23/04/2013
Luca Zingaretti e Peppino Mazzotta (foto di Fabrizio di Giulio).
«Ciao papà!». La voce di una bambina irrompe improvvisa durante la telefonata. «Mi scusi, è mia figlia Emma. Siamo al supermercato», spiega Luca Zingaretti, felice di poter fare il papà tra una replica e l’altra di La torre d’avorio, spettacolo teatrale di cui è regista e protagonista. Ben diverso è l’umore del personaggio che gli ha dato la notorietà, il commissario Montalbano. Il poliziotto nato dalla penna di Andrea Camilleri, con i nuovi episodi sta sbancando l'auditel a colpi di 10 milioni di spettatori a puntata, ma in Tv, appare sempre più disilluso, amareggiato, che a un certo punto si chiede: «Che Paese è diventato il nostro?». «Camilleri nei suoi romanzi ha sempre raccontato l’attualità», spiega l’attore. «Con gli anni le sue storie sono diventate più crude perché sono figlie dell’imbarbarimento dei nostri tempi». Eppure Montalbano nonostante tutto resiste, «come i poliziotti veri che incontro e che dicono di riconoscersi molto in lui, nel suo malumore, per non poter svolgere come vorrebbero il proprio lavoro perché non hanno i mezzi necessari ma soprattutto perché, nell’unico Paese al mondo che deve fronteggiare ben quattro organizzazioni criminali, si sentono poco supportati o addirittura ostacolati dalle autorità».
Nei nuovi casi da risolvere, il commissario ritrova i suo fedeli colleghi Cesare Bocci (Mimì Augello), Angelo Russo (Catarella) e Peppino Mazzotta (Fazio), che Zingaretti ha voluto con sé anche a teatro: «Ci tengo molto che venga sottolineato, perché Peppino, oltre che un caro amico, è un attore straordinario che meriterebbe molto di più». Torna anche la storica fidanzata genovese Livia, che però cambia volto: al posto dell’austriaca Katharina Böhm arriva la svedese Lina Perned: «Anche lei non è italiana perché per Camilleri le donne del Nord sono tutte così, “esotiche”», scherza Zingaretti. Anche stavolta non riuscirà a portare all’altare il suo commissario e quindi prepariamoci a vedere nuove litigate tra i due, o meglio sciarriatine.
Luca Zingaretti in un'altra scena del "Commissario Montalbano" (foto di Fabrizio Di Giulio).
E dire che l’età per Montalbano inizia a farsi sentire, tanto che in
uno dei romanzi da cui è stato tratto uno dei quattro nuovi film Tv il
commissario, dopo aver scavalcato una rete, viene colto da infarto. Ma
questa scena non la vedremo «perché io sono più giovane di lui e sarebbe
stato ridicolo», precisa l’attore con orgoglio. «Io sono uno sportivo.
Se non fossi diventato attore, forse sarei stato un calciatore, ma non
ho mai smesso di giocare. A volte, quando vedo dei bambini in strada con
un pallone non resisto e chiedo se posso unirmi a loro. Con un gruppo
di amici, attori e non, ho poi creato una squadra, Fuori dal set, con
cui organizziamo ogni tanto delle partite per beneficenza: l’ultima
l’abbiamo giocata per sostenere Sergio Isabella, un ex calciatore che
lotta con grande coraggio contro la sclerosi laterale amiotrofica».
A
proposito di gioventù, chiediamo a Zingaretti se ha visto Il giovane
Montalbano interpretato da Michele Riondino, di cui quasi sicuramente
sarà girata la seconda serie. «No, quando è andato in onda ero impegnato
su un set e comunque io guardo molto poco la Tv. Se temo la
concorrenza? E perché? Io sono Montalbano, senza aggettivi». Il
commissario per Zingaretti è «come un vecchio amico che vado a trovare
ogni tre anni. E finché Andrea Camilleri continuerà a scrivere storie
sempre più belle su di lui, non mi stancherò di interpretarlo». Una cosa
li accomuna: la passione per la cucina siciliana. «Ogni volta mi
prometto di resistere, ma alla fine non ce la faccio e torno a casa con
sei chili in più». E poi c’è l’amore per i luoghi dove la serie è
girata, quel paradiso «sospeso nel tempo», lo definisce Zingaretti, tra
Catania, Siracusa e Ragusa.
È talmente legato a quei luoghi da aver
scelto il castello di Donnafugata, che nella fiction è la residenza
della famiglia mafiosa dei Sinagra, per sposarsi con Luisa Ranieri,
l’attrice conosciuta sul set della miniserie Cefalonia e che si è
rivelata ottima conduttrice televisiva in Amore criminale.«Abbiamo
ricevuto tante proposte per tornare a recitare insieme, ma nessuna
finora ci ha convinto. Se in futuro ne arriverà una non legata a ragioni
di marketing, ma allo spessore dei ruoli, accetteremo molto
volentieri». Sempre per restare in famiglia, parliamo un po’ del
fratello Nicola, da poco insediatosi alla presidenza della Regione
Lazio. «Lui è bravissimo, ma avrà un bel lavoro da fare, viste le
macerie lasciate dalla precedente gestione. Ci vogliamo molto bene,
anche se siamo diversissimi. Nel carattere, lui è molto riflessivo
mentre io sono un impulsivo, e nell’aspetto: lui è alto 1 metro e 90 e
io 1 e 70. Però mia moglie dice che sono più bello». In
sottofondo, si sente di nuovo la voce di Emma. «Da quando è nata, ho
capito quello che mi ripetevano gli amici: con un figlio, rivedi il
mondo con i suoi occhi. È come nascere una seconda volta. Sono
pazzamente innamorato di lei».
Eugenio Arcidiacono