programmi per il futuro?

    «Sono già in studio di registrazione, ho scritto nuove canzoni per almeno due dischi inediti, uno dei quali vorrei fosse pubblicato tra qualche mese. E per l’estate è previsto un tour che toccherà anche l’Europa ma ancora non so bene le città interessate».

Federico Scoppio
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