27/04/2012
La celebre "Giuditta I" di Klimt, del 1901.
Klimt torna a Venezia. È passato poco più di un secolo da quella sua partecipazione alla Biennale, nel 1910, che fece scalpore e gettò fermenti anche nella nostra scena artistica. In occasione del 150° della sua nascita (Klimt nacque nel 1862 e morì nel 1918), è il Museo Correr a celebrarlo grazie alla collaborazione fra la Fondazione Musei civici di Venezia e il Museo Belvedere di Vienna.
Il titolo annuncia subito i temi che verranno approfonditi dalla mostra: Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione. Un ciclo di dipinti, disegni, mobili, gioielli, ricostruzioni e documenti storici cerca di illustrare la genesi e l'evoluzione, in ambito non solo pittorico, ma anche architettonico, dell'opera klimtiana e di quella degli artisti che, con lui, diedero vita alla celebre Secessione viennese, espressione del modernismo europeo che ebbe tra i suoi protagonisti George Minne, Jan Toorop, Fernand Khnopff, Koloman Moser e, soprattutto, l'amico di tante avventure intellettuali: l'architetto Josef Hoffmann.
Iniziamo allora a percorrere il sentiero tracciato dalla rassegna. La prima sessione è dedicata agli esordi della secessione. Non tutti sanno che ne fece parte anche il fratello di Klimt, Ernst, presente con alcune opere. Una serie di apparati - foto, documenti, biografie - dà sostanza storica alle suggestioni per il momento solo accennate. La terza e quarta sezione mettono in luce due aspetti dell'arte secessionista: la figura e il paesaggio. Da segnalare, in quest'ambito, Lady davanti al camino di Klimt e La medusa di von Stuck.
"Girasole" di Gustav Klimt (1907).
Ma è il sodalizio con Josef Hoffmann a diventare centrale e a costituire uno degli aspetti più interessanti (sezioni 5 e 8). Architetto e interior designer, che Klimt conobbe a Vienna mentre stavano sbocciando i primi germogli della Sacra primavera, condivise con l'artista incarichi, clienti, amicizie. In particolare, fu la tensione verso la Gesamtkunstwerk, ovvero l'opera totale, a unirli. Il frutto più alto di questa visione fu il famoso Fregio di Beethoven (1901-1902), ma anche le decorazioni di Palazzo Stoclet a Bruxelles. Nel 1902 la secessione aveva deciso di allestire una mostra in cui la scultura di Max Klinger di Beethoven fosse il leitmotiv. La direzione artistica fu affidata a Hoffmann, il quale creò tre grandi sale: in una di queste, su tre pareti Klimt dipinse il Fregio di Beethoven, parzialmente rappresentata e ricostruita al Correr.
Il percorso racconta la fertile liaison fra questi pionieri del moderno, per i quali i vari linguaggi artistici - architettura, pittura, arti applicate - si mescolano, dando vita a qualcosa di più di un movimento o uno stile. Fra le opere klimtiane in esposizione, vanno ricordate le sensuali Giuditta I (1901) e Salomé (Giuditta II) (1909), acquistata, quest'ultima, alla Biennale del 1910 per la Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro. A testimonianza dell'influenza di Klimt sulla cultura figurativa italiana dell'epoca, a Ca' Pesaro (fino all'8 luglio) sono esposti due cicli decorativi che raccontano questa visionaria affinità elettiva: Le mille e una notte di Vittorio Zecchin e La primavera di Galileo Chini.
DOVE & QUANDO
"Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione", Venezia, Museo Correr, fino all'8 luglio. Info: www.mostraklimt.it e www.correr.visitmuve.it
Paolo Perazzolo