Romeo e Giulietta, una storia vera

Sono i protagonisti del film "Bright Star": l’amore appassionato e platonico del giovane John Keats (il grande poeta romantico inglese) per la coetanea Fanny Brawne. Il video.

20/06/2010
Una scena poetica di "Bright star" di Jane Campion.
Una scena poetica di "Bright star" di Jane Campion.

La firma è di quelle eccellenti. Jane Campion è infatti tra le poche registe, in 82 anni di premi hollywoodiani, ad aver meritato un Oscar: per la sceneggiatura originale del suo Lezioni di piano, nel 1994 (valso altre due statuette a Holly Hunter e Anna Paquin quali migliori attrici, oltre alla Palma d’oro di Cannes per il film). Anche se per sfatare il tabù del primo Oscar per la regia assegnato a una donna si è dov Nessun dubbio, comunque, che la Campion sia una fuoriclasse della cinepresa. Soprattutto per quel suo sguardo originale, sensibile eppure crudo, sull’universo femminile.
 
Un punto di vista assolutamente fuori dalle convenzioni che ne ha fatto una delle registe più discusse degli ultimi vent’anni. A partire dai suoi scabri esordi con Sweetie e Un angelo alla mia tavola (entrambe storie su ragazze rifiutate dalla famiglia e dalla società), passando per i bellissimi Lezioni di piano e Ritratto di Signora (al centro due donne, rispettivamente Holly Hunter e Nicole Kidman, che si ribellano al destino scritto dalle convenzioni ottocentesche) per arrivare ora a Bright star, pellicola di grande fascino visivo che approda nelle sale italiane un anno dopo la presentazione al Festival di Cannes.

È il racconto dell’amore contrastato, appassionato e platonico del giovane John Keats (grande poeta romantico inglese) per la coetanea Fanny Brawne. Apparentemente una storia come tante ma, come ogni vero amore, unica e irripetibile. Capace di raccogliere in sé la quintessenza del Romanticismo, vissuto nella realtà prima ancora che nei versi sublimi che Keats scrisse per la sua musa prima di morire a Roma, nel febbraio 1821, a 25 anni, vinto dalla tubercolosi a cui aveva sperato di sottrarsi emigrando in climi più caldi.
 
«Era tanto che pensavo al progetto. La storia di Keats e Fanny mi ha colpita profondamente per la purezza dei sentimenti, per l’innocenza e il dolore del loro amore», spiega la Campion, 56 anni, neozelandese, ben conscia dei morsi della sofferenza avendo perso anni fa un figlio neonato, Jasper, prima della nascita dell’amatissima Alice. «L’ho trovata più appassionante e commovente di quella di Romeo e Giulietta. Anche perché, a differenza della storia narrata da Shakespeare, questa fu vissuta realmente». In tempi di mirabolanti effetti speciali e di intrattenimento volgare, può sembrare più folle che coraggioso girare un film centrato sulla grandezza della poesia.

Ma la Campion sa rendere come pochi sullo schermo le tempeste dei sentimenti. Al centro delle sue pellicole, poi, c’è sempre un’eroina in lotta contro le convenzioni sociali. E se Keats lascia alla storia della letteratura alcune delle più belle pagine d’amore mai scritte (To Fanny, Ode to a nightingale), dal canto suo Fanny non esita a sfidare familiari e maldicenze: lei, di buona famiglia e perciò destinata a un matrimonio di rango, innamorata di un artista squattrinato e per di più malato. Un’onta! «Sono stata io a scegliere di raccontare questa storia dalla prospettiva di Fanny», ammette la regista. «Ma il mio non è un film femminista. Anche se sono convinta che ci vorrebbero più donne dietro la cinepresa per avere una visione più completa del mondo».
 
Utilizzando immagini splendide (le case Regency della Londra primo ’800 come gli immensi campi fioriti ai sobborghi della città), evitando la noia delle biografie e puntando invece la cinepresa sull’esaltante dolcezza e l’incanto dei protagonisti (ben impersonati da Ben Whishaw e Abbie Cornish), la Campion riesce a catturare lo spettatore. E a materializzare il fascino impalpabile della poesia. «Da ragazza, la consideravo frustrante e irritante. Mi sembrava contenesse un mistero impenetrabile, qualcosa che io non ero adatta a cogliere», racconta la Campion. «Poi ho letto la biografia di Keats, mi sono messa nei panni di Fanny e ho iniziato, riluttante come lei, a sentire la poesia. Ad amarla rispettando i suoi segreti, senza cercare di spiegarli». Alla fine lui muore, ma non si tratta di una sconfitta. «Vedo il mondo dei due protagonisti illuminato da una luce che non si spegne, quella del genio poetico. Vorrei», è l’augurio della regista, «che Bright star spingesse il pubblico a tenere accesa questa fiamma».

Maurizio Turrioni
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