11/06/2013
Una scolaresca in visita alla Galleria d'arte moderna di Roma (foto Ansa).
Arriva una buona notizia dai botteghini dei musei italiani. Finalmente è stata abbattuta una barriera: dal 28 maggio, i bambini extracomunitari sono uguali ai loro coetanei europei. Non si paga più in base al passaporto, grazie a un decreto del ministro per i Beni culturali Bray, che ha stabilito l’accesso gratuito ai luoghi statali della cultura per tutti i minori, indipendentemente dalla nazionalità. Finora invece l’ingresso era gratuito soltanto per i bambini e i ragazzi italiani o dei Paesi Ue, mentre per gli extracomunitari il prezzo diventava pieno. Una gabella che, oltre ai figli dei turisti, colpiva minori cresciuti e magari anche nati in Italia, che la legge si ostina a considerare “stranieri”. Con episodi spiacevoli, magari durante la classica gita scolastica al museo Egizio di Torino o agli Scavi di Pompei ed Ercolano. Tre anni fa, successe a una scuola media di Vicenza in visita agli Uffizi: ingresso gratuito per tutti, eccetto per tre ragazzi serbi, cresciuti nella città veneta ma con una cittadinanza “sbagliata”, extra-Ue. Il sindaco Renzi, contestando la legge statale, invitò poi la classe a visitare Palazzo Vecchio, dove la norma non era valida come in tutti gli altri musei comunali.
Nel resto d’Europa, da tempo non è così. Al Louvre di Parigi, al Rijksmuseum di Amsterdam o al Prado di Madrid, tutti i bambini e ragazzi entrano gratis. Ora finalmente si adegua anche l’Italia, dove tra i banchi di scuola i ragazzi con cittadinanza straniera sono l’8,4%. Bisognerà cambiare la legge? Sì, ma nel frattempo il ministero ha chiesto ai musei nazionali di recepire «immediatamente» la novità. Si eviteranno così situazioni che il ministro Bray ha definito «non degne di un Paese che guarda all’integrazione tra i popoli e vede nel suo patrimonio culturale una delle principali risorse». Inoltre, il ministro ha ricordato che la norma «contrasta con i principi della Convenzione sui diritti del fanciullo ratificata a New York il 20 novembre 1989».
Per questa decisione è arrivato subito il plauso del Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, Vincenzo Spadafora, già presidente di Unicef Italia: «La cultura è uno dei principali strumenti a disposizione dei ragazzi per riconoscersi in un tessuto comune e per sviluppare intelligenza e creatività. Per questo apprezzo molto l’iniziativa, perché rimuove un’evidente discriminazione e perché, come sottolinea la Convenzione di New York, tra i principali doveri di uno Stato maturo e civile non può mancare quello di promuovere la partecipazione dei più giovani alla vita culturale e artistica del Paese in cui vivono».
Stefano Pasta