26/01/2013
Un filo spinato diventa sorprendentemente il gambo di una rosa, cosparso di boccioli. Un cavallino a dondolo spezza con la vivacità dei suoi colori le sbarre di una gabbia. Le strisce nere della divisa dei detenuti si traformano miracolosamente nei tronchi di un albero, su cui spuntano delle foglie... C'è tutta la tragedia della Shoah, ma anche l'apertura alla speranza e l'immaginazione di un futuro diverso nelle illustrazioni inventate dai borsisti di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo Benetton. Accogliendo l'invito della Onlus "Nuova officina", Fabrica ha accettato la sfida di realizzare una mostra sui bambini, in grado di parlare tanto ai ragazzi quanto agli adulti, per sensibilizzarli sul tema dell'Olocausto. E così è nata la mostra I bambini nella Shoah, allestita al Museo archeologico Valle del Sarno (Sarno, fino al 27 gennaio, www.fabrica.it), una delle più originali fra le tante iniziative che il 27 gennaio celebrano il Giorno della memoria.
Le sette tavole elaborate dai giovani artisti di Fabrica hanno preso spunto dai poemi composti dai piccoli detenuti di Terezín, il campo di concentramento situato nell'attuale Repubblica ceca. Totale è stata la loro immedesimazione nei versi di quei piccoli sfortunati, dalla quale è scaturito un racconto che denuncia l'orrore e, nel contempo, rivela come esso non sia la parola ultima e definitiva, sconfitto proprio dalla forza della fantasia, dalla bellezza della natura, dalla fiducia verso - nonostante tutto - il genere umano... Dall'idea che, comunque, la vita vince sulla morte. Ecco i lavori dei giovani artisti, di nazionalità russa, ucraina, ecuadoregna, italiana e australiana.
Le detenute di San Vittore mentre creano le opere sulla Shoah.
La convinzione che la conoscenza della storia e la presa di coscienza degli orrori siano il migliore antidoto al loro ripetersi attraversa le numerose iniziative, attività, pubblicazioni uscite in occasione del Giorno della memoria. Al Museo diffuso della Resistenza di Torino si possono vedere i Disegni di prigionia di Luigi Carluccio risalenti agli anni 1943-44-45. Carluccio fu non solo un grande critico d'arte, ma uno dei tanti Italienische Militär-Internierte, internati militari italiani, rinchiusi in un campo di prigionia, dove appunto realizzò i suoi disegni (www.museodiffusotorino.it).
Una scatola di fili da ricamo di una donna ebrea, scoperta in un bric à brac parigino, segna il punto di partenza di Il filo dimenticato 1943-1945. Gli Anni bui di San Vittore, un’inedita mostra di opere cucite a mano dalle detenute di San Vittore su disegni di Alice Werblowsky, allestitata in occasione del Giorno della memoria e in esposizione fino al 27 gennaio all’interno del IV raggio della Casa circondariale San Vittore (Piazza Gaetano Filangieri 2 Milano): proprio nel raggio dove furono rinchiusi in un primo momento gli ebrei, poi trasferiti al V raggio prima di essere mandati nei campi di sterminio.
Infine qualche rapida indicazione di lettura: Una breve sosta nel viaggio da Auschwitz di Göran Rosenberg (Ponte alle Grazie); Beatrice e Virgilio di Yann Martel (Piemme); La sposa di Auschwitz di Millie Werber ed Eve Keller (Newton Compton); Il bambino con la fionda di Vanna De Angelis (Piemme).
Paolo Perazzolo