21/05/2013
Gabriella Caramore, saggista e autrice radiofonica.
"La Parola di Gesù è una parola itinerante, e per questo viene descritta con una serie di figure simboliche legate a luoghi che rappresentano la mobilità: la strada, l'andare nei villaggi, l'entrare nella grande città, l'attraversare zone mobili come laghi e fiumi, poi salire sul monte, sostare sulla riva, percorrere campagne. Mi sembra che tutto questo sia il supporto di una Parola inquieta, vagabonda, che getta ponti e si inoltra in territori sconosciuti. Una Parola che rischia tutto ciò che una parola può rischiare". Così Gabriella Caramore, saggista e autrice radiofonica, conduttrice da molti anni del programma di cultura religiosa "Uomini e Profeti" su Radio 3, spiega il senso dell'intervento che terrà il 25 maggio a Pistoia, a Dialoghi sull'uomo.
Il festival culturale di Pistoia, centrato sull'antropologia del contemporaneo, giunge quest'anno alla quarta edizione, dal 24 al 26 maggio. L'edizione del 2013 è dedicata a "L'oltre e l'altro. Il viaggio e l'incontro". Gabriella Caramore interverrà sul tema "Tra deserto e mondo. I luoghi di Gesù di Nazaret". Premette: "Con tutto il bagaglio possibile di esegesi critica, io non vorrei leggere i Vangeli né come un testo di dottrina né come un testo letterario. Ma come una narrazione, che ha voluto veicolare questo straordinario evento che è stato Gesù di Nazaret. Inoltre i Vangeli sono più racconti, con una quantità di simboli che veicolano significati profondi, densi di contenuto".
Che valore simbolico hanno i luoghi di Gesù?
"A noi i Vangeli sono arrivati separati da un contesto precedente, che è quello nel quale sono stati formulati. Quando leggiamo del deserto, ci sembra una nuova esperienza, invece è profondamente radicata nella mentalità ebraica di Gesù: il deserto significa l'attraversamento del luogo difficile, della tentazione. I luoghi e il loro valore simbolico sono molto diversi, proprio perché abbiamo una Parola erratica, vagabonda, che rappresenta l'incontro con gli altri di Cristo. Vuole farsi capire dagli altri, ma nello stesso tempo raccoglie le provocazioni dell'interlocutore: pensiamo a tutti i dialoghi con gli scribi e farisei. Tuttavia, ci sono momenti in cui invece questa Parola conosce la quiete, quella che per esempio Gesù vive nella casa, dove si trattiene in dialoghi molto pazienti e intimi con i discepoli, gli amici, le donne. A volte si rifugia in casa, oppure su un'altura, nel deserto, in un luogo solitario. Tutti lo cercano, i discepoli sono colpiti che la sua fama si stia diffondendo e che lui non ne voglia approfittare. Però Gesù capisce che è il momento del silenzio e della meditazione. Poi ci sono attimi di silenzio ancora più profondo: la preghiera nell'Orto degli ulivi è una preghiera che rimane in attesa, in ascolto. Quindi, la salita al Calvario: anche lì c'è silenzio, l'eloquenza è tutta nel corpo di Cristo. E quell'ultimo grido sulla Croce, al quale risponde il silenzio di Dio. E' una parola che conosce l'alternanza con il silenzio, e questo è raffigurato dai luoghi: il chiuso della casa, il chiuso dell'orto, la salita al Calvario. Tutto ciò indica anche il dinamismo tra la Parola che vaga e la Parola che si ferma".
Il nuovo saggio di Gabriella Caramore
Dal suo osservatorio di "Uomini e Profeti", pensa che oggi ci sia sensibilità verso la dimensione dello spirito?
"Sì. "Spirito" è una parola che può inquietare, può non piacere e avere una connotazione spiritualista che molti non accettano. Noi viviamo in un tempo molto rumoroso e frettoloso, perciò sembrerebbe che non ci sia molto spazio per questo. Però poi io vedo che le persone rispondono; se sono sollecitate, danno una risposta molto grande. Sì, c'è una domanda di senso in uno smarrimento che è grande, ma penso che ogni epoca abbia avuto i suoi smarrimenti. Non dobbiamo neppure enfatizzare troppo lo smarrimento del nostro tempo. Certo, le cose stanno cambiando, il mondo si allarga, e in questo senso diventa più difficile averne conoscenza, e forse è ancora più difficile ritagliarsi un proprio spazio. Però, la domanda di senso mi pare che ci sia. Forse è diversa da un tempo, si chiede meno una risposta univoca e, invece, di più una risposta che abbracci anche la vastità del mondo".
Il suo ultimo libro si intitola "Come un bambino - Saggio sulla vita piccola", edito da Morcelliana
"Partendo dalle parole di Gesù di Nazaret "Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli", mi sono chiesta come mai desse un rilievo così grande ai bambini, in un'epoca nella quale il bambino era insignificante dal punto di vista sociale, e anche la fede era sicuramente una dimensione adulta, non dei bambini. Ho analizzato questo testo, allargando poi lo sguardo al percorso della Bibbia, dove non ci sono molti bambini, ma c'è un'esaltazione del piccolo rispetto al grande, del minore rispetto al maggiore, di ciò che è marginale rispetto a quello che sta al centro. Ho anche coinvolto la grande letteratura del '900, perché mi sembrava che venisse straordinariamente incontro a questa domanda, che a volte fornisse un'esegesi quasi involontaria di tale Parola. Molti grandi scrittori novecenteschi raccontano le varie sfaccettature dell'infanzia e la sua potenzialità, sia per la necessità di fare memoria degli orrori che c'erano stati, sia perché la psicanalisi aveva introdotto l'introspezione, che risale al nostro mondo infantile. Noi dovremmo pensare all'infanzia quasi come progetto politico, qualcosa che sta nel nostro futuro e non soltanto nel passato; riflettere su questa piccolezza e sulla potenzialità di futuro che la piccolezza ha per ciascuno di noi".
A Pistoia, il festival di antropologia contemporanea "Dialoghi sull'uomo" si terrà da venerdì 24 maggio a domenica 26 maggio. Incontri, dialoghi e spettacoli, quest'anno verteranno sul tema "L'oltre e l'altro. Il viaggio e l'incontro". Tra gli ospiti, con loro relazioni monografiche, Eva Cantarella, Paolo Rumiz, Folco Quilici, Francesco Guccini, Gabriella Caramore, Claudio Magris, Erri De Luca.
Info: www.dialoghisulluomo.it
Rosanna Biffi