Mille Brachetti per il Piemonte

A New York il noto trasformista sponsorizzerà la sua terra natale in uno spettacolo dove assumerà le sembianze di diversi personaggi caratteristici, famosi e non, delle Laghe e Roero.

11/07/2012
Arturo Brachetti, 55 anni.
Arturo Brachetti, 55 anni.

Arturo Brachetti è considerato nel mondo un mito vivente della visual performing art. L’artista nasce - “appare” come direbbe lui - a Torino nel 1957, ma è a Parigi, dal 1978, che reinventa e riporta in auge l’arte dimenticata di Leopoldo Fregoli, diventando per anni l’attrazione di punta del Paradis latin. Da qui in poi la sua carriera è inarrestabile, in un crescendo che lo afferma come uno dei pochi artisti italiani di livello internazionale.

Le sue tournée lo vedono esibirsi ai quattro angoli del pianeta, davanti alla Regina d’Inghilterra come al Presidente della Repubblica francese, in diverse lingue e in centinaia di teatri nel mondo: nei suoi spettacoli, Arturo fa “sold out” a Shanghai, Hollywood, Londra, Tokyo, New York. Brachetti è oggi considerato il più grande attore-trasformista al mondo, con una “galleria” di oltre 350 personaggi.

Nel suo “one-man-show” è capace di interpretare fino a 100 soggetti diversi, cambiando anima e vestito in pochissimi secondi. Il suo ultimo spettacolo, in tournée internazionale da anni, è stato visto da oltre 2 milioni di persone.

La locandina dell'evento che si terrà a New York per la promozione del Piemonte.
La locandina dell'evento che si terrà a New York per la promozione del Piemonte.

Il 17 luglio Arturo Brachetti sarà protagonista nella sede Enit del Rockfeller center di New York di un viaggio virtuale che proietterà giornalisti e opinion maker nel cuore del Piemonte. L’artista si trasformerà in trifolao, sommelier e chef per rilanciare l’immagine della Langhe, ma pure in Aida, Fellini e Cavour, così come in mimo, girasole e Casanova per testimoniare l’esperienza di Torino e della reggia di Venaria.

Come spiega l’assessore piemontese al turismo Alberto Cirio: “Si tratta della prima tappa di una collaborazione istituzionale legata al nuovo piano di promozione turistica al fianco di Brachetti, il quale si è messo a disposizione, così come stanno facendo altri nomi prestigiosi, quali Giorgetto Giugiaro e Ugo Nespolo: è la prova, che anche in questi tempi di crisi si possono realizzare iniziative di elevato livello e grande efficacia”.
Abbiamo intervistato Brachetti prima della partenza per la sua ultima tournée, in Nord America, dove resterà fino ad ottobre.

- Da piemontese promozionerà il Piemonte, Brachetti. Perché lo farà gratuitamente?

«Sono orgoglioso del nostro Paese, che vanta storia, arte e cultura senza pari. Di più, sono orgogliosamente piemontese e torinese. Nell’ultimo decennio Torino è cambiata radicalmente, scoprendo le sue radici artistiche, culturali e la capacità di accoglienza. Tutto il Piemonte sta vivendo una sorta di rinascimento: fino a pochi anni addietro nessuno pensava di comprare casa o visitare la provincia di Cuneo, ora si fa a gara a “gustare” le sue atmosfere, l’enogastronomia e il ricco patrimonio culturale. Nei miei tour per il mondo mi capita spesso di parlare di Piemonte, di Torino, di Alba, di vino, di tartufi e di Nutella. Così ho deciso di dare una mano a quanti, a livello istituzionale, stanno facendo il medesimo sforzo».

- Che cosa vuol dire per lei “Piemonte”?

«Il Piemonte è una terra dalle mille suggestioni, multicolore in inverno, estate, primavera, autunno. È una regione ricca di arte, cultura, laboriosità, buon senso. Il Piemonte è onesto, orgoglioso, organizzato e oggi – forse dopo l’avventura delle olimpiadi – si è scoperto anche ospitale. I piemontesi hanno bon ton, hanno respirato l’aria della Corte sabauda, sanno muoversi naturalmente in maniera regale».

- Il tartufo bianco d’Alba può essere un ambasciatore del Piemonte nel mondo?

«Il tartufo è mistero, è ricchezza, è profumo: è un’immagine molto accattivante per presentare il Piemonte».

- Che cosa rappresenta per lei don Silvio Mantelli, il mago Sales?

«L’ho conosciuto in seminario a 14 anni. A quel tempo i miei genitori intendevano “obbligarmi” a socializzare. Ero un ragazzino timido, con velleità artistiche. Passavo buona parte del pomeriggio con don Silvio, a preparare giochi di prestigio e travestimenti – una maschera per uscire dal mio carattere – , che mettevo in scena da solo. Solo dopo ne ho fatto un lavoro. Attraverso i giochi di prestigio il brutto anatroccolo imparava a diventare un cigno, a uscire allo scoperto. Quando nel 1978 sono andato a Parigi ero l’unico trasformista al mondo. Leopoldo Fregoli non aveva lasciato eredi».

- Come nascono i suoi travestimenti?

«Ogni notte mi diverto per alcune ore a inventare».

- Da trasformista, che cosa cambierebbe del nostro Paese?

«All’italiano medio manca l’educazione civica, l’idea del bene comune. Inoltre, il Bel Paese è il regno dei “furbetti”di tutti i livelli, dalla politica alla vita quotidiana».

- È questa la nostra immagine all’estero?


«Esattamente. Ci considerano maneggioni. Spero che sapremo cambiare».

- Con Mario Monti le cose non sono mutate?

«Moltissimo! Con Silvio Berlusconi al Governo eravamo presi di mira; l’ex Premier aveva una gran brutta immagine, forse immeritata. Ora è diverso».

- Vorrebbe venire ad Alba?


«Certamente mi piacerebbe tornare. Vi sono stato la prima volta nel 1985».

Maria Grazia Olivero
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