Cinelatino, i film dopo le dittature

A Bergamo, dal 12 al 16 giugno, si svolge la quinta edizione della rassegna cinematografica dedicata alle produzioni di vari Paesi dell'America latina.

11/06/2012
Una scena del film "Histórias que só existem quando lembradas" (storie che esistono solo quando sono ricordate) della brasiliana Júlia Murat.
Una scena del film "Histórias que só existem quando lembradas" (storie che esistono solo quando sono ricordate) della brasiliana Júlia Murat.

L'America latina torna al cinema, per raccontare le ferite ancora aperte delle dittature finite ma mai dimenticate, che hanno segnato la storia di molti Paesi latini, i drammi sociali, gli squilibri e i disagi di popoli che lottano per uscire dalla povertà, i cambiamenti politici, i fenomeni delle migrazioni, le conseguenze della violenza armata sulle vite individuali. Per il quinto anno consecutivo, dal 12 al 16 giugno Bergamo propone Cinelatino, la rassegna cinematografica dedicata ai film del Sudamerica: una produzione interessante, che riflette i grandi cambiamenti sociali, economici e politici del continente latino, ma che, normalmente, in Italia non ha molte opportunità di farsi conoscere, se non in rassegne ad hoc, come il Festival del cinema africano, Asia e America latina di Milano.

Otto i film presentati all'Auditorium di piazza Libertà di Bergamo, selezionati tra i titoli più significativi del 2011, all'interno di un panorama cinematografico che sta conoscendo un forte sviluppo, grazie anche al coinvolgimento nelle produzioni di Paesi al di fuori del continente latino, come Germania e Francia. Fra i film proposti, Las malas intenciones di Rosario García-Montero (che sarà ospite del festival, insieme al regista guatemalteco Sergio Ramírez), americana di origini peruviane, è ambientato in Perù nel 1982, ai tempi della guerriglia di Sendero Luminoso: uno dei periodi più bui e violenti della storia del Paese andino, rivissuto attraverso lo sguardo di una bambina di otto anni.

In Ulises il cileno Oscar Godoy affronta il tema dell'emigrazione, tra solitudine e voglia di riscatto, seguendo le vicende di un immigrato peruviano in Cile, professore di storia nella sua terra, addetto alle pulizie e poi lavoratore in un macello nel Paese di approdo. Un cuento chino dell'argentino Sebastián Borensztein, invece, racconta in forma di commedia l'incontro casuale e stravagante tra un argentino e un cinese che non parla una parola di spagnolo. Brillante stratagemma per parlare dell'incontro-scontro tra culture diverse, della difficoltà di mettersi in relazione con l'altro, lo straniero, l'alieno da noi. Informazioni sulla rassegna: www.cinelatino.it.
 

 

Giulia Cerqueti
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