13/03/2013
La coppia protagonista di "L'amore inatteso".
Tocca alla laica Francia aprire una discussione pubblica sulla scoperta di Dio, su come la fede possa cambiare - in meglio - la nostra vita, sui pregiudizi che spesso circondano il fenomeno religioso. Lo fa attraverso una commedia che arriva domani nella sale italiane e che Oltralpe ha suscitato un salutare dibattito. Si intitola L'amore inatteso e sarà nelle sale il 21 marzo: la regista Anne Giafferi lo ha tratto dal best-seller francese Catholique Anonyme di Thierry Bizot.
La scena si svolge a Parigi, oggi, in una famiglia composta da una coppia sui quarant'anni e dai loro due figli. È una famiglia agiata, laica, disinteressata al tema delle fede, anzi, con l'attitudine a considerare la religione come una fiaba per anime belle e a deriderla, quando capita l'occasione con gli amici. In seguito al colloquio con l'insegnante del figlio Arthur, il padre Antoine comincia a frequentare, con scettiscismo, un po' per inerzia, il catechismo parrocchiale. Sarà per lui l'inzio di un viaggio alla scoperta di Dio, della fede e di se stesso.
Fra i pregi del film, il legame che la regia istituisce fra adesione alla fede e scoperta di un nuovo e più profondo senso della vita, che dà equilibrio alla persone e che consente di instaurare rapporti proficui con le persone che le stanno intorno (i figli, anzitutto). La religione non come esperienza astratta e fine a se stessa, dunque, bensì come fattore di cambiamento spirituale e concreto.
La famiglia intera del protagonista verrà toccata dalla sua "conversione".
Il film restituisce con efficacia l'ambiente illuminista e intellettuale della famiglia di Antoine e della loro cerchia di amici e dei rispettivi luoghi di lavoro. Benestanti, affermati nella professione, sicuri di essere dalla "parte giusta", considerano la religione una specie di superstizione sopravvissuta al Medioevo. Figuriamoci la loro reazione all'interesse manifestato dal marito-amico nei confronti della fede. Emerge qui, nei toni lievi della commedia, il repertorio di pregiudizi e cliché con il quale questi ambienti "liquidano" il fenomeno religioso.
Quasi per contrasto, l'esperienza personale di Antoine tratteggia invece una parabola umana e spirituale che tocca in profondità il cuore dell'uomo e lo porta a reimpostare la sua esistenza e i suoi rapporti alla luce di una "rivelazione" incomprensibile per quanti si limitano a osservare dalla superficie la questione della fede e di Dio.
«È un film che gioca con i cliché e i pregiudizi di cui la Chiesa cattolica è spesso oggetto», ha detto la regista Anne Giafferi. «Si ride garbatamente dei credenti, ma anche di chi ha pregiudizi riguardo alla religione. Certo, il film parla di spiritualità, di ricerca del senso della vita, ma questi temi sono trattati con leggerezza, ironia e senza proselitismo. Ho cercato l'equilibrio tra un tema piuttosto serio e un genere tendente più volentieri verso la commedia».
Paolo Perazzolo