04/05/2013
Khalid Chaouki, primo immigrato di seconda generazione a diventare deputato.
Un giovane trentenne nato in Marocco e diventato onorevole alle ultime elezioni. È questa la trama di Khalid for President!, il documentario di Arrigo Benedetti sul percorso personale e politico di Khalid Chaouki, il primo deputato italiano di seconda generazione, eletto nelle fila del Pd. Viene presentato al Festival del cinema dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina in corso ed è stato trasmesso sabato 4 maggio alle 21.00 su Babel, il canale 141 di Sky dedicato ai “Nuovi italiani”, e sarà poi distribuito anche all’estero.
Nato a Casablanca nel 1983, Khalid a nove anni si trasferisce con la famiglia in Italia e cresce tra Parma e Reggio Emilia. Raccontando senza reticenze la vita politica, la famiglia e l'Islam, svela quanto sia difficile per un “nuovo italiano” essere considerato semplicemente italiano. Come alla fine della scuola media, quando, nonostante gli “ottimo” in pagella, le insegnanti consigliarono alla mamma l’iscrizione ad una scuola tecnica. Non andò così (“Oggi sarei giardiniere”), e Khalid ha studiato fino alla laurea all’Orientale di Napoli.
Inizia da giovanissimo ad impegnarsi nel volontariato nell'ambito della comunità islamica locale: diventa uno dei fondatori dell’associazione “Giovani Musulmani d’Italia”, di cui poi è stato presidente, ed è stato il più giovane membro della Consulta per l'Islam italiano presso il Viminale.
Ma le telecamere di Babel si concentrano sui mesi della campagna
elettorale, da Lampedusa a Scampia, spesso con il neoministro Cécile
Kyenge come compagna di strada. Fino al primo ingresso alla Camera, il
15 marzo, accompagnato dalla moglie Khalida, con il velo islamico in
testa, che spinge il passeggino del secondogenito. Parte l’assalto dei
giornalisti alle “matricole” per il pezzo sul “primo giorno di scuola”. A
chi è spiazzato per il cognome “strano”, dà il biglietto da visita:
“Sono il responsabile Pd per i nuovi italiani”.
Il percorso di Khalid è raccontato anche attraverso la storia dei
familiari, come quella del padre che, tappezziere in Emilia, ha perso il
lavoro. E così, insieme alla moglie, proprio quando il figlio diventa
“onorevole” della Repubblica, è costretto dalla crisi economica a
emigrare in Belgio, di nuovo in cerca di fortuna.
Al centro della battaglia politica di Khalid, c’è la riforma della legge
sulla cittadinanza per i figli degli immigrati. È stato il suo primo
disegno di legge depositato in Parlamento, firmato insieme a Cécile
Kyenge. Spiega: “La nostra proposta di riforma è chiara: lo ius soli,
cioè dare la cittadinanza italiana ai minori che nascono in Italia da
genitori residenti da almeno cinque anni. Oppure, dopo un ciclo
scolastico per i bambini nati all’estero e arrivati da piccoli in
Italia. Fondamentale è lo snellimento delle pratiche burocratiche (ora
si aspetta anche 4-5 anni prima di una risposta). Ma, soprattutto, la
cittadinanza ai nuovi italiani non deve più essere una concessione,
com’è ora, ma un diritto”.
Vedremo se questa sarà “la legislatura della
riforma”. Del resto, secondo l’Istat, oltre il 70% degli italiani è
favorevole al diritto di cittadinanza per i figli di immigrati e quella
dei “nuovi italiani” è una realtà già nei fatti: nella storia di Khalid,
nella “generazione Balotelli”, nei quartieri delle città, nelle scuole,
negli asili, negli oratori e nelle realtà associative delle seconde
generazioni. Così come sono tristemente reali le critiche al neoministro
per l’Integrazione Cécile Kyenge, “nera”. Due realtà entrambe vere, tra
cui tutti siamo chiamati a scegliere. Calendarizzare quanto prima la
riforma della cittadinanza sarebbe un ottimo modo per indicare la rotta.
Ecco il trailer del film.
Stefano Pasta