Katakló-Leonardo da Vinci, amore a prima vista

La compagine guidata da Giulia Staccioli si ispira alle macchine inventate dal grande genio, grazie alla collaborazione con il Museo della scienza e della tecnica di Milano.

12/11/2010
Una scena di "Love Machine", ultima performance dei Katakló.
Una scena di "Love Machine", ultima performance dei Katakló.

E’ nato un amore tra i Katakló e Leonardo da Vinci: il loro ultimo spettacolo, Love Machine, è decollato dal Ciak di Milano per una lunghissima tournée (da Mantova, il 27 Novembre, a Bergamo, il 25 Marzo) e porta con sé alcuni praticabili dalle forme triangolari, continuamente in movimento e capaci di cambiare volto alla scena. Quel che muta, invece, con una parsimonia che non conoscevamo in questo nostro vigoroso gruppo di atleti danzerini, capitanati dalla finalista olimpionica Giulia Staccioli, e appartenenti al cosiddetto physical theatre, è proprio la dinamica dello spettacolo, in specie se paragonato ad altre, precedenti prove.

C’è un’idea di base che dirime macchine e ballerini: due esploratori in strane tute chiazzate, subito in scena appesi a una fune e molto acrobatici nei loro viluppi aerei, provano a scoprire cosa si nasconde nelle forme triangolari sottostanti. E quel che trovano è una sorta di tribù in costumi rosati e pure chiazzati dalle movenze anche carezzevoli che ogni tanto sbuca fuori dalle tane triangolari. Le macchine mobili, nel frattempo, diventano simili a montagne puntute, a declivi dai quali si può scivolare, a muri sul cui retro s’inscrivono le forme dell’Uomo leonardesco. Possono anche trasformarsi idealmente in foreste o cespugli di fiori, tutto questo restando però sempre uguali a sé stesse: di colore marrone e senza addobbi, a scapito del movimento degli interpreti al quale viene lasciato uno spazio troppo risicato…

Per fortuna le musiche di Italo Dorigotti, alias Sabba D.J. mantengono alta e costante la tensione dello spettacolo. Che poi queste macchine, come insinua il titolo, sia ricolme d’amore, non stentiamo a crederlo. Anche perché, l’ottima Staccioli e il suo team, capaci di coinvolgere il Museo della scienza e della tecnica di Milano in questo progetto leonardesco, hanno impiantato un'Accademia di physical theatre, presso il Centro milanese di Susanna Beltrami. E’ probabile che lo sforzo impiegato nella recente e nuova avventura sia costato il minor coinvolgimento, proprio fisico-atletico, di Love Machine, spettacolo senz’altro da rivedere e da arricchire.

Marinella Guetterini
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