23/01/2013
Il bambino giapponese raccontato nel film.
«Se amate i bambini, sarà molto difficile non amare Bebè», ha scritto il New York Times. «Bebè vi farà bene», gli ha fatto eco Le Parisienne. Impossibile non emozionarsi di fronte al semplice scorrere delle immagini del film Bebè di Thomas Balmès, pubblicato oggi da Feltrinelli Real Cinema insieme al libro Figli del mondo (euro 16,90). L'idea del regista è semplice: seguire le storie di quattro bambini, a quattro diverse latitudini del mondo, dal momento della nascita e lungo il primo anno di vita. Non ci sono parole, nessun dialogo accompagna lo spettatore, perché non ve ne è alcun bisogno. Mai come in questo caso, le immagini parlano da sole.
Ponijao, Bayarjargal, Mari e Hattie vivono in Namibia, Mongolia, Giappone e Stati Uniti. Conosciamo i genitori un momento prima della nascita, poi li vediamo venire alla luce, ricevere cure, cominciare le loro esplorazioni, giocare, imparare, muovere i primi passi. La prima sensazione è quella di una rinnovata meraviglia di fronte all'evento più naturale e insieme più prodigioso della storia e del mondo: la nascita. La seconda, è la constatazione della profonda vicinanza fra ogni essere umano, al di là delle inevitabili e a volte marcate differenze socioculturali: che il bambino venga lasciato libero di muoversi sulla terra e fra la polvere di un villaggio africano o che venga addormentato da una culla ipertecnologica che dondola al ritmo di una ninna nanna, identici sono e restano i sentimenti, le preoccupazioni, i desideri, le cure che ogni mamma e ogni papà riservano al loro piccolo.
Ecco un assaggio del film.
Questo invece è il bebè mongolo protagonista del film.
Una terza sensazione, infine, si impossessa dello spettatore e rimane depositata nel cuore come un monito, una lezione, un auspicio. Che i bebè, tutti i bebè, non importa se bianchi o neri, poveri o ricchi, occidentali od orientali, del Sud o del Nord devono essere protetti, tutelati, oggetto delle massime cure e del massimo rispetto possibile. Perché, nel far ciò, salvaguardiamo la Vita, cioè noi stessi. E che finché la nostra cultura non avrà interiorizzato questo principio, sarà sempre primitiva e arretrata.
Il libro accluso nel cofanetto assieme al Dvd raccoglie una serie di saggi molti stimolanti, a cura di Emilia Bandel, sulla pedogogia e la puericutlura, con il doppio obiettivo di aiutare i genitori a migliorarsi e di far capire che la differenza geografica è superata da una più profonda affinità antropologica.
Paolo Perazzolo