24/01/2013
"Ritratto di Pietro Bembo" di Tiziano.
È stato lui a inventare il museo così come l’intendiamo noi oggi. Da casa delle Muse, com’era concepito dagli antichi, alla moderna accezione di luogo espositivo e di custodia dei capolavori dell’arte. Anche se quello di Pietro Bembo era un museo molto particolare, perché il grande umanista, che concluse la sua lunga vita come cardinale, se l’era allestito nella propria abitazione, a Padova, dove erano di casa gli intellettuali e gli artisti che in quegli anni stavano esportando lo stile italiano in tutto il mondo.
E proprio Padova, città adottiva dell’autore degli Asolani, che in realtà era nato a Venezia nel 1470 ma poi si era formato e in un certo senso naturalizzato nella città di Sant’Antonio, si prepara a un grande evento.
Dopo anni di ricerca e di lavoro, a febbraio torneranno a Padova la maggior parte dei capolavori che lo stesso Bembo aveva riunito nel suo palazzo delle meraviglie.
Il primo museo della storia moderna rivivrà a Palazzo del Monte di Pietà, nel cuore del centro storico, con la mostra Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento, che rimarrà aperta dal 2 febbraio al 19 maggio.
Un evento cui guardano con grande interesse gli studiosi stranieri. “Non a caso gallerie prestigiose come il Metropolitan Museum, la National Gallery of Art di Washington, il Szepmuveseti Muzeum di Budapest, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e le stesse Gallerie dell’Accademia di Venezia, solo per fare alcuni esempi, hanno concesso prestiti che ci sembravano sinceramente impossibili”, spiega senza nascondere entusiasmo e soddisfazione Guido Beltramini, uno dei curatori della rassegna, ideata e organizzata dal Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio e dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e di Rovigo.
La ciocca di capelli che Lucrezia Borgia inviò a Bembo.
Sarà una mostra importante innanzi tutto dal punto di vista artistico:
si parla di autori come Giorgione, Bellini, Memling, Tiziano e Raffaello
e di capolavori dell’arte antica come, per esempio, l’Antinoo del Museo
Archeologico nazionale di Napoli. Avere in mostra quattro opere di
Giorgione e la famosa Mensa Isiaca sarebbero già elementi sufficienti
per costruire un evento. Ma la rassegna si propone anche un altro
obiettivo.
“Porteremo in mostra un cestino di fragole per raccontare la storia di
un uomo che al mattino scendeva nel suo orto giardino per raccoglierle e
per respirare il loro profumo, una magia che lo aiutava a incontrare i
classici”, continua Beltramini.
La storia di un poeta e di un intellettuale che a pieno titolo fu
protagonista del Rinascimento, che visse una tormentata storia d’amore
con Lucrezia Borgia (in mostra la teca con la ciocca di capelli che lei
stessa inviò all’ amato) e che ha contribuito a costruire l’Italia.
Se nel campo dell’arte infatti Bembo, nel bene e nel male, ha spianato
la strada a Vasari indicando in Raffaello e Michelangelo il linguaggio
artistico per eccellenza, con le sue celeberrime Prose della Volgar
lingua ha indicato l’esigenza di arrivare a una lingua unica, in un
momento in cui il nostro Paese era diviso in Stati e staterelli in balia
dello straniero. Nel dibattito tra gli intellettuali del tempo, fu la
sua proposta ad avere la meglio e il vocabolario di due grandi come
Petrarca e Boccaccio, e non il fiorentino parlato, è diventato lingua
letteraria e poi il nostro italiano.
Dove & Quando
La mostra Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento sarà a Padova,
Palazzo del Monte di Pietà (Piazza Duomo 14), dal 2 febbraio al 19
maggio 2013; tel. 049/87.79.005, www.mostrabembo.it.
In occasione della mostra saranno organizzati laboratori didattici per
le scolaresche e visite guidate per riscoprire la Padova del
Cinquecento. Info: tel. 049/87.19.255
Simonetta Pagnotti