Lo stile di Diana Vreeland al museo

Venezia celebra con una mostra il mito della direttrice di Vogue America negli anni Sessanta, curatrice di mostre e anticipatrice di gusti e tendenze nella moda.

14/03/2012
Diana Vreeland, Andy Warhol e Fred Hughes in Piazza San Marco a Venezia, estate 1973. Tratte da Eleanor Dwight, Diana Vreeland, New York, HarperCollins, 2002.
Diana Vreeland, Andy Warhol e Fred Hughes in Piazza San Marco a Venezia, estate 1973. Tratte da Eleanor Dwight, Diana Vreeland, New York, HarperCollins, 2002.

«L’eleganza è innata e non ha niente a che fare con l’essere ben vestiti». A dirlo era Diana Vreeland (1903-1989), critico, scrittrice, la donna che ha inventato il lavoro di fashion editor e dopo l’esordio ad Harper’s Bazaar ha diretto Vogue America dal 1965 al 1971, rivoluzionandolo insieme con il mondo della moda.

Un’icona di stile e di intelligenza brillante: non a caso, lasciato il giornalismo, è diventata special consultant per il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, per il quale ha realizzato una serie di importanti esposizioni. Ora è lei a essere celebrata con un evento a Venezia, presso il museo Fortuny, intitolato Diana Vreeland after Diana Vreeland, in programma fino al 25 giugno prossimo.

La mostra, a cura di Judith Clark e Maria Luisa Frisa, si propone di indagare i diversi aspetti della sua attività anche attraverso una serie di abiti che appartengono alla storia della moda e provenienti dalle fondazioni e dai musei più prestigiosi: vi sono due pezzi unici, i Mondrian, di Yves Saint Laurent che riproducono nei vestiti le proporzioni delle linee dell’artista, gli abiti da sera di Chanel, preziosi esemplari di Balenciaga, gli esordi di Missoni, e poi ancora Yves Saint Laurent, Givenchy, Pucci, Elsa Schiapparelli.

A indossarli non sono semplici manichini, ma sofisticate silhouette progettate per l'evento da La Rosa Mannequins, storica azienda milanese che quest'anno compie novant'anni di attività.

In mostra anche i numeri di Harper's Bazaar segnati dalla collaborazione tra Vreeland e Alexey Brodovitch, che ha rivoluzionato la grafica delle riviste di moda. E quelli di Vogue in cui Diana Vreeland reinventa l'immagine della modella, scegliendo donne dai volti che catturano lo sguardo per la loro personalità, non per l'adesione ai canoni: da Twiggy a Benedetta Barzini, da Veruschka a Barbra Streisand, da Cher a Marisa Berenson.

Esposti, infine, cataloghi e libri usciti in occasione di eventi curati dalla mitica Diana che ha influenzato il gusto di generazioni di donne. Moda e arte, pittori e stilisti: tutto in un unico percorso.

Ginevra Petrolo
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