09/06/2011
Le curve armoniose dell'interno del MAXXI (foto di Bernard Touillon, 2010 courtesy Fondazione MAXXI).
L'idea che la cultura sia un'entità astratta, avulsa dalla realtà, una sorta di lusso per lo più costoso, dagli impalpabili effetti economici e sociali, è dura a morire. Tanto più se alberga nella classe dirigente e fra i ministri (il celebre «con la cultura non si mangia» di tremontiana memoria docet), ovvero fra chi gestisce il territorio e ha in mano il portafoglio. Che le cose non stiano così, lo hanno dimostrato fior di ricerche, di cui abbiamo parlato in questa sede in passato. A chi ancora si ostina a pensare alla cultura come a un vezzo adatto ai perditempo, si possono proporre una serie di storie molto concrete. Qui ne vogliamo raccontare due, entrambe dedicate all'arte contemporanea, entrambe esempio di come la cultura possa essere un affare, economico, sociale, urbanistico: il MAXXI di Roma e il Museo del Novecento di Milano.
IL MAXXI (Museo nazionale delle arti del XX secolo (www. fondazionemaxxi.it) ha festeggiato il 30 maggio scorso il suo primo anno di vita. Progettato dall'architetto anglo-irakeno Zaha Hadid, ha realizzato una serie di numeri che disegnano i contorni di un clamoroso successo: i visitatori, al 25 maggio, sono stati 476 mila, di cui 110 mila partecipanti agli eventi all'interno del museo; nei 306 giorni di apertura, ha accolto 1.556 visitatori al giorno; l'incasso annuale ammonta a 2,6 milioni di euro (sì, Tremonti: soldi entrati nelle casse del museo); la spesa media per visitatore è di 14,00 euro, la stessa del Metropolitan museum di New York (anche su questo dato vorremmo attirare l'attenzione di amministratori e governanti); 1.100 sono state le visite guidate, per 22 mila partecipanti; sono state effettuate 500 visite per le scuole, coinvolgendo 12 mila studenti; hanno avuto luogo 210 laboratori per 5 mila bambini; 18 mila i cataloghi venduti; oltre 3,1 milioni le visualizzazioni del sito...
Un avveniristico particolare dell'esterno del MAXXI (foto di Bernard Touillon, 2010 courtesy Fondazione MAXXI).
Che cosa dicono questi numeri? Che il museo è vivo, vitalissimo,
frequentato, quasi affollato di visitatori. Che le scuole e i ragazzi
sono stati ampiamente coinvolti. Che l'interesse è enorme. Che il
ritorno in termini strettamente economici c'è, eccome. Qualcuno potrebbe
dire: e i contenuti culturali? Accontentiamolo subito: 20 le mostre,
200 gli eventi (tra prodotti e ospitati). Oltre alle collezioni
permanenti di architettura e disign, sono in corso diverse mostre, fra
cu una su Pistoletto. E per il 2012 sono in programma esposizioni su
Doris Salcedo, la grande scultrice colombiana, e Francesco Vezzoli,
l'artista noto per le performance con le dive del cinema. Per la serie
sui maestri del '900, il MAXXI dedicherà una mostra a Le Corbusier. Con Generazione
Erasmus offrirà invece una ricognizione degli architetti che
lavorano in giro per il mondo. Insomma, c'è molta "arte al fuoco".
Una sala aperta verso il quartiere del MAXXI (foto Rocco Rorandelli, 2010 – courtesy Fondazione MAXXI).
Con tutto ciò, non si forse ancora detto il risulatato più
importante raggiunto dal MAXXI. Non è un caso che a coglierlo e
sottolinearlo sia stata soprattutto l'ideatrice della sede, Zaha Hadid:
«E' molto stimolante che la comunità locale si raccolga attorno al
museo, vivendolo come una nuova piazza romana che, ogni pomeriggio,
diviene la piazza del quartiere. Il MAXXI non è più soltanto un museo: è
divenuto parte dell'assetto urbanistico di Roma». Ecco a che cosa serve
la cultura: a far incontrare la gente in piazza, per discutere,
confrontarsi, dialogare, misurarsi con un'opera d'arte... La famosa agorà
dei greci. Certo, occorre che la struttura si integri nel conteso
urbano, non aggiungendosi dall'esterno come un corpo estraneo. Gli
svariati premi che si è aggiudicato il lavoro dell'architetto anglo-irakeno (ricordiamo almeno il
Stirling Prize e il World Building of the year 2010) dimostrano che in questo caso si è saputo inventare e costruire in armonia con
l'ambiente. Il MAXXI è una piazza da vivere e per vivere.
La sala Fontana del Museo del Novecento di Milano.
Mentre a Roma festeggiano il successo del MAXXI, a Milano si
godono gli ottimi risultati del Museo del Novecento (www.museodelnovecento.org),
inaugurato dopo un'attesa durata anni solo sei mesi fa. La sua forza è il percorso fra le opere di Boccioni,
De Chirico, Morandi, Sironi, Carrà, Guttuso, Fontana, Manzoni. La collocazione centralissma dell'Arengario, affacciato su Piazza Duomo, di certo lo rende visibile e appetibile. Anche
in questo caso, i numeri sono molto incoraggianti: circa 566 mila
ingressi, vale a dire oltre mille biglietti staccati al giorno. Le visite sono state
ad accesso gratuito fino al 28 febbraio, ma la sensazione è che anche
con il biglietto da pagare (peraltro alla cifra contenuta di 5,00 euro)
l'afflusso si sia confermato su livelli rilevanti. Sembra che sia nato un rapporto
fra sede espositiva e città, residenti e turisti. Ulteriore prova del fatto che, grazie alla cultura, la qualità della vita di una comunità può solo crescere.
Paolo Perazzolo