La bellezza di Bibi Aisha

E' il nome della ragazza afghana ritratta in un'immagine che ha vinto il più prestigioso premio fotografico internazionale. Ora in mostra a Roma e a Milano.

27/04/2011
La foto dell'anno 2010 del World Press Photo: è il ritratto di una ragazza afghana mutilata dai talebani (Jodi Bibier, Institute for artist management/Goodman gallery per il Time magazine).
La foto dell'anno 2010 del World Press Photo: è il ritratto di una ragazza afghana mutilata dai talebani (Jodi Bibier, Institute for artist management/Goodman gallery per il Time magazine).

   Nell'osservare questa foto, bisogna avere la forza di superare l'istintiva ripugnanza che suscita, per saperne cogliere la storia, il significato e, sì, la bellezza. La ragazza ritratta si chiama Bibi Aisha, ha 18 anni, viveva nella provincia Oruzgan, in Afghanistan. Un giorno è fuggita dal marito violento per tornare dalla sua famiglia, ma l'uomo, talebano, l'ha rapita per consegnarla alla "giustizia". Scontato il verdetto di un comandante talebano: mentre il cognato la teneva immobile, il marito amputava a Bibi orecchie e naso. Abbandonata in queste condizioni è stata salvata e aiutata dai soldati americani e condotta in America dopo un periodo in un rifugio per donne a Kabul. Il sostegno piscologico e un'operazione chirurgica hanno tentato di donarle una nuova vita.

   Questa è la storia raccontata dalla foto scattata da Jodi Bibier, una fotografa sudafricana: così bella, nella sua straziante e insostenibile brutalità, da meritare il World Press Photo 2011, ovvero il più importanete premio fotogiornalistico internazionale. La giuria, come di consueto, ha diviso le 108.059 immagini pervenute in nove categorie, nominando un vincitore per ciascuna di esse: vita quotidiana, protagonisti dell'attualità, spot news, notizie generali, natura, storie d'attualità, arte e spettacolo, ritratti, sport. Nel loro insieme, le foto vincitrici si fanno specchio del mondo in cui viviamo e dell'anno trascorso, denunciando ingiustizie e soprusi, come nel caso dello scatto della Bibier, ma anche documentando le trasformazioni sociali, esaltando la bellezza della natura o di un gesto atletico, immortalando ritratti, cogliendo i palpiti della storia e, sempre, regalando grandi emozioni.

   Le foto vincitrici del World Press Photo 2011 sono visibili a Roma, al Museo in Trastevere, dal 28 aprile al 22 maggio, e a Milano, alla Galleria Sozzani, dal 5 al 29 maggio.

   Tra i 56 premiati di 23 diverse nazionalità, figurano otto fotografi italiani. Contrasto, fra gli organizzatori della mostra, pubblica come anno il catalogo.

Paolo Perazzolo
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Postato da Franco Salis il 29/04/2011 20:26

Io sono avvezzo ad accettare con piacere tali inviti, e non mi preoccupo se vengo a scoprire cose spiacevoli. In verità ce ne è più di uno che non è “campione” di osservanza dei diritti umani. Io faccio distinzione fra “cultura” e subcultura”.Sostengo questo perché diversamente dovremo riconoscere dignità di cultura al cannibalismo,o alla infibulazione,all’impiccagione per omosessualità etc etc. Mia figlia (pianista laureata), che si è messa in testa di studiare etnomusicologia e strumentazione orientale,si è recata in Cina.Ogni settimana doveva uscire dalla Cina e rientrare col nuovo visto. Ora ha un visto trimestrale,ma prima del rilascio le hanno fatto firmare in mandarino(cinese ufficiale) e in inglese(perché lei parla e scrive in inglese fluente) il suo impegno a non parlare di cose “calde”(è evidente che si riferiscono a diritti umani),e le hanno imposto di aprire conto corrente bancario a Pechino. Io ho il sospetto che sia “attenzionata” e non vedo l’ora che rinunci a quegli studi a Pechino e torni in U.K. o quanto meno in U.S.A., prima che la carichino su un aereo e la spediscano perché ”non desiderata”. L’iniziativa di uno o più anni fa della Francia di promuovere (almeno) una moratoria sulla pena di morte per omosessuali in paesi mussulmani fortemente fondamentalisti,è stata osteggiata dal rappresentante (ora non ricordo il nome) della Città del Vaticano. (Scusa,è questo che volevi farmi dire ?) Le argomentazioni,seppure nobili nell’intento - pretendere l’estensione ad altri fatti rilevanti - non mi hanno convinto. Non si può pretendere subito e tutto:bisogna cogliere il momento buono per eliminare un obbrobrio. Ho sentito dire,ma non ho approfondito la notizia, che di recente la Libia era stata proposta per presiedere proprio la commissione dei diritti umani,sic! Ora le mie coordinate sono i Vangeli nella interpretazione ,accolta con metodo critico, che ne dà la gerarchia ecclesiastica .Sottolineo metodo critico,perché anche la gerarchia può sbagliare. Perciò pretendo coerenza tra insegnamento e comportamento e in caso di incoerenza mi basta che dica semplicemente che ha sbagliato. Se la gerarchia non dovesse accettare questo modo di essere cristiani,porterebbe la chiesa indietro di secoli,perché prevarrebbero le aggregazioni laicali che non fanno “da lievito” sul popolo di Dio e anche sui laicisti,per assoluta incomunicabilità. Ciao

Postato da folgore il 28/04/2011 22:21

Caro Franco Salis, perché non ti vai a vedere l'elenco delle Nazioni facente parte del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite? Ce n'è qualcuno che non mi sembra un "campione" di osservanza dei "diritti umani".

Postato da Franco Salis il 27/04/2011 20:00

Ma di che ci si vuole stupire? esagerati! in fondo è un comportamento dei fratelli mussulmani! Se sono fratelli! Ma quando lo capiamo che per dialogare bisogna essere almeno in due? Se uno non vuole dialogare,non ci sarà verso di convincerlo. Eppure c'è chi vuol dialogare con Ghedaffi e assicurargli un posto di onore al tavolo del dialogo. Ma come si fa a richiedere sempre e comunque il dialogo anche nei confronti di chi ,dietro richiesta e pagamento del governo italiano ha mandato a morire i migranti nel deserto! Il dialogo è senza dubbio il sistema migliore di risolvere i conflitti,purché ci siano i presupporti. Questo in realtà è il punto dolente:si fa troppo presto a dire che non ci sono i presupposti. Dopo di che per salvare vittime innocenti è assolutamente necessario l'uso della forza o se preferite della guerra. I partigiani italiani non sarebbero mai riusciti a liberare l'Italia se non fossero intervenuti gli americani armati,non i boy scout disarmati. Il fatto che il cardinale Martinelli non ha detto (o io non ne sono a conoscenza) quali passi abbia fatto per evitare quanto successo, significa due cose:o che non ne ha fatto (quieta non movere),o non abbiano sortito alcun effetto. E così sono possibili crimini come quelli descritti,assieme a tanti altri. Ciò non toglie che il dialogo deve essere sempre lo strumento privilegiato e prioritario.

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