30/10/2012
"Il lago dei cigni" secondo Luc Petton: cigni e ballerini insieme sulla scena.
Doveva succedere, alla fine, che qualcuno s’inventasse un Lago dei cigni con cigni veri. Trasformato, psicoanalizzato e vivisezionato come nessun altro balletto, il Lago del 1895, emblema della più alta e struggente poesia romantica dei coreografi Marius Petipa e Lev Ivanov e del compositore Čajkovskij, è col tempo diventato maschile. Si è inserito alla corte dei Reali inglesi, ha eliminato le scarpette da punta e persino i tutù. E’ diventato un film, Black Swan, tutto incentrato sulla malvagità del Cigno nero.
Sino ad ora, però, nessun volatile era stato messo in scena, ma è arrivato Luc Petton…
Cinquantacinque anni, francese della Bretagna, il coreografo-ornitologo, già ospite, nel 2006, del Festival Oriente Occidente di Rovereto, nella magnifica Valle di Sella, con La Confidence des oiseaux - il suo primo manifesto tuttora richiesto nel mondo - Petton presenterà il suo Swan al Teatro Sociale di Trento il 6 e 7 novembre. Le sei ballerine a piedi scalzi della sua compagnia, Le Guetteur, intrecceranno gambe e braccia con i lunghi colli di cigni bianchi e neri, seguendo non più Čajkovskij, ma la musica live di un sassofonista, tra un corridoio d’acqua dalle pareti trasparenti e una conca, sempre acquatica, in proscenio.
"Il lago dei cigni" della sudafricana Dada Masilo.
Petton considera il cigno “è il più ambiguo degli uccelli per la sua
grazia, ma anche per la sua pesantezza”. E precisa: “Con Swan ho voluto
intrecciare il ricordo magico-poetico del balletto storico alle
Metamorfosi di Ovidio, e creare un’atmosfera dove le frontiere tra
animalità e umanità, tra acqua, aria e terra sono sfumate come in un
tempo e in uno spazio metaforico e antico dove tutto è contingente”.
Mescolando arcaismi quasi filosofici e danza contemporanea, Petton fa
lievitare un paradosso di emozionante ma anche inquietante bellezza,
proprio come lo sono i cigni. E svela: “Per addomesticare questi grandi
volatili, come gli altri uccelli con i quali lavoro abitualmente, seguo
un processo naturale chiamato imprinting, sviluppato negli anni
Cinquanta dall’etologo austriaco Konrad Lorenz: serve a stabilire una
relazione tra esseri umani e volatili”.
Più convenzionale, al confronto, ma forse non meno interessante, è Il
lago dei cigni della sudafricana Dada Masilo: mescola balletto sulle
punte e danze tradizionali e di strada del suo Paese, ma senza
estromettere Čajkovskij. Ventisettenne, la coreografa di Soweto non ha
snaturato la vicenda. Ha però trasformato Odile, il Cigno nero, in un
uomo che danza sulle punte, e in tutù come altri suoi colleghi. Lei stessa, con la sua pelle scura, è
invece Odette, il Cigno bianco: un concentrato di energia e malizia. La
vedremo, al teatro “Romolo Valli” di Reggio Emilia, il 30 e 31 ottobre,
in quest’autunnale tempo di Laghi “off”.
Marinella Guatterini