02/04/2012
La notizia è ghiotta: dieci premi vinti su dieci nomination. Roba da consacrare un film negli annali della storia del cinema. Solo che stavolta non si tratta dei discussi ma pur sempre prestigiosi Oscar, assegnati dagli oltre sei mila giurati dell’Academy. Il 1° aprile (e la data la dice lunga sul significato di questi riconoscimenti) sono stati infatti proclamati i Golden Raspberry Award, tra gli addetti ai lavori soprannominati simpaticamente Razzie Awards (ovvero “premi pernacchia”), alla peggiore pellicola e ai peggiori attori, regista, produttori, sceneggiatori della stagione cinematografica. Caso mai verificatosi prima, quest’anno a trionfare in tutte le categorie è stato "Jack and Jill", film fortemente voluto dal comico Adam Sandler e da lui stesso interpretato in un doppio ruolo, maschile e femminile.
Il buon successo al botteghino non è valso a risparmiargli l’etichetta sia di peggior attore sia di peggiore attrice. Non abbiamo ancora visto il film, ma in genere l’associazione che riunisce centinaia di critici d’oltreoceano ci azzecca in queste irriverenti stroncature. Adam Sandler, 45 anni, newyorkese, una popolarità nata soprattutto grazie allo show televisivo Saturday Night Live, non ha mai convinto come interprete sul grande schermo: tante commediole facili senza un vero acuto (se non, forse, nel malinconico Spanglish di James L. Brooks con Téa Leoni e Paz Vega ). Stretto tra le carriere rutilanti di Ben Stiller (il comico bianco più popolare e versatile del cinema Usa) e di Eddie Murphy (ormai vera e propria icona nera di Hollywood), Sandler ha tentato la difficilissima strada del ruolo “en travesti”. Ma sembra abbia miseramente fallito.
Se il suo flop non può essere definito una sorpresa, fa invece effetto che sia riuscito a trascinarsi dietro nel disastro anche una star di assoluta grandezza come Al Pacino: a lui è infatti andato il Razzie quale peggior attore non protagonista per il ruolo del compagno di Sandler nei panni femminili di Jill. Pazienza, se ne farà una ragione. A 72 anni (li compirà il 25 aprile) e con tante pellicole mirabili in carriera (Quel pomeriggio di un giorno da cani, Serpico, la trilogia de Il padrino, Scarface, Americani, Carlito’s way, Heat-La sfida, L’avvocato del diavolo, Insider, Il mercante di Venezia) Pacino non deve certo dimostrare più nulla.
Conoscendone anzi la sferzante autoironia, metterà di sicuro il chiacchieratissimo premio (un grosso lampone dorato appoggiato sul nastro di una pellicola Super 8) nella stessa bacheca in cui conserva la statuetta dell’Oscar (vinto nel 1993 come protagonista di Scent of a woman), il Leone d’oro alla carriera, due David di Donatello e un’infinità di altri riconoscimenti. Lui per primo non deve aver troppo creduto in Jack and Jill, visto che il titolo per ora non figura nemmeno nel suo curriculum sul sito internet. Però, sinceramente, ancora non ci è capitato di vedere una sua interpretazione davvero brutta. Anzi, la presenza del suo nome nel cast di Jack and Jill ci spingerà ad andare a vedere il film comunque. Parola d’ordine: Al Pacino forever!
Maurizio Turrioni