Fabio De Luigi: che settimana!

Intervista con Fabio De Luigi che trionfa al botteghino con "La peggior settimana della mia vita". Una commedia all'italiana con un tocco "british".

23/11/2011
Fabio de Luigi con Cristiana Capotondi in "La peggior settimana della mia vita".
Fabio de Luigi con Cristiana Capotondi in "La peggior settimana della mia vita".

Con quell’aria un po’ così, quello sguardo un po’ così da bambino sorpreso con le mani nella marmellata, Fabio De Luigi è diventato uno degli attori più richiesti del cinema italiano. Praticamente formato famiglia. Tutti lo amano. E’ imitato dai ragazzi, amato dalle donne e amico degli uomini. Ha fan di tutte le età.

     Fabio apprezza il momento ma è già proiettato in avanti, al prossimo successo. Vuole rimanere concentrato per non annoiare il suo pubblico.  E così non gioisce fino in fondo del ritorno al botteghino del suo ultimo film, La peggior settimana della tua vita, che dopo un solo mese dall’uscita ha incassato 9 milioni di euro. Successo meritato per una commedia divertente, non banale né volgare che svela la passione di De Luigi per Peter Seller e Blake Edwards.

- Per fare questo film avete attinto un po’ di materiale da una serie inglese della Bbc, The worst week of my life. Ci sono diverse gag che portano avanti la storia, non ci sono solo battute come di solito capita. È un tipo di comicità poco coltivato in Italia. C’era l’esigenza di esplorare una comicità diversa?

     "Non è stata quella l’esigenza. Io e il regista, Alessandro Genovesi, non ci siamo posti il problema di cambiare il panorama del nostro cinema comico. Ci siamo semplicemente innamorati della serie inglese che hai citato. Non volevano fare un remake ma un’operazione mai fatta in Italia. Sperimentare da noi i meccanismi di quel modo inglese di far ridere basato sull’imbarazzo del protagonista. Ci siamo cimentati in qualcosa che si sposasse bene con il mio modo di fare comicità, con il mio stile".

- Come definisci la tua comicità, fisica?

     "Di rimessa".

- Termine calcistico?

     "Se fossi un calciatore non starei in attacco. Giocherei chiuso e ripartirei veloce. Sarei un terzino perfetto per Mourihno. Mi spiego meglio. Mi piace la comicità di situazioni, anche se questo significa andare in controtempo rispetto a quello che accade in scena".

- I film italiani, nell’ultimo anno, sono stati premiati al box office. Merito della qualità del prodotto, della voglia degli italiani di ridere, per esorcizzare il momento politico ed economico del Paese?

     "Bisognerebbe chiederlo agli italiani. Mi sono comunque fatto un’idea a questo proposito. Si è rotta quella cappa di differenza tra il pubblico e il cinema di casa nostra. Non voglio buttarmi in analisi pericolose. Direi semplicemente che la commedia italiana è tornata a funzionare. Però non bisogna fossilizzarsi su un unico genere ma investire anche in altre proposte".

- Hai interpretato moltissimi film. Si sa, i figli si amano tutti allo stesso modo. Ma per La peggior settimana della mia vita hai seguito anche la sceneggiatura. Si può dire che lo senti più tuo rispetto agli altri?

     "Ammetto che questo è un film che mi è più vicino degli altri, proprio perché ho curato anche la sceneggiatura lavorando a stretto contatto con Genovesi. C’è stato un continuo e costruttivo confronto reciproco".

- Paolo, il personaggio che interpreti, ha deciso di sposarsi alla soglia dei 40 anni. Il film rispecchia la realtà di oggi, ci si sposa sempre più tardi...

     "Il mio personaggio rispecchia un’esigenza anagrafica. Non potevo spacciarmi per un trentenne. Concordo, però, sul fatto che si rimandi sempre di più il giorno del fatidico sì. Diciamo che il quarantenne di oggi è un po’ il 30enne di qualche anno fa".

