10/04/2013
Un gruppo di volontari del Festival della mente di Sarzana a uno stand.
Fa tirare un sospiro di sollievo, da una parte, e suggerisce nuove e promettenti modalità di proposta del sapere la ricerca Effettofestival adolescenti. Volontariato e impatto formativo dei festival di approfondimento culturale, promossa dalla Fondazione Cassa di risparmio della Spezia e curata da Matteo Lancini ed Elena Buday dell'Istituto Minotauro, che viene presentata oggi a Milano. Si tratta di uno studio basato sull'esperienza dei giovani volontari del Festival della mente di Sarzana, che ha coinvolto 400 ragazzi, intervistati tramite un questionario, e che si è avvalsa dei risultati di alcuni focus group realizzati nel periodo scolastico e durante il festival. L'indicazione di fondo che ne emerge è un'immagine dei nativi digitali ben lontana dagli stereotipi (passivi, indifferenti, paralizzati davanti a televisione, videogame e computer, annoiati...). Un'immagine di cui il mondo degli adulti può fare tesoro per stimolare l'interesse dei ragazzi rispetto ai contenuti culturali.
Entriamo nei numeri della ricerca. I giovani sono grandi protagionisti dei festival culturali: il 76 per cento delle manifestazioni ne prevede la partecipazione. In media ci sono 212 volontari per ciascuna di esse. Il 94 per cento ha un'età compresa fra i 16 e i 25 anni. Da un'indagine condotta dal 69 per cento dei festival, la soddisfazione dei ragazzi è alta. Interessante è scoprire le ragioni di questo sentimento positivo: si sentono parte integrante dell'iniziativa, quindi utili; possono stringere nuove amicizie; hanno l'occasione di incontrare direttamente, senza troppe mediazioni, grandi personalità. Provengono perlopiù dai licei (67 per cento), dagli istituti tecnici o professionali (19 per cento) o sono già iscritti all'università (14 per cento).
Le loro abitudini sono del tutto simili a quelle dei loro coetanei, rilevate da un'altra ricerca condotta dall'Istituto Minotauro, a riprova del fatto che stiamo parlando di soggetti del tutto "normali": trascorrono al computer poco meno di tre ore al giorno, il 39 per cento legge fra i 2 e 5 libri l'anno, il 29 fra i 6 e i 12, il 18 oltre i 12. Libri e giornali, social network e scuola sono i tre fattori, secondo i ragazzi del campione, che favoriscono la crescita culturale. A spingerli ad avvicinarsi ai festival è la volontà di ottenere un credito formativo, la voglia di aiutare gli altri, la possibilità di conoscere la cultura del nostro Paese, l'esigenza di socializzazione.
Volontari a un'attività per i bambini.
Un dato va sottolineato: l'esperienza di volontariato al festival è considerata più coinvolgente rispetto a quella scolastica, grazie a una partecipazione più attiva, all'attualità degli argomenti trattati, al contatto diretto con gli adulti, alla lezione di cittadinanza che se ne ricava. Tale gradimento si è tradotto nel tempo in una maggiore partecipazione dei giovani al Festival della mente di Sarzana: la fascia dai 14 ai 17 anni è passata, dal 2007 al 2009, dallo 0,8 per cento al tre per cento; la fascia fra i 18 e i 24 anni dal 5,8 al 12 per cento... Accade, in altre parole, che gli ex volontari, cresciuti e memori di un'esperienza felice, si trasformano in pubblico.
I festival testimoniano «attraverso un esempio reale, partecipato e allegro il senso di che cosa significhi fare e condividere cultura, il senso vitale e concreto di una parola che spesso, nonostante gli sforzi degli insegnanti, non riesce a penetrare pienamente nelle scuole», ha osservato Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice del Festival della mente.
Matteo Lancini, uno degli autori della ricerca, ha giustamente sottolineato come essa smentisca tanti luoghi comuni sugli adolescenti, pigri e inafferrabili, indifferenti a ogni proposta culturale. Ed è la stessa ricerca a spiegare perché un ragazzo che, a scuola o in tante altre circostanze appare apatico, si trasforma invece in occasione dei festival in un soggetto attivo, partecipativo, vivace: è la capacità di questi eventi di renderli protagonisti, di farli sentire attivi e utili, non meri destinatari passivi di una sapere degli adulti trasmesso dall'alto; inoltre, tale sapere non viene proposto in maniera noiosa, prevedibile, stanca, ma in forma diretta, grazie all'incontro con scrittori, poeti, psicologi, filosofi, esponenti delle scienze... Un contatto diretto con il sapere, dunque, che ha in più il pregio di occuparsi di temi attuali, concreti, con cui hanno a che fare quotidianamente, elemento non sempre riscontrabile nei programmi scolastici.
Nell'introduzione al volume che documenta l'indagine, Gustavo Pietropolli Charmet mostra che l'esperienza dei festival può diventare il modello per inventare ed elaborare una trasmissione del sapere innovativa è più efficace, in grado di appassionare i giovani. Per questo, sarebbe utile che i responsabili a ogni livello dell'istruzione meditassero a lungo su questo rapporto.
Paolo Perazzolo