14/11/2011
"Marcella" di Ernest Ludwig Kirchner è del 1910.
Erano affascinati dall’occhio interiore con cui Van Gogh stravolgeva la realtà e dai colori innaturali dei suoi capolavori, ma nel loro manifesto dichiaravano esplicitamente un debito importante alla filosofia di Nietzsche.
A Dresda, nel giugno del 1905, quattro studenti del Politecnico, insofferenti delle regole dell’Accademia e del materialismo senz’anima della borghesia tedesca, danno vita alla Die Brücke, il ponte, una citazione del capolavoro di Nietzsche, Così parlò Zarathustra.
Più che un nuovo stile, la Brüche è un vero e proprio movimento ed è considerata la pietra fondante dell’Espressionismo tedesco, una delle avanguardie da cui parte l’arte contemporanea.
Ce la racconta la mostra Espressionismo, negli spazi di Villa Manin, a Codroipo di Udine. Un centinaio di opere, provenienti dal Die Brücke Museum di Berlino, che illustrano il percorso dei protagonisti dagli esordi sino allo scioglimento.
Enest Ludwig Kirchner è l’artista più famoso del gruppo. È uno dei fondatori insieme a Fritz Bleyl, Erich Heckel e Karl Schmidt Rottluff, ai quali si aggiungeranno Emile Nolde, Max Pechstein e Otto Mueller.
Come tutte le avanguardie, anche la Brücke parte da una protesta e si propone di andare contro. Contro il naturalismo in pittura, contro il positivismo e il materialismo della società borghese.
Se l’insegnamento di Zaratustra è quello di superare l’uomo, costi quel che costi, se l’uomo è un ponte e non uno scopo, anche l’arte deve ritrovare slancio e sincerità e attuare un passaggio. Il ponte naturalmente è gettato verso il futuro ma guarda anche al passato dell’ autentica tradizione germanica, da Cranach a Dürer allo stesso Grünewald. È una poetica che vuole fondere arte e vita.
"Tronchi bianchi" di Emil Nolde, del 1908.
Gli artisti della Brücke, fino al loro scioglimento, lavorano insieme,
come avevano fato molti dei maestri impressionisti, e spesso dipingono
gli stessi soggetti.
Rifiutano ogni tipo di naturalismo, compreso quello impressionista.
L’occhio esteriore, che riproduce la realtà oggettiva delle cose, deve
lasciare il posto all’occhio interiore, che aggredisce il reale e lo
deforma attraverso il sentimento e la soggettività dell’artista. La loro
pittura è fatta di colori accesi e linee taglienti. Nelle prime opere
il debito verso Van Gogh è più che dichiarato, altrettanto evidenti sono
i rimandi al primitivismo di Gauguin e allo stesso Munch.
Sono gli anni in cui a Parigi si afferma la pittura emotiva di Matisse e
Derain, definiti fauves, ossia belve, dopo la loro prima
esposizione al Salon d’Automne, nel 1905. Le affinità si fermano al
soggettivismo. Nei fauves, da alcuni storici definiti espressionisti,
prevale l’attenzione alla semplificazione della forma e all’assolutezza
del colore.
Nel 1911 la Brücke si trasferisce a Berlino. Nella grande metropoli le
forme diventano più spigolose, i colori più inquietanti. Nel 1913 il
gruppo si scioglie. Due anni prima, a Monaco, con Kandisky, era nato Der
Blaue Reiter, il cavaliere azzurro. L’espressionismo volgeva
decisamente verso la pittura astratta con un uso sempre più libero e
insieme lirico del colore.
DOVE & QUANDO
La mostra Espressionismo è a Villa
Manin, Passariano di Codroipo (Udine), fino al 4 marzo 2012. Catalogo linea d’ombra. Info: 0422/42.99.99, www.lineadombra.it .
Simonetta Pagnotti