- Cristiana Capotondi, tua promessa sposa nel film, ha detto che hai un talento smisurato e che a volte anche gli attori sono spettatori. Per questo non poteva non scoppiare a ridere  mentre recitava le scene con te. In un’ occasione avete dovuto ripetere le sequenza tantissime volte perché non riusciva a trattenere le risate. Ci sveli quale?

     "La ricordo benissimo quella scena. Io dovevo lanciare il telefonino dalla finestra. Quel movimento e la mia espressione sono stati peggio del solletico. Più io continuavo a gettare il cellulare dalla finestra, gli aiutanti a riportarlo, io a ributtarlo, più Cristiana rideva".

- All’estero gli attori passano da un ruolo drammatico a uno comico senza alcun problema. In Italia, secondo te, se si inizia con un genere si è etichettati?

     "Sicuramente ti collocano in un mondo e cercano di etichettarti. Sta a te affrancarti, anche se non è una colpa specializzarsi in un genere, comico o drammatico che sia. Forse hai ragione, all’estero gli attori passano con molta più leggerezza da un ruolo all’altro senza che nessuno si scandalizzi. Ci sono meno pregiudizi".

-Le proposte che ricevi sono tutte per interpretare commedie?

     "Direi di sì ma  in questo periodo sono le uniche che accetto. Farei qualcosa di diverso solo se mi arrivasse un copione con una proposta straordinaria".

- Questo è un periodo fortunato della tua carriera, hai mai avuto paura di sbagliare copione?

     "Sempre. Vivo perennemente nella paura di sbagliare. Tengo a precisare che non è insicurezza, né panico. È l’estrema attenzione che ho sempre avuto nella scelta di quello che più adatto a me".

- Molti artisti temono la sovraesposizione e centellinano i film che interpretano. Altri cercano di esserci in ogni pellicola perchè temono di sparire. Sei d’accordo con la teoria secondo cui se il pubblico se non ti vede ti dimentica in fretta?

     "Dipende dalla percezione che si ha di sè stessi. Questo è un momento in cui ci si può bruciare in fretta. Non conviene sparire per troppo tempo. Non per questo bisogna accettare qualsiasi cosa ti venga offerta".

- A quale dei tuoi personaggi più famosi sei rimasto particolarmente legato? Il cantante sdolcinato Olmo, il modello Fabius dall’alito mefistofelico, Mediomen, il supereroe della mediocrità? Chi riproporresti?

     "Sono molto legato a tutti. È una fatica scegliere. Direi sicuramente Olmo, l’ingegner Cane, Carlo Lucarelli e Roberto Calderoni".

- Hai diversificato molto nella tua carriera. Cosa farai da grande, attore drammatico, regista…?

     "Penso che da grande farò ancora l’attore!".

- Hai un fan club che si chiama “Quelle che vogliono sposare De Luigi”. Come ti ha conquistato la tua compagna?

     "Scherzando. Scherza oggi, scherza domani ci siamo trovati profondamente innamorati. Non c’è stata una dichiarazione ufficiale".

- Hai due splendidi figli. Una bimba, Lola, e un maschietto, Dino. L’hai chiamato così in onore al grande Risi?

     "I nomi sono sempre legati ai personaggi che li hanno portati e poi suonava bene. Si chiamavano Dino Zoff, Buzzati, lo stesso Risi. Tutti uomini “solidi” con i piedi per terra.

- Non ti ho ancora fatto la domanda fatidica. Qual è la peggior… domanda che ti abbiano mai fatto?

     "Dopo anni di onorata carriera alla fine di un tour promozionale sono sempre stato in grado di mettere insieme una risposta anche per le domande più difficili o banali. Questa volta non ci sono riuscito perché la domanda più ricorrente è stata: “Qual è stata la peggior settimana della tua vita?” Per questo il prossimo film avrà un titolo del tipo “Argomento a piacere”".


       La peggior settimana della mia vita
       Regia di Alessandro Genovesi
       Sceneggiatura di Alessandro Genovesi e Fabio De Luigi
       Con Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Monica Guerritore, Antonio Catania, Nadir  
       Caselli, Chiara Arancini, Arisa, Andrea Mingardi e con Gisella Solfo e con la
       partecipazione di Alessandro Siani.

Monica Sala
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